sabato 18 agosto 2012

LA TECNICA NON UCCIDE A QUESTO CI PENSA LA CRIMINALITÀ POLITICA ORGANIZZATA.

TUBAZIONI AGGIUNTIVE SENZA FILTRI: ITAL: GREEN 2006


15703/2010

Immissione diretta dei gas nell'ambiente

Saranno stati nottambuli ed “elucubratori” della notte anche i carabinieri della sezione Noe (Nucleo Operativo Ecologico) quando, sulla base delle indicazioni dell’Anpana (Associazione con compiti di polizia ecozoofila),effettuarono controlli e posero i sigilli all’impianto Ital Green Energy il 15 Giugno 2006.
Solo quattro anni fa.
“«L' impianto per l' emissione dei fumi era stato modificato rispetto al progetto approvato dagli organismi di controllo. C' erano tubazioni aggiuntive poste all' interno del circuito di scarico, tali teoricamente da consentire l' immissione diretta dei gas nell' ambiente, aggirando i filtri».

Da Repubblica del 15 Giugno 2006

Quando i Noe si presentarono in via Baione per i controlli, l’impianto non era in funzione. Ma era impossibile non notare “qualche tubo posticcio”- non presente nel progetto- che fece scattare il sequestro cautelativo.
Ovviamente i proprietari contestarono e dichiararono che la centrale “ha ottenuto recentemente la certificazione Iso 14001», in una strategia di «impegno per il continuo miglioramento delle prestazioni ambientali». Tutte le analisi, quelle di routine e quelle periodiche, «sono a completa disposizione delle autorità»”
L'esito della vicenda non ci è noto.
Sappiamo solo che, nonostante i sigilli, l’impianto continuò a funzionare poiché fu concessa la “«facoltà d' uso», legata al rispetto delle prescrizioni date ai responsabili”, anche se secondo gli 007 dell’ambiente la centrale creava  “«un alto tasso di inquinamento prodotto dall' emissione di ceneri, polveri e fumi di provenienza incerta», come da dichiarazioni del tenente Gennaio Badolati. (fonte: Repubblica 15 Giugno 2006)
A questo punto, avrebbe detto Lubrano, la domanda nasce spontanea!
Vorremmo chiedere al dirigente Renna:
Come si è concluso il sequestro? A cosa servivano i tubi “posticci”? Chi garantisce ai cittadini il corretto funzionamento dell’impianto (che in ogni caso non produrrebbe vapore acqueo ma tutte le sostanze descritte nel precedente articolo)?
Infine una domanda fino ad ora sottovalutata: chi controlla il tasso di inquinamento e lo sversamento delle acque reflue frutto di questa attività?
Fermo restando che l’obiettivo comune è capire ed approfondire, per fugare ogni giusto dubbio- non certo rovinare aziende serie ( se tali sono) e famiglie di lavoratori- riconfermiamo alla proprietà ed alla dirigenza della Ital Green Energy la nostra disponibilità per un’intervista chiarificatrice.
Cosa ci guadagniamo? La scheda tecnica.
Data la grande confusione relativa a termini ed alle funzioni degli impianti presenti a Monopoli, abbiamo deciso, con il supporto tecnico dell’ing. Deleonibus (che ha trattato l’argomento approfonditamente, arrivando anche in Giappone per un brevetto), di chiarire gli aspetti fondamentali.
Suffissi a parte- L’uso di suffissi quali bio o termo, oltre ad essere scorretto da un punto di vista tecnico, può anche essere considerato forviante per l’effettiva comprensione. Chiamiamo dunque le cose con il loro nome.
Secondo la direttiva 2000/76/CE “sono «impianti di coincenerimento»: qualsiasi impianto fisso o mobile la cui funzione principale consiste nella produzione di energia o di prodotti materiali e che utilizza rifiuti come combustibile normale o accessorio o in cui i rifiuti sono sottoposti a un trattamento termico a fini di smaltimento.
