Franco Parpaiola
LA SIGNORA FLACH
L’umanità è unica e preziosa nella sua diversità.
Madre natura e grama con sé stessa,
ha dato alla sua Flora e Fauna l’indispensabile per sopravvivere e nulla più
Solamente l’Homo Sapiens si distingue da tutta la fauna del creato per la
sua insaziabile brama di sapere di averi e di sessualità che spesso lo portano
nell’abisso del crimine, del degrado e della degenerazione stessa.
La Signora Flach era un’avvenente donna di mezza
età, alta e formosa, magari un po’ troppo imbragata in un busto di cotone
rafforzato che nascondeva la sua obesità, costringendola con quel suo prospero
seno a camminare dritta di schiena come se avesse ingoiato un manico di scopa.
A vederla camminare tutta sola lungo la zona
pedonale della città, dove, al botto del mezzodì; tutta ciondoli e ciondolini,
magari un pochino insicura su scarpe con tacchi a spillo di dodici centimetri, si
recava nella sua birreria preferita a fare colazione, sembrava una delle tante
belle donne un poco avanti negli anni, uscite a far shopping con la carta di
credito del marito.
Ciò che
però nessuno sapeva, era il fatto che diversi suoi conoscenti, facoltosi e ben
situati personaggi nella società bremense, non appena la scorgevano per strada,
cambiavano subito rotta, per il semplice fatto che la Signora Flach, non solo
era conosciuta come una delle più grandi ben dotate puttane e domina della
città, ma aveva anche l’abitudine di salutare i suoi clienti che casualmente
incontrava per strada anche se erano in compagnia delle loro rispettive signore.
Quando un abbondante collazione a base di Birra e
Jägermeister le scioglieva la lingua, noi, che, come assetati cammelli
all’abbeveratoio e perenni clienti eravamo seduti al banco della birra, la
ascoltavamo divertiti e increduli raccontarci del suo lavoro con brio e con una
cascata di particolari e profusione di termini del mestiere da far rabbrividire
anche il più incallito sadico masochista della città.
Gli uomini che frequentano gli studi delle
cosiddette “Dominna” per farsi punire e umiliare da una donna mascherata e
vestita con tanga e reggiseno di cuoio nero, stivali con tacco a spillo e con
un frustino in mano, per noi erano gente malata e perversa,
La loquace e simpatica signora Flach poi ci diceva
che nel suo guardaroba ci sono costumi da sodo-maso per le più disparate
occasioni ed evenienza.
Aveva succinti costumini da scolaretta, da
infermiera, da segretaria, da maestra e severa educatrice di uomini discoli che
le strisciavano ai piedi e la supplicavano di punirli per le loro malefatte.
C’era il manager di una grande Ditta che nudo e
incatenato ad una panca di legno detta dei supplizi, la supplicava di
accartocciarli le palle fino a farlo genere dal dolore, un altro voleva essere
sodomizzato da lei infermiera con un grosso zucchino ben unto di vaselina, fino
al suo orgasmo, un altro ancora voleva essere preso a frustrate sul sedere mentre
altri ancora, non volevano solo bere la sua tiepida doccia dorata.
Noi al banco conoscevamo certi suoi clienti, ma
non sapevano che tipo di trattamento preferissero e lei naturalmente non faceva
mai nomi.
Qualche
volta però la vedevamo arrivare nel locale, in compagnia di qualche anziano
forestiero, rosso e patuffo di faccia che sicuramente era uno dei tanti benestanti
contadinotti della Bassa Sassonia scappato per un giorno dalla sua valchiria a
casa e piovuto in città in cerca di avventure.
# # #
Qualche annetto addietro nel tempo, mai e poi mai,
la Signora Flach avrebbe accettato un cliente simile; in passato i suoi clienti
erano gli habitué della frusta di un certo livello intellettuale e importanza
politica e sociale e i patiti della cosiddetta Gonden Shower.
Un tempo i vecchi bifolchi grassoni e bavosi, rossi,
quasi violacei di faccia come la sua facoltosa vittima del giorno non li
avrebbe nemmeno presi in considerazione, ora che anche per lei il lavoro
scarseggia, più per passione che per necessità finanziarie, teneva aperta la
sua stanza dei supplizi anche per i vogliosi delle torture e punizioni corporee
di ogni ceto sociale.
