domenica 15 novembre 2015

COSI NACQUE IL TERRORE.


 Dannazione, ma la gente è impazzita o è semplicemente senza cervello?

Le persone leggono o non leggono i giornali?

Ascoltano o non ascoltano la radio o guardano o non guardano la televisione?

Nel caso lo facessero, sono diventati tutti ciechi o sordi o forse senza scrupoli o incapaci di ragionare?

Forse magari sono tutti solo indifferenti e flemmaticamente refrattari ai mali e alle brutture del Mondo e pensano solo a se stessi; forse.

Spesso mi sembra però che la gente diventi critica e attenta solo quando si accorge che sta per perdere le chiappe, oppure, è semplicemente così indaffarata oppure distratta da non rendersi conto di quello che si dice o che succede in giro per il Mondo.

A volte ho veramente l’impressione che la marea umana si muova solo quando vede i propri interessi in pericolo e mai, per sincero e nobile altruismo.

Forse, sono semplicemente tutti degli ottusi e menefreghisti senz’anima, oppure non si rendono conto del male che succede ad altri.

La brava comare, porca miseria, non senza orgoglio, mi aveva riferito che quel cretino di suo cognato e futuro sposo, dal telefono pubblico dell’Alexandra Bar a Sousa nell’Isola di Creta, le aveva riferito che volevano salpare a fare un piccolo lavoretto per Gheddafi.

Cazzo!

Dove credeva l’ingenua Signora che quel cretino di Berny, assieme a tutti gli altri illusi a bordo della Motonave El Castillo, volesse andare?

Forse a caccia di aringhe nel mare Nostrum?

Che cosa poteva rispondermi la Signora se glielo avessi chiesto?

Che cosa mi avrebbero potuto dire i tanti esemplari cittadini, grandi esperti di tutto e di niente, gli stessi indulgenti ipocriti del nulla e del bel parlare, che diventano subito spietati razzisti non appena vedono o credono che i loro interessi siano lesi?

Gli stessi figli di puttana cioè, che maledicono i rifugiati e sfollati politici dalle regioni slave o dall’Iran, insieme a tutti quelli dell’Iraq e da tutte le altre nazioni islamiche ricche di petrolio ma povere di rispetto civile e religioso e di tolleranza verso il prossimo.

Che cosa avrebbero potuto dirmi, loro, che comodi siedono sui loro sofà e con far gravoso criticano Dio e l’Universo?

Individui del genere non si ricordano nemmeno più di Lockerbie, né tanto meno di Jürgen Schumann, il pilota della Lufthansa, assassinato di fronte alle telecamere del Mondo dai sicari del premio Nobel per la Pace Yasser Arafat e poi gettato giù dall’aereo, come un sacco d’immondezza.

Costoro; tanto meno si ricordavano più, semmai ne avessero mai sentito parlare, di Yvonne Fletcher la giovane poliziotta londinese, uccisa con un colpo di fucile sparato da una finestra dell’ambasciata libica a Londra durante una pacifica manifestazione politica nel lontano 1984.

Tutti sapevano delle vittime del terrorismo islamico, sapevano benissimo dei massacri algerini e sudanesi, dove la popolazione d’interi villaggi era stata sistematicamente sgozzata da gruppi di fanatici religiosi.

Tutte queste brutture umane, tutti questi cadaveri però erano molto lontani, rinchiusi nei loro televisori e bastava una leggera pressione su di un telecomando per allontanarli definitivamente dai loro salotti.

Infatti, con assoluto disinteresse, basta premere un pulsante e la nostra responsabilità verso il prossimo sparisce dalle nostre case e svanisce nel nulla dell’etere.

È così semplice premere un pulsante.

La sete di fama e di potere dei politici europei poi, porta quest’ultimi, a camminare sui cadaveri e questo solamente perché la loro insaziabile ingordigia è più forte dei richiami della loro coscienza, ammesso che ne abbiano una.

Spesso negli ultimi mesi mi ero chiesto che diavolo sarebbe successo se il terrorismo islamico un bel giorno sarebbe arrivato anche nelle nostre Città.

Mi chiedevo come si sarebbero comportai e cosa avrebbero detto i vari sostenitori della causa islamica; i fanatici del perbenismo senza termini o limiti di crudele ipocrisia.

Mi chiedevo che  cosa avrebbero detto, tutti i manzoniani del tornaconto politico o professionale, coloro insomma che per paura o per servilismo si rifiutavano di usare il cervello e incolpavano sempre gli altri di tutti i loro mali e magagne.