Se il coincenerimento avviene in modo che la funzione principale dell'impianto non consiste nella produzione di energia o di prodotti materiali bensì nel trattamento termico dei rifiuti, l'impianto è considerato un impianto di incenerimento ai sensi del punto 4.”
Quindi, secondo la normativa europea, l’impianto Ital green sarebbe un impianto di coincenerimento (può utilizzare CDR come combustibili accessori e produce energia).
Qual è la differenza con un termovalorizzatore? In realtà la dicitura è sbagliata per motivo: questi impianti non “termovalorizzano” i rifiuti… semmai inceneriscono.
E’ vero infatti che attraverso il processo di combustione producono energia, ma a costi insostenibili. Per la messa in moto e la combustione, l’impianto consuma molta più energia di quella prodotta.
Non solo.
Per una tonnellata di immondizia, in seguito alla combustione, si  producono circa dai 280-300 Kg di ceneri pesanti. Oltre le ceneri vengono prodotte circa 30 kg di ceneri volanti che sono sottilissime e cancerogene, 25 kg di gesso e 650 kg di acqua calda e sporca.
Come mai?
Bruciare è un processo chimico di ossidazione. Per far avvenire qualsiasi ossidazione serve ossigeno, che ha una sua massa. Per motivi tecnici occorre anche aggiungere acqua, ammoniaca, carbonati, calce. Per cui a una tonnellata di immondizia si deve aggiungere una tonnellata di altro materiale. In pratica abbiamo raddoppiato la massa iniziale dei rifiuti. All’uscita troveremo due tonnellate di materiale.
E’ chiaro che per depositare quei 280-300 kg di ceneri devono per legge finire in discarica e queste ceneri sono immensamente più tossiche rispetto a una normale discarica.
Cosa si guadagna?- Se per il funzionamento di un impianto di coincenerimento occorre più energia di quella prodotta e se nell’incenerimento produciamo più rifiuti di quelli prodotti…cosa ci guardagnamo? Noi niente, in effetti.
Ma il gestore dell’impianto si.
In Italia questa modalità di produzione è considerata come "da fonte rinnovabile" alla stregua di idroelettrico, solare, eolico e geotermico. Pertanto chi gestisce l'inceneritore può vendere all'Enel la propria produzione elettrica ad un costo circa triplo rispetto a quanto può fare chi produce elettricità (vendendola all'Enel) usando metano, petrolio o carbone. I costi di tali incentivi ricadono naturalmente sulle bollette. Infatti i cittadini pagano il cosiddetto CIP6 : un sovrapprezzo del 6-7% del costo dell'energia elettrica, che viene addebitato direttamente in bolletta.
In pratica, siamo noi a retribuire i gestori (Marseglia compreso).
Da notare che per questa “interpretazione” della normativa, L'Unione Europea ha inviato una infrazione all'Italia per gli incentivi dati dal Governo per produrre energia bruciando rifiuti inorganici e considerandola come "fonte rinnovabile" (ovviamente i cittadini pagheranno anche quella!)
Polveri e filtri- Sicuramente un coinceneritore non produce vapore acqueo. E’ bene chiarirlo! Questi impianti sono responsabili della diffusione di idrocarburi aromatici policiclici, di policlorobifenile (PCB), di metalli pesanti, quali piombo, zinco, rame, cromo, cadmio, arsenico, mercurio e di furani; inoltre, come qualsiasi processo di combustione, rilasciano
nell’aria polveri sottili, la cui quantità emessa aumenta al crescere della temperatura (specialmente il particolato ultrafine Queste polveri sono capaci di entrare nel nucleo delle cellule, senza ledere nè la membrana cellulare, nè la membrana nucleare, come se avessero una chiave per entrare in una porta e giungere al DNA. Interagendo con il DNA sono capaci di scombinarlo in modo imprevedibile. Scombinare si intende cambiare il “libretto d’istruzioni” di una cellula la quale una volta alterata non è più in grado di riprodursi normalmente. In genere una cellula danneggiata ha la capacità di autoeliminarsi. Questo processo si chiama apeptosi. Può accadere però che alcune cellule possono perdere la proprietà biologica dell’apeptosi per cui anziché autoeliminarsi si riproducono in modo anomalo. Queste col tempo le masse anomale diventano cancri.
