La Storia dell'odierna
Marina Mercantile comprende tutte le Storie ed eventi che l'umanità nei secoli
passati; ha scritto durante il suo cammino.
Pertanto una storia della Marina Mercantile non è composta di sole
navi, di commercio e guadagni, ma è anche la Storia di uomini formati dalla particolare vita della Gente di Mare, grama e complessa finché si vuole, ma anche sana e schietta e non certo adatta a ci soffre di mal di mare.
Pertanto una storia della Marina Mercantile non è composta di sole
navi, di commercio e guadagni, ma è anche la Storia di uomini formati dalla particolare vita della Gente di Mare, grama e complessa finché si vuole, ma anche sana e schietta e non certo adatta a ci soffre di mal di mare.
È una Storia di Popoli, di
conquiste edi sconfitte ma anche di tragedie, di drammi umani ed ecologici e di morte.
Gli antichi romani dicevano
che la navigazione e il commercio via mare, sono necessari,
indispensabili, all'evoluzione e alla sopravvivenza dei popoli.
Questo, è vero, ma vale veramente per tutti i Popoli?
Durante la sua omelia per
il 150. Anniversario della Missione Marittima a Bremen il 14 Agosto del 2004,
il Pastore Missionario Peter Bick ci ricordò che la navigazione non portò
solamente benessere, bensì anche morte e distruzione.
Nei secoli passati, la
scomparsa d’intere popolazioni non avvenne in seguito a guerre locali tra le
varie Tribù; queste scaramucce tra villaggi non comportavano mai lo sterminio
d’intere Popolazioni.
L'annientamento quasi
totale di culture e antiche civilizzazioni arrivò sotto forma di malattie e si
nascondeva persino nelle usanze e costumi imposti loro dai valorosi
conquistatori che nel nome di Dio soggiogarono interi continenti.
Fu una scomparsa quasi
silenziosa quella che nel corso di un paio di secoli, attanaglio e annientò
interi popoli, sviluppatisi al difuori dalla sfera del cristianesimo europeo.
Fu una pandemia veloce e
spietata che in poco tempo sterminò Popoli antichissimi che nel corso dei
millenni avevano sopravvissuto cataclismi e catastrofi di ogni genere.
Molti di noi con un
volgare perfido cinismo e autentica cattiveria, chiamano questi vergognosi
eventi: "La Selettività di Madre Natura".
Altri più crudelmente
ancora, come se veramente avessero facoltà di Vita e di Morte sugli altri, la
chiamano addirittura: Evoluzione.
Tutto questo in realtà non ha niente a che vedere con l'Evoluzione.
Personalmente ritengo che il termine, “Progresso,” dovrebbe indicare il miglioramento della Vita su questa Terra, non la distruzione del Pianeta, non lo sterminio d’interi Popoli,
Tutto questo in realtà non ha niente a che vedere con l'Evoluzione.
Personalmente ritengo che il termine, “Progresso,” dovrebbe indicare il miglioramento della Vita su questa Terra, non la distruzione del Pianeta, non lo sterminio d’interi Popoli,
senza contare poi, che
tutto questo scempio non porta ad altro che al nostro stesso sterminio.
La stagnazione e
conseguente degenerazione dei valori umani, lo sterminio dell'umanità stessa;
iniziarono quando si affermarono i principi del guadagno a tutti i costi e la
ricerca sfrenata di ricchezze e potere.
Nella sua Predica il
Pastore Bick ci raccontò della Tribù Indiana dei Timucuan che fu scoperta dagli
spagnoli nell'attuale Florida, scoperta, battezzata, civilizzata e distrutta.
A quel tempo si scriveva
l'Anno del Signore 1565, nemmeno 200 Anni dopo, nell'Anno del Signore 1729
moriva l'ultimo rappresentante dei Timucuan.
Cosi come gli altri prima
di lui, anche l’ultimo dei Timucuan,
morì grazie agli usi e costumi imposti dai conquistadores spagnoli e
tutto questo naturalmente nel nome di Dio e del re.
Solamente nel Continente
Nord -americano morirono quaranta milioni di persone e sembra che a quel tempo i
superstiti invidiassero i morti e che, piuttosto che vivere in modo a loro
alieno e crepare lentamente di stenti, di malattie e pestilenze varie; sperassero
di morire presto.
I tesori e gli El Dorado
loro rubati, servirono poi a mettere le fondamenta della nostra moderna società
industriale, a costruire navi ancora più grandi e veloci, a creare nuovi Imperi
e a soggiogare ancor più popoli.
Oggi giorno le cose
appaiono naturalmente differenti, ma siamo convinti che lo siano davvero?