» A questo porco qua, prima gli faccio la mia classica
doccia speciale, poi mentre se fa un a sega nel preservativo, gli ficco un bel
zucchino alla vaselina su pel culo, da farlo quasi scoppiare; il tutto gli costerà
come minimo il prezzo di vendita di qualche suino. «Sentenziò la Signora Flach dopo
aver trangugiato il suo ennesimo Jägermeister, scrutando, valutando con occhio
da professionista il grummo di grasso che perseguitato dalla sua prostata
traballava verso le toelette del locale.
La sua non era crudeltà o nausea soppressa, il suo
comportamento, per quanto non certo Kosher e riservato, era semplicemente
morbosamente esibizionista.
Godeva nel vedere che qualcuno di noi la guardava
con occhi libidinosi e faccia vogliosa, si inebriava nel sapere che li aveva in
pugno e sapeva benissimo che volendo, poteva trasformarli in gementi larve umane
alla mercè delle sue estrose e vogliose torture.
Forse odiava gli uomini o forse era proprio lei la
vera perversa che godeva nello sminuire la dignità di un uomo.
Forse era frigida, forse disillusa, tuttavia la
sua determinazione e meticolosità nell’applicare i suoi martiri, le sue umiliazioni
e mortificazioni ai potenti e nelle contorte menti dei sadici e dei masochisti,
le dava quasi un’aurea mistica di divina onnipotenza, una specie di timore e
allo stesso tempo, di agognata punizione divina.
Tutto questo lo capii di lei nelle poche occasioni
dove quando ero in ferie dopo un periodo di navigazione, in quei giorni verso mezzodì, io ed altri
marittimi ci trovavamo unici clienti al banco della birra, prima dell’invasione
dei patiti del Lunch, quando cioè gli agenti marittimi e impiegati dei vari
uffici e negozi nei dintorni invadevano il locale durante la loro pausa
meridiana.
In quelle poche occasioni, le offrivo una birra e
un Jägermeister e senza dirci nulla di speciale, parlavamo del più e del meno, a
volte guardando nel vuoto, rimanevamo in silenzio, lì al banco, ognuno per
conto suo chiuso nei propri pensieri.
Che cosa potevamo dirci, la Signora Flach, domina
per vocazione che si considerava una specie di missionaria e redentrice di
anime afflitte, ed io, e noi, marittimi di mestiere e di fatto?
Una volta qualcuno per redimersi si flagellava da solo;
altri andavano a confessarsi e recitavano le preghiere di penitenza che il
confessore imponeva.
Oggi invece chi se lo può permettere non si
confessa né tanto meno si autoflagella più, chi può va da una provetta domina
come la Signora Flach; da lei si lascia strapazzare le palle anche a colpetti di frustrino o girarle e
accartocciare fino a quasi perdere i sensi dal dolore, altri ancora sceglievano
e avevano imparato ad apprezzare e gustare la specialità della casa che
consisteva in una Golden Shower e masturbazione in un preservativo con un
grosso zucchino vaselinato, ficcato su
pel culo.
»Franco, noi due ci conosciamo da diverso tempo,«
-mi disse un giorno la Signora Flach quasi a bruciapelo- »ma non ti ho mai
visto con una donna, da come ti ho giudicato tu non sei Homo e tanto meno ai
paura di parlare con un donna, tu sei qualche cosa di peggio, tu sei tutto
quello che manda una Donna in bestia ogni volta che ti è vicina e comincia ad
apprezzare la tua amicizia e vicinanza; tu sei guardingo, ma non pelandrone e tanto meno un eroe del sofà e delle
pantofole; te ne fotti di sentimenti e
avventure fuggiasche, dimmi, quante volte ti sei bruciato le dite con le donne?«
» E che cazzo ti salta in mente adesso, «le chiesi
sorpreso-» comunque o delle cicatrici che mi bruciano ancora, non perché avevo
la donna sbagliata, ma perché son stato così fesso da non accorgermene prima,
che stavo sbagliando. «
Risposi secco.
» Franco, tu sei la domina di te stesso, ma lo fai
per non farti più male e se ogni tanto ti fai una sega cosa che sarebbe
normale, sicuramente non ti ficchi uno bel zucchino su pel culo. «Sentenziò la
navigata Signora Flach e mentre i primi clienti entravano nel locale scoppiamo
a ridere entrambi.
# # #
Due giorni dopo, senza averla più rivista, da
Bremen presi il volo per Londra e da là verso Aberdeen in Scozia dove raggiunsi
la mia nave-appoggio e assistenza ai pozzi petroliferi del Mare del Nord.