Policicli e policlorobifenile- Noti anche con l'acronimo IPA o PAH nell’acronimo inglese, sono idrocarburi costituiti da due o più anelli aromatici, Pur essendo lo studio di queste miscele particolarmente complicato, è stato comunque dimostrato che l’esposizione alle miscele IPA comporta un aumento dell’insorgenza del cancro.
Cadmio- Questo ha mostrato un danno genotossico da stress ossidativi con accumulo nel sistema nervoso centrale, renale ed epatico e inoltre è causa di malformazioni fetali e cancerogenesi a carico di diversi tessuti. Naturalmente nel corso degli ultimi vent’anni sono stati fatti molti passi avanti, nel tentativo di rimuovere i macroinquinanti derivanti dall’incenerimento e presenti nei fumi (ad es. ossido di carbonio, anidride carbonica, ossidi di azoto e gas acidi come l’anidride solforosa) e di abbattere le polveri.
Diossine  Le diossine sono prodotti organici, relativamente pesanti che cadono al suolo velocemente anche a parecchi km di distanza dagli inceneritori o dalle fonderie che sono ottimi produttori di polveri secondarie. Gli inceneritoristi sostengono che il problema delle polveri è risolto con l’utilizzo di filtri di ultima generazione.
Qui occorre fare una premessa. Le polveri primarie che si formano dove avviene la combustione si distinguono in polveri filtrabili e polveri condensabili. Le prime passano attraverso il filtro, le seconde condensabili oltrepassano il filtro come gas e si formano come polveri oltre. I filtri di ultima generazione, in realtà hanno efficacia solo sulle polveri primarie filtrabili mentre non hanno nessuna efficacia sulle primarie condensabili e sulle secondarie.
Le polveri filtrabili primarie sono le più grossolane, per cui le meno nocive. Considerando anche che i filtri catturano circa il 5% di queste polveri primarie, una volta catturate dove le metto? Ritornano in ambiente.
Le patologie derivanti dall’inalazione sono: cancro, malformazioni fetali, Parkinson, Alzheimer, infarto ed ictus. Lo comprovano migliaia di studi scientifici.
L'Institut de Veille sanitaire francese ha infatti pubblicato di recente i risultati allarmanti, passati sotto silenzio, di uno studio sull'incidenza del cancro in prossimità di cosiddetti “termovalorizzatori”: si è riscontrato un aumento dal 6 fino al 22% di diverse patologie neoplastiche
La soluzione ideale- Il problema dei rifiuti è fortemente sentito e l’incenerimento è il modo più efficace per toglierli dalla strada (e portarli dentro l’uomo)
Cosa fare?
In realtà la strada è già ben indicata nelle direttive europee: riduzione, raccolta differenziata e  riciclaggio, recupero energetico senza  combustione (fermentazione anaerobica della frazione organica) e, solo per ultimo, il recupero energetico con combustione
Un esempio positivo ci arriva da due città enormi come Los Angeles (quattro milioni di abitanti) o San Francisco (850 mila abitanti). Queste città non hanno inceneritori. Hanno coinvolto
ragazzi disoccupati istruendoli con corsi di merceologia. I ragazzi prendono i materiali differenziati forfettariamente dai cittadini e li raffinano ulteriormente. Ad esempio, una bottiglia di plastica la suddividono in varie parti. La bottiglia che è fatta di poleitilenpersalato segue un percorso. Il tappo che è fatto di polietilene un altro, la carta intorno la bottiglia viene separata. Il tutto viene rivenduto. I tappi venduti come rifiuto vengono 60 centesimi di euro al kg, mentre noi li bruciamo. Le lattine delle bibite sono fatte di alluminio che è già stato estratto dalla miniera di bauxite per cui, se la riciclo, non devo più estrarre da altre miniere, consumando materia prima ed energia. Vendo quell’alluminio a chi fa biciclette o infissi, con un guadagno. Tutto il putrescibile, anziché portarlo in discarica o in inceneritore lo portano fuori città. Uso finale è compost da prato che vendono a caro prezzo anche a noi. Chi gestisce tali impianti offre  lavoro a molte persone e trae profitto semplicemente rivendendo rifiuti senza inquinare. Se Brescia fosse trattata come San Francisco, senza inceneritori la stessa quantità di immondizia darebbe lavoro a 3000 persone, contro le circa 80 che lavorano nel termovalorizzatore di Brescia, dove tra l’altro gli italiani spendono alcune centinaia di migliaia di euro per mantenere l’inceneritore. La stessa quantità di immondizia riciclata avrebbe prodotto un reddito netto di 2.800 mila euro creando 3000 posti di lavoro. Senza inquinare!