Forse, se la sarebbero fatta sotto tutti  quanti, oppure, impauriti avrebbero guardato timorosi dall’altra parte e invocato, fremendo di sdegno e amor di Patria, azioni drastiche stile SS contro quattro pellegrini che cercavano solo di sopravvivere alla bersagliera  e  magari da clandestini nelle nostre Città, dopo essere scampati da Guerre che l’occidente stesso aveva scatenato.

 La frase della brava massaia non voleva uscirmi dalla mente.

Ero perfettamente convinto che  non sapesse nemmeno di cosa stesse parlando o a cosa Berny alludeva; ma era per questo da ritenersi del tutto innocente?

Soprattutto il fatto che la donna, aveva  avuto un tono d’ignorante fierezza nella sua voce, quasi un rigurgito d’importanza  e di orgoglio non mi voleva uscirmi dalla testa e che in un certo senso mi dava da pensare e mi sgomentava di non poco.

L’El Castillo era un rottame di nave sulla quarantina d’anni che avrei dovuto riparare ma che si rivelò talmente malandata da rivelarsi buona solo per un cantiere di demolizione.

La nave era in mano a degli incoscienti che vendevano il loro sapere marinaro a chi li pagava di più, mercenari del mare pronti a tutto anche a vendersi a chiunque, anche al terrorismo islamico pur di far soldi.

Disprezzati dai mussulmani che a suon di dollari, li usavano per i loro turpi scopi, questi manovali del terrorismo islamico, pensavano solo in termini di denaro contante.

Dopo tre mesi di quasi ozio a bordo della nave ormeggiata nel Porto di Sousa a Creta; ero riuscito a convincerli che, per mettere la nave in condizioni di salpare con un minimo margine di sicurezza, mi servivano costosi pezzi di ricambio.

Dopo tante discussioni evidenziati dai fatti, ero stato incaricato di volare a Rotterdam e procurami ciò che mi serviva.

Quel giorno, oltre al biglietto dell’aereo, mi venne anche dato l’ingaggio di tre mesi più un bonus di diverse migliaia di marchi.

Quel Venerdì, prima della mia partenza da Sousa, nell’Alexandra bar, durante una frugale colazione a base di cappuccino, di panini e birra, tra me e il primo ufficiale che in seguito avrebbe assunto il comando della nave ci fu un interessante colloquio a quattr’occhi. 

“Prima che tu te ne vada Chief vorrei sapere se intendi ritornare, ” mi aveva chiesto Henk, di punto in bianco.

La sua domanda era arrivata così, tranquilla, semplice e sincera, tra un boccone e l’altro e, pertanto, meritava una sincera risposta.

“Questo sta ancora scritto nelle stelle Henk; tutta quest’operazione è così irreale, cosi bestialmente sciocca che stento a credere mi stia veramente succedendo. Vedi, tutto quello che ci serve, lo possiamo trovare anche qui a Sousa e, se non lo troviamo, ci basta ordinarlo alla ferramenta del villaggio e in un paio di giorni lo abbiamo a bordo. Pure le cisterne supplementari del combustibile le possiamo trovarle qui nell’isola. Perché allora farle venire con un Tir dall’Olanda? Che pazzia è questa? Poi, anche se riuscissi a farla navigare, tutto sarebbe appeso a un tenue filo in modo alquanto precario. In altre parole, questa nave non andrà da nessuna parte, ormai è diventata un rottame irreparabile.”

“Nemmeno un paio di viaggi nel mediterraneo Chief?”

“La nave è giunta la capolinea, non è solo lo scafo arrugginito e corroso dalla ruggine che mi impensierisce, bensì anche tutti i tubi e le condotte dell’acqua di mare. Quelli sono tutti da cambiare. Infatti, i tubi, così corrosi come sono; possono cominciare a perdere acqua da un momento all’altro e lo faranno di certo quando il motore principale è in moto ed i tubi saranno sotto pressione. Voi avete già sperimentato una volta cosa significa avere una sostanziale perdita di acqua in mezzo al mare. Senza avere a bordo la possibilità di far fronte a un’avaria simile, si può anche affondare. In questi casi non importa dove uno si trova; affonda e basta. Voi siete stati fortunati perché eravate quasi in Porto e questo vi ha permesso di fermare il motore e chiudere tutte le valvole di presa mare e farvi svuotare le sentine dai pompieri; in mezzo all’oceano di pompieri non ne troveresti proprio; là fuori o si galleggi o si crepa.”

A dire il vero ero ormai stanco di ripetere sempre le stesse cose, di fare sempre le stesse esortazioni, di proporre sempre le stesse riparature, me ne volevo solo andare via e basta.

