Tajani non dimenticarti che il Trattato di Pratica di Mare è opera di Silcio Berlusconi.
Il Trattato di Pratica di Mare è stato silurato dalla Nato e dalla Cancellier aMerkel in porimis.
Quattro anni dopo il Vertice di Pratica di Mare
LA COOPERAZIONE NATO-RUSSIA
di Maurizio Moreno
I l 28 maggio 2006 ricorrerà il quarto anniversario del
Vertice di Pratica di Mare (Roma). È un evento denso di significato nella
storia più recente dell’Alleanza Atlantica, che ha inaugurato un nuovo
importante capitolo nell’evoluzione dei rapporti con la Russia.
In tale occasione, su determinante impulso del nostro Paese, i Capi di
Stato e di Governo dei Paesi alleati e della Russia hanno firmato la
Dichiarazione Relazioni NATO-Russia: una nuova qualità, dalla quale è scaturita
la creazione di una nuova ed originale formula di partenariato: il Consiglio
NATO-Russia.
Non è azzardato dire che l’istituzione di tale organismo ha rappresentato
una tappa fondamentale nel processo di trasformazione della NATO ed una svolta
decisiva nello sviluppo dei rapporti con Mosca.
Prima di allora, infatti, tali rapporti erano stati regolati dall’Atto
fondatore sulle mutue relazioni, la cooperazione e la sicurezza, stipulato nel
1997, successivamente all’adesione della Russia al Consiglio di Partenariato
Euroatlantico avvenuta nel 1994, evento che aveva in un certo senso segnato la
fine della guerra fredda ed il riavvicinamento di Mosca all’Occidente.
Con la Dichiarazione di Pratica di Mare - come ebbe a sottolineare il
Presidente del Consiglio Berlusconi - “l’Est europeo si ricongiungeva
all’Ovest”.
Il primo dialogo NATO-Russia aveva certamente spianato la via contribuendo
a rafforzare la fiducia e ad avviare una positiva collaborazione.
Esso sembrava, tuttavia, risentire dell’assenza di una vera comunanza di
obiettivi, nonché di quella consapevolezza della necessità di intraprendere
un’azione globale e coordinata contro le nuove minacce comuni, che soltanto gli
avvenimenti dell’11 settembre 2001 riusciranno a suscitare.
Nonostante il comune impegno nei Balcani e l’elaborazione di un concreto
programma di cooperazione nei settori della sicurezza e della difesa, il
vecchio Consiglio Permanente Congiunto era sostanzialmente un’istanza a
carattere consultivo, dove i Paesi membri della NATO procedevano ad un
preliminare coordinamento di tutte le posizioni prima di incontrare i russi
nella formula 19 più 1.
Con il Vertice del 2002 era introdotta una novità sostanziale in questa
logica, attraverso l’affermazione del principio che la collaborazione tra i
Paesi alleati e la Russia dovesse svilupparsi su un piano di piena parità
attorno ad uno stesso tavolo, allo scopo di facilitare la ricerca di un terreno
d’intesa e di un approccio comune alle questioni di comune interesse.
Tra queste erano individuate la lotta contro il terrorismo, la gestione
delle crisi, la non proliferazione, il controllo degli armamenti, la difesa
missilistica di teatro, la ricerca e il salva-aggio in mare, la cooperazione
tra militari e la riforma della difesa, le emergenze civili e le nuove minacce
e sfide all’area euro-atlantica.
Si può, quindi, affermare che il nuovo spirito che ha caratterizzato il
Vertice di Pratica di Mare ha costituito il riflesso della presa di coscienza
che i Paesi alleati e la Russia avessero le stesse priorità strategiche e
dovessero, sostanzialmente, far fronte a minacce comuni.
In tale circostanza, inoltre, si è affermata la determinazione ad apportare
un valore aggiunto allo sviluppo del dialogo politico e della collaborazione
operativa tra due mondi che fino a pochi anni prima si ponevano di fronte in
termini antagonistici.
È stato così deciso di creare ad Evere, presso il Quartier Generale della
NATO, un foro di consultazione e di cooperazione permanente tra la NATO e la
Russia, che, presieduto dal Segretario Generale dell’Alleanza, opera sulla base
del consenso.