L’Ital green autorizzata a bruciare CDR.
Romani sui termovalorizzatori

Un termovalorizzatore a Monopoli? Non è cosa poi così difficile da immaginare. In realtà, qualcosa di questo genere già esiste, ed è lo stabilimento Ital Green in via Baione. In pochi sanno infatti che già nel 2004 il suddetto stabilimento è stato autorizzato a bruciare CDR (combustibile derivato da rifiuti).
Con determinazione 133 del 30 luglio 2004- Giunta Leoci a Monopoli-  la Provincia di Bari autorizzava l’Ital green Energy ad integrare nell’impianto di recupero energetico sito a Monopoli, con CDR, ovvero Combustibile Derivato da Rifiuti. Con una seconda determinazione ammorbidisce i parametri individuati per la concessione (monitoraggio e quantitativi), e nella stessa, l’Ital Green dichiara di poter funzionare solo con combustibile CDR. Non risultano dalla nostra ricerca altre determine che annullano la concessione.
Abbiamo portato i documenti in questione al Sindaco.
Eravate a conoscenza della cosa?
“No, veramente non eravamo a conoscenza, almeno io. Passerò comunque i documenti all’assessore Rotondo per le opportune verifiche."
In un incontro con la Poli Bortone avevi affermato che “Non dobbiamo chiudere le porte a prospettive di informazione e di scelte che spesso quando il nodo si stringe ed arriva al pettine fa male.
“Penso che tutte le politiche energetiche debbano partire dal basso e non dall’alto. Io non ho timore di dire che nel nucleare se non si comincerà dal basso e non si comincerà a fare una politica per decreto, credo che morirà presto. Nel senso che comincerà un percorso, ma siccome questi sono percorsi lunghi, sono certo che fra tre anni quando arriverà il prossimo governo, bloccherà tutto e cominceremo i cosiddetti pendolarismi energetici (percorsi non condivisi e decisioni differenti che non portano ad un risultato). Io credo che su queste questioni si debba agire un po’ come per le riforme costituzionali. Cioè, non si può non condividere un percorso anche perché il passato insegna che rinvia e rinvia arriva un momento in cui non puoi più rinviare e fai figuracce come la questione dei rifiuti di Napoli, nella quale non abbiamo certo esportato un modello civile nel mondo. Ed io ricordo all’epoca che tutti i componenti delle giunte regionali si affannavano per capire cosa avevano fatto, ma la realtà era che su questo argomento erano stati molto reticenti.
Allora, la mia idea è che io non chiudo gli occhi e le orecchie davanti a nulla. Né al nucleare, né men che meno ai termovalorizzatori, che oramai sono tecniche che in Italia esistono, che sono presenti in contesti sviluppati ed antropizzati anche dal punto di vista turistico.
Quindi ritengo che il termovalorizzatore sia in realtà l’anello che chiude il ciclo dei rifiuti- perché il compostaggio presente a Gioia o quello nuovo a Conversano in realtà non chiude il ciclo sulla gestione dei rifiuti, ne riduce l’impatto sulla discarica, ma non chiude il ciclo.