A Bremen ritornai solo due Anni dopo, nel
frattempo avevo girato mezzo mondo, ero stato in Alaska, nel Golfo del Mexico,
nel Golfo Persico e in Nigeria.
Il mio “padrone” mi sbatacchiava un po’ qua e un
po’ là, a volte su navi appoggio, altre su rimorchiatori d’altura.
Spostavamo pozzi petroliferi, trainavamo chiatte
posatubi o semplicemente eravamo in Stand By a chiatte trivellatrici pronti ad
intervenire nell’assistenza o di evacuazione del personale in caso di acuta
emergenza.
Un giorno, quando ormai mi accingevo a ripartire
per Aberdeeen in Scozia ero seduto in uno dei tavoli della pizzeria Rossini nel
Lloyd Passage a Bremen e direttamente dalla bottiglia bevevo la mia ennesima
birra Moretti meridiana.
Lì, seduto
fuori dal locale, seduta a uno dei tavoli, circondata da qualche suo vecchio
spasimante scorsi la Signora Flach.
A ragion del vero la riconobbi dalla voce, eravamo
sì avanti negli Anni, entrambi navigavamo verso i nostri sessant’anni, lei però
ne dimostrava almeno settanta se non di più.
La Signora Flach per quanto elegante e ben vestita
era semplicemente invecchiata a vista d’occhio ed era lontana mille miglia
dall’avvenente Signora di mezza età di qualche anno prima.
Il tempo era stato spietato con lei e lo si vedeva
benissimo.
I nostri sguardi si incrociarono e abbozzando un
saluto con un lieve cenno de capo ci salutammo con discrezione.
Fu solo quando qualche birra dopo che era rimasta
sola con una sua amica al tavolo che lei si alzò e venne a sedersi al mio
tavolo.
» Ciao Franco è un piacere rivederti, mi fa
piacere perché oggi è il mio ultimo giorno a Bremen, vivo da un Anno alle Isole
Canarie e non lavoro più, sono venta a Bremen per sistemare le mie ultime cose,
domani mattina riparto e non ritornerò mai più. il mio tempo e passato e a
dirti il vero mi annoio da morire, ma cosa possiamo farci la vita scorre
implacabile e ci lascia i suoi segni erosivi «Disse con rammarico guardandomi
fisso negli occhi.
Volevo risponderle, dirle qualche cosa di
convenevole, ma lei non me ne diede il tempo.
Si alzò e salutandomi si girò sui tacchi e se ne
andò
dalla sua amica che in piedi, l’aspettava accanto al loro
tavolo.
Rimasi li seduto a vederla perdersi tra la folla e
per un attimo mi parve che con lei sparisse un’epoca.
Fine
KARLA
Quel giorno poi,
dopo una buona colazione, che altro avrei potuto fare se andare a bermi una
birra?
In La Grotte con
mia grande e gradita sorpresa dietro al banco trovai Karla.
Karla era una delle
migliori troie che conoscevo.
In realtà Karla era
una troia di classe, bella come una statua di Michelangelo, ma quando lavorava;
altrettanto fredda e glaciale; un’animatrice di classe e senza pietà per i suoi
spasimanti di turno.
Sapeva far le fusa
come una gatta in calore e come un felino in un decimo di secondo, poteva
cambiare umore e sfoderare micidiali artigli e scatenarsi sibilando come una
vipera imbestialita.
Era un piacere
vederla lavorare, da sola sapeva intrattenere una mezza dozzina di vecchi
bavosi che seduti al banco aspettavano pazienti il loro turno per poterle
offrire da bere e scambiare qualche parola con lei.
Lei, inesorabile e
spietata li squadronava secondo le loro capacità finanziarie e li spennava in
conseguenza.
Beveva spumante se
il suo infallibile occhio le diceva; che il becco aveva soldi o solo un
Cocktail se il poveraccio si stava bevendo la pensione.
Karla non rifiutava
mai un invito a bere, infatti, viveva di provvisione e anche se tutti volevano
portarla a letto, lei non diceva mai di no.
Faceva capire però,
che lei non era una donna per un’oretta o due in un albergo di periferia e che
aveva bisogno di tempo per conoscere il suo eventuale uomo.
I vecchietti
speranzosi andavano subito in trance e come ipnotizzati da questa splendida
Medusa; pagavano e si accontentavano della compagnia di un'altra ragazza,
finché non arrivava il loro turno di vedersela seduta accanto o di appartarsi a
un tavolino lontano dalle orecchie degli altri habitué.
