lunedì 4 maggio 2015

EXPO 2015

Secondo me questo articolo non è malvagio e solo scritto da piccolo demagogo che non ha la minima idea di cosa stia parlando.

Forse il Sig. Niklas Maak avrebbe preferito vedere tanti botteghini per patatine fritte e salsicce.


L’autore dell articolo pubblicato dal Fankfurte Allgemenie  il 01.05.2015, è Niklas Maak, redattore del  Feuilleton.

La traduzione per chi di voi che non capisce la lingua tedesca è mia.

http://faz.met.vgwort.de/na/4ac7533b841849c9891438c37db9ba2a
Die Expo in Mailand Hier ist keine Allegorie zu schief

Die Expo Mailand, die heute eröffnet, will den Planeten retten – mit einer gewaltigen Materialverschwendung. Und Rem Koolhaas hat im Süden der Stadt einen Campus mit einem goldenen Turm gestaltet, der in die Zukunft leuchtet.

England ist fertig. Der Pavillon steht, und er soll, so wurde der Presse bei der Vorstellung erklärt, an einen „Beehive“, einen Bienenstock also, erinnern, wobei „beehive“ auch der Begriff für eine schwer auftoupierte Frisur ist, und vor allem so sieht der britische Pavillon aus: als stünden dem Haus die Haare zu Berge. Was wiederum ein ganz passendes symbolisches Bild für diese Weltausstellung in Mailand ist, die alles anders machen sollte als die Weltausstellungen vor ihr – keine eitlen Selbstdarstellungswettkämpfe der Nationen in Nationenpavillons, kein Eiffelturm, kein Atomium, kein „Die Welt von morgen“-Panorama wie 1967 auf der Expo in Montreal.

In Mailand soll es um eine drängende aktuelle Menschheitsfrage gehen, „Nutrire il pianeta, energia per la vita“, also „den Planeten ernähren, Energie für das Leben“ ist das Motto, und die Teilnehmer sollten irgendwie „Technologie, Innovation, Kultur, Tradition und Kreativität mit den Themen Ernährung und Essen verbinden“. Wie öfter in Italien (obwohl man in Deutschland, Stichwort Stuttgart 21, Flughafen Schönefeld und Elbphilharmonie, bitte mit Spott über in Schieflage geratende Großprojekte vorsichtig sein sollte) verbanden sich aber schon im Vorfeld die Themen Kultur, Tradition und Kreativität vor allem mit den Themen Mafia und Korruption. Im vergangenen Jahr wurde ein Korruptionsring ausgehoben, der die Ausschreibungen für die Expo kontrolliert und dafür ansehnliche Bestechungsgelder kassiert hatte.

 Danach ging es ohne Bestechungen, dafür aber auch sehr viel langsamer voran: Anfang April waren laut „La Repubblica“ erst neun Prozent der Pavillons fertig, und ein Ingenieur wurde mit den Worten zitiert, es bedürfe eines Wunders, damit der zentrale italienische Pavillon mit seiner die Luft reinigenden Hightech-Fassade fertig werde. Allein für die „Operation camouflage“, den Plan, die Baustellen zur Eröffnung mit großen Planen zu verhüllen, sollen jetzt drei Millionen Euro ausgegeben werden.

Materialverschwendungsorgie von epochalem Ausmaß

Doch das ist nicht das einzige Problem dieser Expo, bei der 140 Länder, Organisationen und Firmen Pavillons errichtet haben, die jeweils zwischen zehn und dreißig Millionen Euro kosten und nach dem 31. Oktober größtenteils abgerissen und verschrottet (vornehme, ökologisch korrekte Formulierung: „rückgebaut“) werden.

 Das Problem sind die Pavillons selber: schon deswegen, weil es schlecht nachvollziehbar ist, warum man ausgerechnet zum Thema, wie man Ressourcen schont und so die Grundlagen der Welternährung sichert, eine Materialverschwendungsorgie von epochalen Ausmaßen veranstaltet, bei der Reispflanzen, Landmaschinen, Kaffeebohnen und Apfelringe wie die Exponate einer Schmuckmesse in dramatisch verbogenen, parametrisch verzerrten Gebirgen aus Stahl, Holz und Glas mit Plastikverkleidung präsentiert werden. 

Aber auch sonst machen die Pavillons die Krise sichtbar, in der sich eine bestimmte Form von Gegenwartsarchitektur gerade befindet.


Expo 2015 dove qualsiasi paragone allegorico si può definire superlativo.

Expo 2015, apre oggi i battenti e intende salvare il Pianeta con un immane spreco di materiale.

L’architetto Rem Kollhaus a Sud della Citta ha ideato una torre dorata che s’illumina nel futuro.

Il paviglione Inglese e terminato e, cosi com’è stato spiegato alla stampa, rappresenta un alveare.

In Inglese “Beehive” alveare, è pure sinonimo di un’acconciatura di capelli piuttosto alta che d’altronde è il termine simbolico dei capelli dritti in testa per l’Expo 2015 a Milano il quale non permette nessun presuntuoso esibizionismo nei paviglioni delle  Nazioni partecipanti alla Mostra, pertanto non c’è nessuna torre Eiffel; nessun Atomium, nessun “Mondo di domani panorama” come successe all’Expo di Montreal nel 1967.

Milano propone un attuale problema dell’Umanità : Nutrire il Pianeta; il cui motto è Energia per la Vita e i partecipanti devono cercare di far combaciare la Tecnologia innovativa, la Cultura, la Tradizione e la Creatività con il tema: Nutrizione e cibo.

Come spesso succede in Italia, ( per quanto in Germania con il ricordandoci progetti come la Stazione di Stoccarda 21 , l’aeroporto di Berlino-  Schönnefelde, la Filarmonica di Amburgo dovremmo stare molto attenti prima di deridere i progetti sballati degli altri) in primo luogo i temi: Cultura, tradizione e creatività si intrecciavano con la Mafia e la corruzione.

L’Anno scorso fu scoperto un giro di corruzione che controllava l’assegnazione delle costruzioni che incassava mazzette rilevanti. 

Subito dopo i lavori ripresero senza corruzione ,ma in compenso molto più lentamente.
Verso i primi di Aprile, stando a quanto pubblicava “La Repubblica” solo il 9% dei paviglioni erano pronti e citando un Ingegnere addetto ai lavori; diceva che ci sarebbe voluto un miracolo perché il paviglione centrale italiano con la sua facciata depuratrice dell’aria fosse terminato in tempo. 

Solamente l’operazione di schermare con tela i cantieri di lavoro  fino a lavori completati sembra siano stai spesi 3 milioni di Euro.

 Un’orgia di grandezza epocale di spreco di materiale.

Questo ero non è l’unico fatto die questo Expo 2015 al quale partecipano 140 tra Paesi, organizzazione e Ditte che hanno aperto paviglioni ad un prezzo che varia tra i dieci e i trenta milioni di Euro, che nella maggior parte dei cassi dopo il 31 Ottobre saranno abbattuti e rottamati (elegante e ecologicamente approprio termie è: smantellati)
In realtà il problema sono i paviglioni stessi, infatti, non si capisce come mai proprio su temi come si risparmiano risorse e cosi facendo si assicurano le basi dell’alimentazione del Pianeta si insceni un cosi epocale sperpero di materiale per presentare piante di riso, macchinari agricoli, chicchi di caffè e fette di mele messi in mostra come i preziosi in una mostra di gioielli cosi drammaticamente nascosti, tra distorte inquadrature d’acciaio, legno, vetro e plastica.

I Paviglioni dimostrano soprattutto la crisi nella quale si trova un certo ramo dell’architettura moderna.





 

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