Le politiche energetiche dovrebbero essere condivise dalla base mediante campagne di sensibilizzazione, di informazione, ma è ovvio che se la formazione e l’informazione deve essere tale, deve esserci una condivisione politica, perché se cominciamo a fare delle politiche a “botte di maggioranza” il pericolo della strumentalizzazione su un argomento del genere è un pericolo reale… e se si strumentalizza su questi argomenti è chiaro che si comincia a fare, secondo me, una politica di bassissimo e ristrettissimo respiro. La mia idea è quindi innanzitutto quella di una condivisione politica, di informazione per la cittadinanza ed infine di attuazione."
Crede sia possibile con la nostra classe dirigente prendere decisioni di questo genere? Parlo di controlli, che non ci sono, parlo di Ital Green e di molte altre realtà che presentano spesso aspetti non chiari. Come pensa di sopperire ad una tale mancanza?
“Questo dei controlli è un fatto verissimo, è un fatto serio. C’è una percezione in giro che in effetti anche davanti a delle norme, a dei decreti regionali, a delle leggi  regionali, a dei decreti legislativi che impongono tabelle, parametri per il controllo, la produzione di carte superi la sostanza di quello di cui si parla. C’è questa sensazione diffusa. E quindi sono d’accordo, bisognerebbe aprire una nuova stagione di controlli. Credo che queste agenzie dovrebbero fare poche cose e bene. E’ chiaro che se l’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale si deve occupare di un miliardo di questioni e non fa secondo me, l’unica cosa che non possono fare gli altri, cioè i controlli o non ha gli strumenti per farlo, diventa un ragionamento complicato. Quindi sono assolutamente convinto: per poter avere un accordo politico e fare da garanti nel processo di informazione con i propri cittadini di queste cose, è chiaro che prima di fare da garanti dobbiamo essere garantiti. Le istituzioni dovrebbero chiedere a gran voce un nuovo meccanismo ed un nuovo sistema di controlli. Basterebbe fare pulizia a livello regionale di enti perfettamente inutili e concentrare queste economie verso il potenziamento di agenzie di protezione ambientale, che già esistono, e che spesso e volentieri- anche quando coinvolte da noi per il problema delle onde magnetiche dell’impalata- non hanno gli strumenti per agire. Speriamo che con il nuovo governo regionale capiremo anche qual è l’impronta energetica che questa regione vorrà prendere."
L’inchiesta della redazione sarà oggetto di discussione del prossimo question time

A seguito degli articoli pubblicati dal nostro sito e dell’intervista a Franco Parpaiola in merito al caso Ital Green, l’opposizione ha presentato un’interrogazione consiliare.
L’inchiesta della redazione sarà oggetto di discussione del prossimo question time
.A seguito degli articoli pubblicati dal nostro sito e dell’intervista a Franco Parpaiola in merito al caso Ital Green, l’opposizione ha presentato un’interrogazione consiliare. Pertanto l’inchiesta sarà oggetto di discussione nel prossimo question time che si dovrebbe tenere a Palazzo di Città lunedì prossimo. Si tratta di un problema molto sentito dai monopolitani, stante il grande numero di lettori e commentatori degli articoli. Ringraziamo la sensibilità di chi ha voluto trasferire il dibattito nella sede più consona, in consiglio comunale. Tuttavia la nostra inchiesta non si ferma qui; anzi, è solo alle battute iniziali.
Prima di proseguire con le pubblicazioni ci è gradito tranquillizzare i dipendenti della Ital Green Energy srl. Nessuno ha intenzione di mettere in discussione posti di lavoro e neppure chiedere la chiusura del complesso industriale. Quello che ci preme comprendere (e preme anche a molti monopolitani) è ad esempio che tipo di controlli vengono effettuati affinchè le lavorazioni industriali poste in essere dalla Ital Green siano condotte nel rispetto della salute dei cittadini, come vengono effettuati questi controlli, quale attendibilità hanno e soprattutto da chi vengono certificati. Ma questi sono solo alcuni degli interrogativi.
