La maggior parte
degli italiani sdegna la verità degli altri.
Le verità degli
altri, le tante verità di tutti gli altri per molti italiani non contano,
vengono subito classificate come invidia, goffa e malaugurata critica, e
catalogate come distorsione dei fatti.
In parte ciò è
vero.
La vulnerabilità
sociale delle società Italiana è palese a tutti e ci vogliono ben più che frasi
fatte e squilli di tromba per
consolidarne le infrastrutture, per far questo ci vuole rispetto degli altri,
considerazione delle necessità e dei diritti del prossimo e sincerità verso se
stessi.
Bisogna insomma
avere il coraggio di usare il proprio cervello e non cadere nella tentazione di
saltare sul carro del più forte o di chi per quale ragione poi anche, reputiamo
tale.
Oramai la società
Italiana nel corso dei secoli è stata debitamente avvisata dalla Storia su cosa
significa arrivare troppo tardi, non essere pronti alle richieste
dell’evoluzione sociale significa sprofondare nel caos, dove ognuno, con il
cuore in gola corre come il cane dietro alla sua stessa coda, fino al completo
esaurimento delle sue forze.
La caratteristica
che porta gli individui a considerarsi qualche cosa di speciale e di eletto e
non, come una goccia d’acqua, sia pure con le sue ben definite caratteristiche
che la distinguono da tutte le altre ma anche parte indelebile della grande
Onda in un oceano di Onde, ha del tragicomico e del narcisismo unico al Mondo.
Questa è una
malattia, la malattia che scaturisce dalla prospettiva del rospo che voleva
diventare un bue, o del bue che voleva diventare un elefante, o della spaccapietre
che voleva diventare una montagna.
Alla base
dell’idiozia umana troviamo la presuntuosità, vale a dire, l’assoluta certezza
di aver ragione e di essere superiore agli altri.
Mentre per gli
antichi greci gli “idiotes” erano persone uniche, semplici ma speciali, per gli
antichi romani infetti già allora dal virus del narcisismo e da quel senso di
irrazionale superiorità che prima li rese pigri e letargici, e poi vulnerabili
alle invasioni di altre civiltà, sicuramente meno colte, gentili e raffinate,
magari forse rozze al paragone, ma dannatamente micidiali e distruttrici, così
che infine, proprio a causa della loro idiozia in versione latina, furono
semplicemente inghiottiti dalla Storia e tutto quello che di loro è rimasto son
quattro ruderi e i saggi e gli splendori dei tempi antecedenti la loro idiozia,
gli idiotes appunto, erano i grulli, che vivono nel buio dell’ignoranza.
Che differenza di
interpretazione di un termine, non ti pare?
Mentre per gli
antichi greci “idiotes” significava essere qualche cosa di speciale e positivo,
più tardi per l’antica romana, idiota, quasi a disdegno della cultura altrui,
era sinonimo di ignoranza.
Italico disprezzo
per il sapere e la capacita altrui si evidenzia proprio in questa
interpretazione del termine “idiotes” positivo per gli antichi greci, negativo
nell’antica Roma.
L’intransigenza
del pensiero è qualche cosa di spaventoso, di allucinante e di un’arroganza
tale da allontanare qualsivoglia forma di dialogo e svolgimento costruttivo del
pensiero in sé.
La matrice
dell’italico pensiero è presto detta, se non sei italiano non sai, non puoi
sapere, e se sei, chi sei, o peggio ancora, chi ti credi di essere?
Il “chi sei” o la forma ancor più negativa e
spregevole, “chi ti credi di essere” nasce dal culto del narcisismo, che portò
alla scomparsa dell’impero romano e che porterà alla dissoluzione della cultura
Italiana e alla sua immersione e comunione con quella islamica, questo, quando
nei prossimi decenni il fattore demografico si renderà dolorosamente palese.
In quel momento ci sarà una fusione di culture
mediterranee che difficilmente si svolgerà in maniera ordinata e pacifica.
Dove, e questo sia ben chiaro, nessuna delle quali
sarà quella di prima.
Nel tutto ora
mettici i vari raggruppamenti di clan criminali che “attanagliano” la società
Italiana, tanto per usare termini teatrali di eccelse e lungimiranti tesi che
come funghi spuntano oggigiorno dal sottobosco in cerca di applausi e consensi
e guarda cosa salta fuori.
Il narcisismo
dell’italico pensare sfodera il meglio di se, e biasimando il resto del mondo e
le sue molteplici verità, si rinchiude nel suo guscio pieno di presunzioni e di
cliché verso Dio e verso i Popoli della Terra e con sdegno e sufficienza,
aralda al Mondo il suo ponderato e arguto elucubrato e scaglia i suoi anatemi a
destra e a manca.
Miseriaccia nera,
che assordante rumor di ferraglia mentale sale ai cieli o scende fin giù negli
ultimi scantinati della Terra a rischiare le tetre e ottuse umane menti nei
tuguri del mondo.
Spesso,
ascoltando le varie interviste televisive, de i vari “idiotes” come Eco o
Ruscoli, oppure quelle che i piccoli opportunisti politici come i vari Leoluca
Orlando o Buttiglione, concedevano alle varie Iene della tv tedesca, a degli
aspidi velenosi come la Sandra Maischberger o quell’altra Belva l’Anne Will, mi
domandavo di che cosa si dette eccelsi italiche menti stessero parlando.
Ci volle un poco
prima che riuscissi a capire che in fin dei conti costoro, abilmente
teleguidati dalle feline (magari ora un po’ sdentate e spelacchiate) della tv tedesca
come senza dubbio lo sono la Maischberger e la Will, non conversavano, non
discutevano, non facevano il punto delle loro tesi filosofiche o opinioni politiche,
bensì sotto le sapienti sferzate di quelle fantastiche Iene mediatiche, in modo
maestrale e capace davano solamente sfoggio della loro primordiale e innata “Urdummheit”
=idiozia primordiale” versione antica Roma!
Ed erano pure
felici e contenti di farlo.
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