Forse il Sig. Niklas Maak avrebbe preferito vedere tanti botteghini per patatine fritte e salsicce.
L’autore dell articolo pubblicato dal Fankfurte
Allgemenie il 01.05.2015, è Niklas Maak,
redattore del Feuilleton.
La traduzione per chi di voi che non capisce la
lingua tedesca è mia.
Die Expo in
Mailand Hier ist keine Allegorie zu schief
Die Expo
Mailand, die heute eröffnet, will den Planeten retten – mit einer gewaltigen
Materialverschwendung. Und Rem Koolhaas hat im Süden der Stadt einen Campus mit
einem goldenen Turm gestaltet, der in die Zukunft leuchtet.
England ist
fertig. Der Pavillon steht, und er soll, so wurde der Presse bei der
Vorstellung erklärt, an einen „Beehive“, einen Bienenstock also, erinnern,
wobei „beehive“ auch der Begriff für eine schwer auftoupierte Frisur ist, und
vor allem so sieht der britische Pavillon aus: als stünden dem Haus die Haare
zu Berge. Was wiederum ein ganz passendes symbolisches Bild für diese
Weltausstellung in Mailand ist, die alles anders machen sollte als die
Weltausstellungen vor ihr – keine eitlen Selbstdarstellungswettkämpfe der
Nationen in Nationenpavillons, kein Eiffelturm, kein Atomium, kein „Die Welt
von morgen“-Panorama wie 1967 auf der Expo in Montreal.
In Mailand
soll es um eine drängende aktuelle Menschheitsfrage gehen, „Nutrire il pianeta,
energia per la vita“, also „den Planeten ernähren, Energie für das Leben“ ist
das Motto, und die Teilnehmer sollten irgendwie „Technologie, Innovation,
Kultur, Tradition und Kreativität mit den Themen Ernährung und Essen
verbinden“. Wie öfter in Italien (obwohl man in Deutschland, Stichwort
Stuttgart 21, Flughafen Schönefeld und Elbphilharmonie, bitte mit Spott über in
Schieflage geratende Großprojekte vorsichtig sein sollte) verbanden sich aber
schon im Vorfeld die Themen Kultur, Tradition und Kreativität vor allem mit den
Themen Mafia und Korruption. Im vergangenen Jahr wurde ein Korruptionsring
ausgehoben, der die Ausschreibungen für die Expo kontrolliert und dafür
ansehnliche Bestechungsgelder kassiert hatte.
Danach ging es ohne Bestechungen,
dafür aber auch sehr viel langsamer voran: Anfang April waren laut „La
Repubblica“ erst neun Prozent der Pavillons fertig, und ein Ingenieur wurde mit
den Worten zitiert, es bedürfe eines Wunders, damit der zentrale italienische
Pavillon mit seiner die Luft reinigenden Hightech-Fassade fertig werde. Allein
für die „Operation camouflage“, den Plan, die Baustellen zur Eröffnung mit
großen Planen zu verhüllen, sollen jetzt drei Millionen Euro ausgegeben werden.
Materialverschwendungsorgie
von epochalem Ausmaß
Doch das ist
nicht das einzige Problem dieser Expo, bei der 140 Länder, Organisationen und
Firmen Pavillons errichtet haben, die jeweils zwischen zehn und dreißig
Millionen Euro kosten und nach dem 31. Oktober größtenteils abgerissen und
verschrottet (vornehme, ökologisch korrekte Formulierung: „rückgebaut“) werden.
Das Problem sind die Pavillons selber: schon deswegen, weil es schlecht
nachvollziehbar ist, warum man ausgerechnet zum Thema, wie man Ressourcen
schont und so die Grundlagen der Welternährung sichert, eine
Materialverschwendungsorgie von epochalen Ausmaßen veranstaltet, bei der
Reispflanzen, Landmaschinen, Kaffeebohnen und Apfelringe wie die Exponate einer
Schmuckmesse in dramatisch verbogenen, parametrisch verzerrten Gebirgen aus
Stahl, Holz und Glas mit Plastikverkleidung präsentiert werden.
Aber auch sonst
machen die Pavillons die Krise sichtbar, in der sich eine bestimmte Form von
Gegenwartsarchitektur gerade befindet.
Expo 2015 dove qualsiasi paragone allegorico si
può definire superlativo.
Expo 2015, apre oggi i battenti e intende salvare
il Pianeta con un immane spreco di materiale.
L’architetto Rem Kollhaus a Sud della Citta ha
ideato una torre dorata che s’illumina nel futuro.
Il paviglione Inglese e terminato e, cosi com’è
stato spiegato alla stampa, rappresenta un alveare.
In Inglese “Beehive” alveare, è pure sinonimo di un’acconciatura
di capelli piuttosto alta che d’altronde è il termine simbolico dei capelli dritti
in testa per l’Expo 2015 a Milano il quale non permette nessun presuntuoso esibizionismo
nei paviglioni delle Nazioni partecipanti
alla Mostra, pertanto non c’è nessuna torre Eiffel; nessun Atomium, nessun “Mondo
di domani panorama” come successe all’Expo di Montreal nel 1967.
Milano propone un attuale problema dell’Umanità :
Nutrire il Pianeta; il cui motto è Energia per la Vita e i partecipanti devono
cercare di far combaciare la Tecnologia innovativa, la Cultura, la Tradizione e
la Creatività con il tema: Nutrizione e cibo.
Come spesso succede in Italia, ( per quanto in Germania
con il ricordandoci progetti come la Stazione di Stoccarda 21 , l’aeroporto di
Berlino- Schönnefelde, la Filarmonica di
Amburgo dovremmo stare molto attenti prima di deridere i progetti sballati degli
altri) in primo luogo i temi: Cultura, tradizione e creatività si intrecciavano
con la Mafia e la corruzione.
L’Anno scorso fu scoperto un giro di corruzione
che controllava l’assegnazione delle costruzioni che incassava mazzette rilevanti.
Subito dopo i lavori ripresero senza corruzione
,ma in compenso molto più lentamente.
Verso i primi di Aprile, stando a quanto
pubblicava “La Repubblica” solo il 9% dei paviglioni erano pronti e citando un
Ingegnere addetto ai lavori; diceva che ci sarebbe voluto un miracolo perché il
paviglione centrale italiano con la sua facciata depuratrice dell’aria fosse
terminato in tempo.
Solamente l’operazione di schermare con tela i
cantieri di lavoro fino a lavori
completati sembra siano stai spesi 3 milioni di Euro.
Un’orgia di
grandezza epocale di spreco di materiale.
Questo ero non è l’unico fatto die questo Expo
2015 al quale partecipano 140 tra Paesi, organizzazione e Ditte che hanno
aperto paviglioni ad un prezzo che varia tra i dieci e i trenta milioni di
Euro, che nella maggior parte dei cassi dopo il 31 Ottobre saranno abbattuti e
rottamati (elegante e ecologicamente approprio termie è: smantellati)
In realtà il problema sono i paviglioni stessi, infatti,
non si capisce come mai proprio su temi come si risparmiano risorse e cosi
facendo si assicurano le basi dell’alimentazione del Pianeta si insceni un cosi
epocale sperpero di materiale per presentare piante di riso, macchinari
agricoli, chicchi di caffè e fette di mele messi in mostra come i preziosi in
una mostra di gioielli cosi drammaticamente nascosti, tra distorte inquadrature
d’acciaio, legno, vetro e plastica.
I Paviglioni dimostrano soprattutto la crisi
nella quale si trova un certo ramo dell’architettura moderna.
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