Uno di questi
vecchietti pubertanti aveva più soldi di tutti gli altri messi insieme, quando
c’era lui nel locale, gli altri non avevamo nemmeno la più pallida possibilità
di parlare con la loro adorata, in quelle sere Karla aveva occhi solo per lui.
In giro dicevano
che in un Anno il vecchietto innamorato, spese per lei qualche cosa come
centomila fiorini.
Il nonnetto
incantato cominciò a farle regali di un certo valore, le comprava anelli e
colane e orologi di lusso, la invitò a trascorrere un periodo di ferie nei
Caraibi, le comprò vestiti e le regalò un Automobile.
Il vecchietto
pubertante avrebbe potuto essere suo nonno; nell’ambiente marittimo come
procurista di una grande società armatrice olandese, poi aveva un buon nome ed
era molto stimato.
Forse proprio per
questo quando un giorno si venne a sapere che i soldi che spendeva con Karla
non erano i suoi e che li sottraeva alla società armatrice falsificando conti, fu
così che perse la sua poltrona di procuratore e amministratore delegato.
Lo scandalo non
finì sui giornali: lui fu mandato in pensione senza sollevare polvere e tutti
ci misero una pietra sopra.
Fu la sua Famiglia
a salvarlo da un’accusa per truffa, sua moglie e i suoi figli tutti avvocati,
restituirono i soldi sottratti alla Società armatoriale e nessuno ne parlò più
No money, no Honey.
Karla che di tutto
questo naturalmente non poteva saperne niente; si accorse che qualche cosa non
andava, quando un bel giorno il vecchietto pubertante non venne più e un agente
marittimo le raccontò la triste fine del vecchio babbeo.
Karla si tenne la
vettura i gioielli e i soldi che le aveva regalato e l’insipido ricordo di un
mondo fatto di niente se non di apparenze.
Pian piano, la
giovane donna vendette tutto, la vettura, i gioielli e quando anche gli ultimi
fiorini finirono, sperando di incontrare un altro becco da spennare; riprese a
lavorare da Kelly in La Grotte.
» Kelly mi disse
che eri di nuovo a Rotterdam, ciao Franco, come stai? «Mi salutò Karla quando
quella mattina entrai nel bar.
» Ciao bella
Signora, son felice di rivederti come va? «La salutai sorridendo, lei mi venne
incontro, ci abbracciammo e poi mi sedetti sul mio seggiolone.
» Male, il bar è
vuoto, la città sembra morta, in giro ci sono solo mezze seghe e ho paura che i
vecchi tempi non torneranno mai più. «Rispose desolata, ritornando dietro il
banco.
» Il quartiere sta morendo.
«Bisbigliò rassegnata.
» Kelly mi disse
che eri a terra e che ora hai di nuovo un ingaggio, perché non sei venuto da
me; sai dove abito, avresti potuto dormire a casa mia, perché non mi hai telefonato?
«Mi chiese a bruciapelo.
» Perché; perché,
per dirti che sono nella merda e che mi piaci? Chiaro che mi piaci, certo che
avevo pensato di telefonarti, ma credevo che tu avessi un amico e non ti volevo
disturbare o imbarazzare. «
» Sei scemo te? Che
cazzo me ne dovrei fare di una delle mezze seghe che circolano da queste parti?
Secondo te, che cosa me ne dovrei fare con uno stronzo simile? «
La ormai famosa
metamorfosi di Karla, da gatta tranquilla e sommessa a vipera sibilante e
infuriata si era di nuovo rivelata in tutta la sua bellezza.
La sua faccia si
era dipinta da una selvaggia risolutezza che non ammetteva controverse.
Karla era veramente
una bella donna.
» Dai pianala di
far la belva e mettici da bere. «Le dissi divertito.
Oggi sei il mio
primo cliente. «Mi disse mentre mi metteva un Cuba Libre sotto il naso e si
preparava un “Cocktail” di vino bianco, acqua minerale con spruzzo di Campari e
una fettina di limone.
La menata della
Cuba Libre, cioè; Rum Baccardi con la Coca Cola e giaccio e una fettina di
limone era una di quelle cose pazze che successero tra me e lei.
Anni prima noi due
nel bar dell’Hotel Hilton c’eravamo così sbronzati da non ricordarci nemmeno
più com’eravamo ritornati nella camera dove avevamo passato la fine Settimana.