Volevo andarmene via e per un paio di giorni, rintanarmi a Rotterdam nella Pensione Algarve dove, e di questo ero sicuro, mi sarebbe arrivata la notizia della cancellazione dell’operazione.

Forse sarei ritornato per un paio di settimane a casa dai miei per poi proseguire alla volta di Bremen in Germania, per ora però mi bastava andarmene via senza voltarmi e non pensare più la nave. 

Che cosa avremmo potuto ancora dirci noi due, lui il marittimo senza scrupoli politici e sociali, contrabbandiere d’armi e probabile manovale del nascente terrorismo islamico ed io, il marittimo senza Patria e senza Bandiera?

Lo osservai in silenzio, mentre si arrotolava una sigaretta e ordinava due birre a Stella la nostra piccola fata dietro il banco del Bar e non sapevo veramente raccapezzarmi di lui.

Cosa potevo pensare di quest’uomo sulla quarantina che mi sedeva acconto e che sembrava appena uscito da qualche casa del vicinato per prendersi un caffè?

Henk era un padre di famiglia, fiero olandese e fedele alla Regina, ma anche un contrabbandiere d’armi e probabile manovale dei terroristi palestinesi.

Cristo! Che miscela di sentimenti e d’interessi erano rinchiusi in una sola persona!

Henk era sì un patriota ma lo era a modo suo. Era fiero del suo Paese,  e  il resto del Mondo in perfetto stile sciovinista di stampo olandese,  non gli interessava proprio, se non per guadagnarci sopra.

» I politici fanno la stessa cosa, non vedo perché non lo debba fare anch’io. «

Questa era la sua dialettica, la sua unica logica di pensiero. Tutti gli altri i vari colpevoli e le loro vittime non erano affari suoi; per lui non esistevano né gli uni né gli altri. Lui vedeva solo il suo ingaggio e i soldi che ne scaturivano e basta.

Questo era l’olandese Henk; né più né meno che questo.

Secondo lui, come lui guadagnasse i suoi soldi, erano esclusivamente affari suoi.

Lui amava la sua terra voleva bene alla Regina e basta.

Il suo sogno era di racimolare i soldi sufficienti per comprarsi una nave e per questo, nella sua versione del lecito e del giusto, dove il fine giustifica il mezzo; quello che lui faceva, era giusto e legittimo.

Avrei dovuto condannarlo, gridargli in faccia il mio sdegno, ma non potevo farlo  per il semplice fatto che anche se lui era il manovale d’interessi politici e finanziari a me sconosciuti, io, in sostanza ero il suo manovale.

Ero io colui che con il mio sapere e capacità tecniche stavo cercando di rimettere in carreggiata El Castillo, affinché lui potesse compiere il suo turpe lavoro.

Infatti, come lui era il braccio destro di certi interessi criminali internazionali io, nel mio piccolo ero il suo braccio destro, il suo presupposto, quello che avrebbe dovuto permettergli di portare a termine la sua criminale operazione. Ed era proprio per questo fatto che non potevo tirare la prima pietra.

Volessi pero trovare una scusa per me e la mia determinazione di voler riparare la nave e di fornire delle armi al popolo bosniaco e albanese; alla luce dei fatti che davanti ai riflettori e telecamere del Mondo si svolgeva in Iugoslavia, ciò non mi sarebbe stato affatto difficile fare.

Non ero io quello che aveva rotto tutte le leggi sociali del Mondo, non era lui che aveva perpetrato tutti quei massacri e quei macelli di vite umane, di donne e di bambini. Personalmente, come pure lui, anch'io consideravo il blocco navale contro la Iugoslavia, un crimine che aiutava esclusivamente i serbi, i serbo-croati e qualche piccolo eroe della domenica croato a continuare nei loro criminosi interessi politici.

Trovavo gli inutili discorsi del Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan e del suo “passe par tout“ asiatico, un insulto all’umanità.

Secondo il mio credo tutti i popoli hanno il diritto di difendersi e, se necessario, di morire con le armi in pugno e questo sacrosanto diritto, lo avevano anche i bosniaci, gli albanesi e i kosovari.

Se avessimo avuto a disposizione una nave sicura, quel viaggio lo avrei fatto anch’io e questo  non solo per i soldi ma soprattutto per pura convinzione politica e dannazione, Henk ed io con Berny e gli altri due marziani a bordo, avremmo forzato quel ridicolo blocco navale privo di un mandato forte.

Eccome lo avremmo fatto, eccome che ci saremmo riusciti a farlo!