Mentre per molti di noi le
moderne flotte mercantili sono considerate come anello di congiunzione tra i popoli e i continenti, e assolutamente indispensabili allo sviluppo e al commercio; diversi popoli del Terzo Mondo al contrario, le guardano come l'unica via di
salvezza dalla miseria e dalla povertà cronica.
Proprio per questo e
solamente per questo; i pochi sopravvivranno ancora per un poco, mentre i molti
moriranno.
I pochi, i giovani, gli
intelligenti tra loro, sopravvivranno perché si adegueranno al nostro decadente
stile di vta,
in questo modo però
priveranno il loro Mondo della loro presenza e del contributo necessario
alla continuazione della loro civiltà e cultura, rendendone più rapido il
declino.
Molti dei pochi
diventeranno Medici, ma non praticheranno in Africa o in Asia o in Oceania, nei
loro villaggi, o Isole, bensì negli ospedali e nelle cliniche dell'uomo bianco,
con lauti guadagni e buone prospettive di carriera, mentre nei loro villaggi i
nativi creperanno per mancanza di cure adeguate, di stenti e di fame.
Molti di loro moriranno,
non perché oggi la marina mercantile è portatrice di morte, moriranno perché
vorranno scimmiottarci e vivere come noi, dimenticandosi delle loro sane usanze
e costumi.
Vorranno fare come noi, ma
con la loro mentalità, non con la nostra e questo aprirà e apre la strada alle
violenze, alle carneficine, alle stragi alle guerre che ogni giorno si leggono sui giornali.
Alla fine, quali provetti
giocolieri, armati sempre di nuove idee e illusioni, pronti a illuderci e a
illudere fino alla fine, proprio a causa della nostra magna ingordigia, sará il
nostro turno a soccombere ai mali che noi stessi abbiamo scatenato.
Oggi giorno, senza il
commercio via mare da noi si spegnerebbero le luci, tutto si fermerebbe in modo
definitivo e ultimativo e molti di noi semplicemente perirebbero perché ormai
non siamo abituati a una vita anche solo di poco diversa dall'attuale;
questo, perché troppo inesperti, nel sopravvivere con poco, ma anche
perché labili di mente e deboli di carattere.
La maggior parte però
morirebbe perché abbiamo dimenticato come si fa a vivere senza energia
elettrica, abbiamo dimenticato molte arti artigiane, non sappiamo più usare
un'incudine e un martello per costruirci un aratro, ci siamo resi schiavi degli
automatismi e abbiamo avvelenato le nostre fertili terre al punto che senza
sostanze e concimi chimici non riusciremmo più nemmeno a far germogliare la
gramigna.
Distruggiamo foreste
vergini, habitat naturale della flora e fauna tropicale; le trasformiamo in
piantagioni per palme di noci di cocco per farne combustibili sintetici.
Convertiamo in deserto,
migliaia di chilometri quadrati di Foresta Vergine ogni Anno per estrarre
minerali preziosi e idrocarburi e non ci accorgiamo che cosi facendo ci stiamo
ammazzando tutti quanti.
Non conosciamo più
l'umiltà, la nostra ignoranza e la nostra cupidigia ci impediscono di essere
umili.
Parole come amor prossimo o
rispetto dell'altro, del diverso, del meno agiato e fortunato ci sono aliene.
Solamente l'avidità ci
sprona avanti.
Solamente la brama di
comandare, di voler farsi vedere più savio e intelligente degli altri, di
dominare gli altri, tutto questo influenza il nostro fare e ci comportiamo di
conseguenza, senza ritegno e senza scrupoli, senza nemmeno arrossire.
Pochi invece percepiscono
il trasporto marittimo come fonte di distruzione del loro mondo, questi ultimi
sono quelli che hanno gli occhi aperti, e vedono bene come viviamo e cosa
stiamo facendo al Pianeta.
Questi ultimi per loro e le
loro Isole sparse nelle vastità dell'oceano Pacifico.
La nostra civiltà; è un araldo di Morte.
La nostra civiltà; è un araldo di Morte.
»La vostra civiltà ci ha
portato solamente distruzione e ha fatto perdere l'identità nazionale a molti
di noi. Chief, il vostro Mondo da noi ha rovinato tanta brava gente e ora sta
distruggendo le nostre Isole,« mi disse una sera uno dei nostri marinai delle
Isole Kiribati, durante una nostra conversazione a Bordo della MN. NEMUNA, dopo
che mi aveva mostrato un Video del suo vasto Mondo insulare nel bel mezzo
dell'oceano Pacifico.