Tale organismo si riunisce almeno una volta al mese a livello di
Ambasciatori e di Rappresentanti militari e due volte all’anno a livello di
Ministri degli Esteri e della Difesa.
Esso può avvalersi di un apposito Comitato incaricato di preparare le
discussioni degli Ambasciatori e di sovrintendere e coordinare l’insieme delle attività
condotte dagli esperti nell’ambito dell’ampio ventaglio di
Comitati sussidiari scaturiti dal nuovo Consiglio.
Oggi, a distanza di quattro anni dal Vertice di Pratica di Mare, il quadro
internazionale nel quale era maturata la Dichiarazione NATO-Russia ha
certamente subito un’ulteriore evoluzione.
L’ingresso dei nuovi Paesi membri nell’Alleanza, per lo più appartenenti al
disciolto Patto di Varsavia, ha contribuito ad introdurre un approccio più
cauto, quando non critico, nei confronti di Mosca nella gestione dell’agenda
del Consiglio NATO-Russia.
La stessa Russia di Putin si pone oggi su certi problemi in modo diverso
rispetto alla Russia, che usciva quattro anni fa all’era yeltsiniana.
Non è difficile rilevare tale
diversa impostazione in alcune decisioni prese più di recente a Mosca nel campo
della politica energetica, o nel modo in cui la Russia
tende a rapportarsi ai Paesi del Caucaso e dell’Asia centrale appartenenti
allo spazio ex-sovietico, nei confronti dei quali essa sembra voler recuperare
una capacità autonoma di influenza, indipendentemente dalla loro appartenenza
al Partenariato euroatlantico.
Ciò, tuttavia, non ha fatto venir meno nella percezione degli Alleati le
ragioni strategiche di fondo che hanno ispirato il processo avviato a Pratica
di Mare. La Russia resta un interlocutore indispensabile per garantire e
riaffermare la sicurezza e la stabilità sul continente europeo, ma anche per
permettere alla NATO di svolgere, con la necessaria efficacia, i suoi nuovi
compiti legati alle operazioni di peace-keeping ed alle missioni di
stabilizzazione.
Oltre ad essere una grande potenza demografica, la Russia riveste un ruolo
strategico cruciale per l’Alleanza sul piano geopolitico, condividendo le
proprie frontiere marittime e terrestri con ben sei Paesi membri della nuova
NATO allargata e collegando geograficamente l’Est europeo al Caucaso, all’Asia
centrale, alla Cina ed alla Corea del Nord. Sul piano militare essa si colloca
nel ristretto numero di Paesi detentori dell’arma nucleare e può vantare il più
ampio apparato militare nella regione europea.
Anche se la Russia post-sovietica non costituisce più una minaccia per la
NATO, le sue decisioni possono significativamente influenzare l’attività
dell’Alleanza. Non bisogna dimenticare che la Russia è membro permanente del
Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Ha, quindi, un potere di veto sulla definizione
dei mandati che interessano la maggior parte delle missioni della NATO, oltre a
svolgere un ruolo significativo su questioni di lungo periodo afferenti alla
sicurezza dei Paesi alleati, come la politica nucleare dell’Iran, i rapporti
con la Corea del Nord, la stabilizzazione dei Balcani ed il processo di pace in
Medio Oriente.
L’influenza di Mosca, inoltre, rimane molto forte in Asia centrale e nel
nord dell’Afghanistan, dove il successo della missione ISAF si basa anche sulla
collaborazione fornita da parte russa.
La Russia è direttamente coinvolta nei cosiddetti conflitti congelati con i
Paesi appartenenti all’ex-spazio sovietico e che oggi sono anch’essi partner
dell’Alleanza. Essa gioca, infine, un ruolo di primo piano nei rapporti
bilaterali con l’Ucraina e la Georgia, Paesi che hanno manifestato la loro
volontà di voler aderire alla NATO.
Il partenariato con la Russia appare, pertanto, per la NATO di carattere
strategico.
D’altra parte, la collaborazione sperimentata in questi anni nel quadro del
Consiglio NATO-Russia ha prodotto risultati assai tangibili.