Quel lunedì mattina
poi, c’eravamo svegliati completamente vestiti.
» Abbiamo scopato?
«Mi chiese non appena aprì gli occhi?
» Come? non vedi
che siamo ancora vestiti. «Risposi mezzo intontito.
» Hai voglia di
scopare adesso? «Chiese.
» Ho fame e sete.
«Risposi.
» Anch’io ho fame.
«Disse lei alzandosi dal letto per andare in bagno.
» Non mi ricordo
quando siamo saliti in camera e tu? «Chiese Karla dal bagno.
» Nemmeno io.
«Risposi secco.
» Questa mattina
sei piuttosto taciturno c’è qualche cosa che non va? «Chiese mentre sentivo
l’acqua della vasca da bagno scorrere.
» Questo pomeriggio
ho un volo per Londra e da là per New Orleans negli Stati Uniti, sono già le
dieci e devo ancora preparare la mia valigia. «Risposi.
» Quando sarai di ritorno?
«
» Fra tre mesi, ora
però per quanto mi dispiaccia, devo andare, il conto è pagato, fatti un bagno e
se vuoi, fa pure colazione, ma ora devo andare. «Risposi.
Lei usci dal bagno,
completamente nuda e mi venne tra le braccia per salutarmi.
» Ciao marinaio,
quando torni, scopiamo di sicuro. «-mi sussurro in un orecchio-» ora mi faccio
un bagno, poi colazione e vado a casa e questo pomeriggio vado a lavorare da
Kelly, mi voglio comprare nuovi vestiti. «Aggiunse maliziosa.
Questa era la
storia del Cuba Libre tra me e Karla e proprio per questo, senza volerlo ancora
prima di mezzodì da questa Venere in carne e ossa mi trovai sotto il naso un
Baccardi Rum con la Coca Cola, due cubetti di ghiaccio e una fettina di limone.
» Bene Karla,
raccontami cosa hai fatto di bello in tutto questo tempo, da quando non ci
vediamo più, un Anno forse. «La stimolai a dirmi.
» Eri tu che
volevi, ritornare dopo tre Mesi, avessi aspettato te a quest’ora tra le mie
gambe avrei le ragnatele con i ragni che patisco la fame: «Sbotto lei
sorridendo.
Quello che Karla
poi mi raccontò lo conoscevo già, ma così bene, che avrebbe potuto anche
tacere,
Infatti, se non ci
fosse stata quella piccola differenza fisica tra noi due; ciò che mi disse,
avrebbe potuto benissimo essere la descrizione di certi periodi della mia vita.
In altre parole:
Vissuto alla grande con soldi in tasca e con parsimonia con sole quattro
palanche da poter spendere. Tutto li.
» Quello che mi hai
appena raccontato, lo conosco molto bene, l’unica differenza tra noi due è che
io non vado a letto con uomini. «Commentai.
» Dovresti provare,
a volte è veramente bello andare a letto con un uomo ed è pure redditizio.
«Disse lei di rimando; scoppiando a ridere.
» Fuck You Old Bitch.
«Le risposi; ridendo pure io della sua prontezza di spirito.
» Franco secondo me
noi abbiamo paura, tu, io e tutti gli altri, noi non siamo altro che un mucchio
di egoisti martoriati dall’angoscia. «
» Perché? Che cosa
intendi dire; spiegami: Perché siamo egoisti e angosciati. «La esortai mentre
mi accendevo una sigaretta.
» Mi chiedi un
perché? Tu lo sai benissimo che senza pensare al domani, noi viviamo alla
giornata; che siamo solo capaci di illuderci di vivere una vita normale. Tu e
tutti gli altri come te; con la precarietà del vostro lavoro; mentre io come
tutte le altre ragazze, viviamo con i soldi che tiriamo fuori dalle vostre
tasche. Noi tutti siamo troppo vili, per ammettere che la vita che conduciamo
non è ciò che in realtà desideriamo. «Disse la mia filosofa tutto un fiato.
» Davvero? «-esclamai
veramente sorpreso da tanta lungimirante saggezza-» Che cosa vogliamo noi, come
intendiamo vivere; desideriamo una vita più tranquilla? Cerchiamo un affetto
solido e duraturo? Una vita armoniosa a fianco di un partner affidabile? È
tutto questo che tu, io, noi tutti vogliamo.? «Le chiesi bevendo un sordo di
Cuba Libre?