Il Giovane mi aveva
mostrato un Video delle sue Isole, di villaggi senza luce elettrica, di capanne
fatte con foglie di Palme, del modo tradizionale che aveva la sua gente di
cucinare il cibo, in prevalenza pesce avvolto in foglie di Palma e messo a
lessare in una cuna nella sabbia, sopra delle pietre riscaldate al fuoco
aperto.
Mi aveva fatto vedere la
sua capanna, dove viveva con sua moglie e i suoi due bambini, e il piccolo
generatore portatile di corrente elettrica, che si era potuto comprare
lavorando sulle navi.
Mi aveva parlato di antiche
usanze, di come pescavano e anche spiegato che loro chiedevano al mare e alla
Terra solo quanto bastava per vivere.
Quella Sera mi aveva
raccontato degli uragani e degli tsunami immortalati nelle loro leggende e
racconti, e ai quali nel corso dei secoli e millenni i suoi antenati avevano
sopravvissuto.
Me ne stavo li, quasi
rapito dai suoi racconti, ascoltavo quasi con umiltà queste storie di cose
lontane e il ricordo, il rumore di vite da me mai vissute ma ben radicate e
piantate nel profondo della mia memoria; balzavano prepotenti nella mia
percezione, ricordandomi dei mondi passati.
Il ragazzo aveva buttato
quella frase, come se fosse un gioco di parole, una frase da convenevoli,
da Small Talk, ma nel mio essere, essa tuonò come un colpo di Fulmine e che ora
continuava a rimbombarmi in testa: »La vostra civiltà ci ha portato solamente
distruzione e ha fatto perdere il valore della Vita a molti di noi. Chief, il
vostro mondo da noi ha rovinato tanta brava gente e ora sta distruggendo le
nostre Isole.”
Poi mi mostrò un altro
Video di spiagge erose dal livello dell'oceano che inesorabilmente pian piano
si alzava, mi fece vedere pozzi d'acqua potabile ormai contaminati dalla
salsedine, di terreni distrutti dal sale, di Palme stecchite e abbattute
dall'erosione marina, di Isole ormai semisommerse e quasi inabitabili.
»Vedi Chief, noi siamo
sopravvissuti a tutto questo, gli Tsunami gli Uragani, perfino agli Inglesi:
quelli vennero e chissà poi con quale diritto, ribattezzarono le mie Isole in
Isole di Gilbert , ma dato che da noi non c'era niente da rubare ci lasciarono
in pace e dopo un poco se ne andarono via. È il vostro senso di civiltà e
cultura che distruggerà il nostro habitat, questa volta, però anche il
vostro mondo e voi tutti, perirete con
noi.«
Diversi Anni prima a bordo
della Motonave AMRUM, due giovani marinai russi mi spiegavano che, secondo
loro; noi occidentali eravamo ormai sulla via del declino, avvelenati e
accecati dalla nostra stessa scempiaggine e crudeltà verso noi stessi.
Ora mi sentivo dire da un
giovane marinaio delle Isole Kiribati che gli Europei erano paragonabili a un
nugolo di fameliche cavallette che migrano da un campo fiorito all'altro
distruggendo tutto al loro passaggio.
In un certo senso non
potevo dargli torto, il nostro senso d’inciviltà verso noi stessi, ci porta a
incolpare il mondo, gli altri sono per noi la colpa e la fonte di tutti i
nostri guai e dei nostri mali.
Il Sistema di cui facciamo
parte e che noi stessi, con le nostre vigliaccherie e servilismi e cupidigie abbiamo
contribuito a creare è ciò che ci siamo
dati e sempre più spesso, ci dimentichiamo che in fondo tutto questo è colpa
nostra.
Non ci piace nemmeno
sentircelo ricordare.
La parte peggiore di noi in
tale caso s'inalbera e, dimenticandosi stoicamente dei propri difetti e vizi,
accusa con perspicacia e far da sapientone gli altri dei propri mali, ma se ci
soffermiamo per un momento a riflettere ci accorgiamo che per gli altri, gli
altri siamo noi.
Non potei però fare a meno di ricirdare al mio subalterno che pur quanto lui ci rinfacciava il nostro modo di vivere e esaltava quello dei propri avi, lui stesso si era imbarcato sulle navi mercantili dell'uomo bianco prorpio per potersi permettere tuttale le anemità tecniche che il mondo dei bianchi si è costruito.
Non potei però fare a meno di ricirdare al mio subalterno che pur quanto lui ci rinfacciava il nostro modo di vivere e esaltava quello dei propri avi, lui stesso si era imbarcato sulle navi mercantili dell'uomo bianco prorpio per potersi permettere tuttale le anemità tecniche che il mondo dei bianchi si è costruito.
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