Quello che invece mi disturbava e non poco, era la sua intenzione di eseguire qualche piccolo trasporto navale per Gheddafi e il suo socio, il palestinese Arafat.

Che cosa credeva di poter fare Henk credendo di passarla liscia, nella sua ingordigia di guadagno a tutti i costi? Trasportare armi ed esplosivi per eventuali atti terroristici in Europa forse?

Magari dell’altro esplosivo per i terroristi baschi in Spagna, oppure per far saltare in volo un altro paio di aerei come il volo Pan Am sulla Scozia? Oppure per altri attentati come alla discoteca “La Belle” a Berlino? Oppure, perché no, un'altra Sinagoga o una stazione della metropolitana come a Parigi, o un'altra stazione ferroviaria come quella di Bologna?  Magari strada facendo, si sarebbe potuto  rifornire di armi e di esplosivi i terroristi Corsi e quelli dell’IRA, non è vero?

Il tutto, naturalmente in nome dei soldi e della libertà.

La libertà dei terroristi, dei rivoluzionari e degli anarchici dei dittatori.

Dannazione, non importa come la girassi e la rivoltassi, non mi sentivo di condannarlo senza la condizionale.

Non lo potevo fare, potevo capirlo;  ma mi rifiutavo di partecipare a operazioni simili, perché altrimenti assieme a lui avrei dovuto condannare me stesso e con noi, l’umanità intera.

Non siamo forse noi, le Nazioni Occidentali con i nostri interessi economici che creiamo i presupposti per queste guerre e carneficine?

I politici del Mondo che stingono la mano a un mandante di assassinii come Yasser Arafat e che poi gli danno pure il Premio Nobel per la pace, non sono forse tutti come e peggio di Henk o di me?

Dove diavolo esiste la differenza tra Henk e tutti i politici e perbenisti del Mondo anche nostrani che, dopo l’attentato di Lockerbie in Scozia, denunciarono il bombardamento dei palazzi di Gheddafi come un crimine contro l’umanità, ma non persero una parola di condanna né per Lockerbie né tanto meno per l’attentato alla Discoteca “La Belle” a Berlino?

Tutti quelli che a suo tempo stettero zitti quando videro cadere il cadavere di Jürgen Schumann, il pilota della Lufthansa dalla cabina della Landshut, ucciso a sangue freddo davanti alle telecamere di tutto il Mondo dai terroristi palestinesi, su diretto ordine di Yasser Arafat, non sono forse uguali a Henk e me? Prigionieri dei loro interessi e delle luci delle loro città?

Dannazione, dov’è la differenza?

Tutti noi dovremmo ora ascoltare l’opinione dei bambini del Mondo, sia da una sia dall’altra parte della barriera politica ideologica e religiosa.

Dovremmo ascoltare le accuse dei bambini Iugoslavi, dei bambini della Palestina, dei bambini d’Israele, di quelli dell’Angola e del Mozambico, dovremmo ascoltare i racconti e i pianti dei bambini soldato nel Congo e non solo quelli, ma anche il pianto dei bambini sudamericani o asiatici; perché solo loro ci possono accusare e giudicare e assieme a noi, l’umanità intera.

Infatti, noi tutti, noi cristiani e noi mussulmani, noi cittadini di ponente e di levante, noi tutti insieme non siamo altro che tanti Henk senza nome e senza faccia, prigionieri dei nostri interessi, colpevoli e allo stesso tempo vittime dei nostri intrighi ma, soprattutto, senza alcuno scrupolo o pudore, imperterriti e quasi refrattari al dolore altrui e noncuranti della morte di tanti bambini; noi tutti,  non siamo altro che gli artefici e i distruttori delle nostre stesse culture e delle nostre rispettive civiltà.

Solamente i bambini del Mondo potrebbero incriminarci e accusarci. Tutti gli altri, i cosiddetti esperti, i civilizzati, i devoti cristiani e islamici, i bravi europei, asiatici e americani che siano; dovrebbero avere tutti la compiacenza di tacere e di vergognarsi. Tutti costoro dovrebbero inginocchiarsi e pregare Iddio che non cambi pagina, perché se dovesse veramente farlo e tipi come i fondamentalisti islamici dovessero prendere possesso delle nostre città, allora ne vedrebbero veramente di cotte di crude.
 
Sembra scrito  oggi, ma questo non è che un piccolo assaggio tratto dal mio libro. Il Caso della MN El Castilo. Ein Haufen von ´Vollidiote ist am Werk. Pubblicato nel 2004 e per ora fuori circolazione.

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