Dal Vertice di Pratica di Mare in poi la Russia ha sostenuto tutte le
missioni di stabilizzazione decise dalla NATO nelle varie aree di crisi in cui
è stata impegnata.
In particolare, essa ha offerto il proprio supporto alle operazioni
condotte in Afghanistan, attraverso intese con la NATO e con i singoli Paesi
alleati, volte a facilitare il sostegno logistico sul proprio territorio ed il
transito delle forze destinate al teatro delle operazioni.
Sempre per quanto riguarda l’Afghanistan la cooperazione NATO-Russia ha
prodotto risultati apprezzabili nella lotta al narcotraffico, con l’adozione di
un progetto pilota per l’addestramento del personale dell’Afghanistan e dei
Paesi limitrofi, destinato ad operare in tale delicato settore.
Nell’ambito della lotta al terrorismo, il Consiglio NATO-Russia ha
approvato l’8 dicembre 2004 un ambizioso piano di lavoro, che prevede un ampio
ventaglio di iniziative, tra le quali spicca la decisione russa di contribuire
con proprie navi all’operazione Active Endeavour, l’operazione NATO di
pattugliamento del Mediterraneo.
La stessa cooperazione tra militari ha conosciuto in questi anni una fase
di rapida e significativa espansione, con un impressionante aumento di
iniziative, miranti a sviluppare l’interoperabilità delle forze per facilitare
la possibilità di iniziative congiunte per la gestione delle crisi. In tale
contesto, sono state significativamente incrementate le esercitazioni comuni e
l’attività di formazione e di addestramento in molteplici settori di attività,
tra cui il soccorso e salvataggio in mare.
Innovativi progetti di cooperazione sono stati, poi, sviluppati nel campo
della protezione civile, del controllo dello spazio aereo, della difesa
antimissile di teatro e del rafforzamento della trasparenza in materia di
gestione delle forze nucleari.
La Russia ha anche firmato un’importante accordo con la NATO sullo statuto
delle forze NATO sul proprio territorio e delle forze russe sul territorio dei
Paesi alleati, che faciliterà ulteriormente la ricerca di livelli sempre più
avanzati di interoperabilità nel campo militare. Rilevante è apparso anche il
dialogo con le autorità russe sul tema della riforma della difesa.
Un capitolo a parte merita lo sviluppo del dialogo politico, che ha
ottenuto assai significativo impulso dall’istituzione del Consiglio
NATO-Russia.
Esso si è andato ampliando nel corso di questi anni facendo registrare un
sensibile miglioramento nel tono e nella qualità degli scambi tra i Paesi
alleati e la Russia, in particolare su temi rilevanti come i Balcani,
l’Afghanistan e il Medio Oriente.
Si è deciso, inoltre, di estendere le consultazioni politiche anche a
questioni più controverse come la valutazione delle crisi in Ucraina e Georgia,
da cui sono scaturite le cosiddette rivoluzioni colorate, nonché l’annoso tema
della ratifica del Trattato CFE adattato sul controllo degli armamenti
convenzionali.
Tale positivo bilancio non significa, ovviamente, che lo sviluppo del
rapporto NATO-Russia dopo Pratica di Mare sia stato del tutto privo di
incertezze e battute d’arresto.
Ritardi e vischiosità si sono certamente registrati in alcune aree di
cooperazione della Dichiarazione di Roma, in cui i progressi sono apparsi
inferiori alle attese. Anche nel campo del dialogo politico non sono mancate di
affiorare divergenze su alcuni temi più sensibili, che certamente non potranno
essere appianate da un giorno all’altro.
È importante, comunque, che nel corso di questi anni si sia affermata la
consapevolezza - anche su impulso del Vertice di Pratica di Mare - che la NATO
e la Russia hanno bisogno l’una dell’altra per affrontare le sfide alla
sicurezza del ventunesimo secolo.
Tali sfide potranno essere rilevate soltanto se prevarrà la prospettiva del
dialogo aperto e della fiducia reciproca, portando avanti con successo la
cooperazione sui temi di comune interesse indicati, con lungimiranza, dal
Vertice di Pratica di Mare.
Maurizio Moreno
L’Ambasciatore MAURIZIO MORENO è il Rappresentante Permanente d’Italia
presso il
Consiglio Atlantico.