» Si Franco; «-rispose
lei con fermezza. «Questo e proprio ciò che desideriamo.
» Fuck You Karla,
che cazzate vai dicendo, proprio tu parli di una vita famigliare normale? Tu e
le altre ragazze, voi sapete benissimo com’è fatta la vita di quelli là, là
fuori. Gli uomini che fanno parte di quel tipo di vita, voi li conoscete tutti,
ve li siete scopati tutti. Sapete cosa pensano e cosa vogliano e come lo
vogliono: Spesso vi si rivolta lo stomaco. Il vostro Io interiore si ribella
fino al punto di voler vomitare via quelli zombi viventi. I loro desideri e
perversità v’inorridiscono, però, voi continuate ad assecondarli e lì
incoraggiate pure; sapete che quelli la, non son altro che delle code di
paglia, schiavi della loro falsità e cinismo e che non sono parte della vostra
vita. Voi ragazze siete molto più sincere di loro, voi non avete falsità,
bevete e scopate per soldi e ve ne fregate di tutto il resto. Soprattutto amate
la vostra libertà altrimenti vi sareste già adescato uno di quelle code di
paglia che incontrate appoggiate con far da uomini di mondo al banco di un bar.
Vorresti veramente diventare la moglie di roba simile? «
» Fottiti, Franco
Parpaiola, Fuck You, idiota, che domande mi fai? Lo sai benissimo che mai e poi
mai sposerei una cagata simile, piuttosto che impegolarmi su con mezze calzette
simili, preferisco continuare a far la puttana in eterno. Intendevo dire che ci
deve essere qualche cos’altro che passare le ore ai banchi di bar e stanze
d’albergo o viaggiare verso altri letti e Night Club in compagnia di vecchi
bavosi pieni di soldi. Hai capito marinaio? «
Karla aveva uno dei
suoi momenti di sconforto morale, non era la prima volta che la vedevo così e
non era l’unica ad avere qualche rimorso o rimpianto, questo però le succedeva
solo quando in tempi di vacche magre e si sentiva una Regina senza corona e solo
quando era a corto di corteggiatori e di quattrini.
» Certo che ti capisco,
«-le risposi-» ma ricordati che per arrivare ad un tenore di vita veramente
civile, dovresti rinunciare ai bar e ai suoi avventori e sacrificare pure una
parte della tua libertà personale. Dovresti essere pronta a fare sacrifici e
rinunce come lo fanno milioni di altre donne; saresti disposta a farlo, siamo
disposti a farlo Karla, saresti tu, disposta, sarei io disposto a vivere ad
esempio, come Gerda e Dieter? «Le chiesi, guardandola dritta negli occhi.
» Franco; a volte
ho paura. «
» A volte succede
pure a me di aver paura o per lo meno di farmi delle domande e chiedermi se
quello che faccio e come vivo, sia sempre conforme alla vita borghese, ciò non
significa però che stia sbagliando. Sì, magari qua e là potrei far di meglio,
essere meno spericolato e più avveduto con me stesso, ma non sono un
irresponsabile, noi non siamo sconsiderati. Egoisti fin che vuoi, ma non
sbandati o asociali. Noi non facciamo male a nessuno se non solo a noi stessi.,
Lascia perdere questi discorsi che non ci portano da nessuna parte e mettici da
bere. «La esortai alla fine del mio monologo.
» Franco, sono
tutta bagnata. «
» Sei proprio una
donna incredibile, fantastica, e inverosimile; pensi solo e sempre a scopare.
«Sbottai divertito, accendendomi una sigaretta.
Parlottando del più
e del meno, il pomeriggio passo veloce come un lampo, mi bevvi diverse Cuba
Libre e lei non lesinò con i suoi cocktail che in fin dei conti non erano altro
che i famosi Spritz di vino bianco del veneto e del Friuli.
Ci accorgemmo che
si era fatto tardi solo quando Kelly seguito dalla sua squadra di suoi angeli
della notte entrò nel locale.
Il mio conto fu
presto fatto, sei Cuna libre e sei Cocktail fanno 84 fiorini più 14 di mancia,
fan cento.
Semplice no?
FINE
Produktinformation
- ASIN : B09QF2H3D4
- Herausgeber : Independently published (17. Januar 2022)
- Sprache : Italienisch
- Taschenbuch : 69 Seiten
- ISBN-13 : 979-8403664042
- Abmessungen : 11.99 x 0.41 x 19 cm