Da tempo ormai i cittadini lamentano un deterioramento della qualità dell’aria ed un incremento di disturbi fisici. Ci sono giunte tantissime segnalazioni. Sono tutte leggende cittadine? O c’è qualcosa di vero? Quale nesso con le lavorazioni della centrale a biomasse?
A questi interrogativi si aggiungono altri. Cosa viene realmente bruciato nella centrale a biomasse? Chi controlla? Abbiamo scoperto infatti che l’inceneritore di Monopoli dal 2004 è stato autorizzato a bruciare CDR (combustibile derivato da rifiuti). Quali possibilità ci sono che questo possa avvenire in futuro?
Ed ancora cosa dire in merito al paventato progetto di realizzare un oleodotto a Nord di Monopoli?
Sono questi temi che animano il dibattito di molte città italiane. Nel nostro paese la questione, dalla realizzazione dell’inceneritore sino alla sua entrata in funzione, è stata a lungo trascurata dall’opinione pubblica e soprattutto dalla politica locale. Qualcosa comincia a muoversi anche su questo fronte? Speriamo vivamente che il prossimo question time sia l’occasione per avviare un dibattito costruttivo, capace di fornire risposte a cittadini, e che tutti i politici assumano degli impegni seri e siano garanti della salute pubblica.
Nessuno di noi intende danneggiare una legittima attività industriale, tuttavia tutti gli imprenditori devono comprendere che la minaccia occupazionale non può diventare il pretesto per rivendicare controlli meno severi ed indurre la politica ad allentare l’attenzione, soprattutto quando in gioco vi è la nostra salute e quella dei nostri figli, lavoratori compresi.
.Alleghiamo alcuni provvedimenti amministrativi poco chiari
Con determinazione 133 del 30 luglio 2004 la Provincia di Bari autorizzava l’Ital Green Energy srl ad esperire l’attività di recupero energetico da CDR, rifiuti di fibra tessile, rifiuti di legno trattato, rifiuti di lavorazione di tabacco, scarti pulper e fanghi essiccati di depuazione di acque reflue. Tuttavia il Comitato Tecnico Scientifico della Provincia poneva dei vincoli a tale attività quali, l’impossibilità che il CDR superasse 1/3 dell’intera massa combustibile, non si superasse la quantità di 108.000 t/a di rifiuti stoccati e soprattutto un monitoraggio continuo obbligatorio dei prodotti combustibili all’ingresso e la certificazione analitica delle ceneri rinvenienti dalla combustione. Il tutto subordinato ad uno studio sull’impatto acustico dell’impianto
La determinazione veniva notificata tra gli altri anche al Comune di Monopoli.
Tuttavia dopo pochi mesi con determinazione 142 del 12 ottobre 2004 sempre la Provincia di Bari ammorbidiva le sue posizioni (viene quasi da chiedersi cosa possa essere successo quell’estate).  La Ital Green Energy srl chiedeva, infatti, di rivedere le precedenti condizioni non effettuando le analisi degli IPA in continuo sui fumi emessi e facendo rilevare che l’impianto è in grado di poter funzionare con il solo combustibile CDR.
Il Comitato Tecnico Scientifico affermava che il limite del 33% precedentemente fissato era solo una raccomandazione mentre la Provincia di Bari deliberava che il dosaggio degli IPA andava effettuato come valore medio per un periodo di campionamento di otto ore e con frequenza semestrale.
Ma ritorniamo all’iter autorizzativo per la realizzazione dell’inceneritore di Monopoli. L’anomalia in questo caso è quella di autorizzazioni concesse per gradi e senza l’assoggettamento a V.I.A. (valutazione d’impatto ambientale) nonostante la posizione a ridosso del centro abitato.
Nella Determinazione del Dirigente Settore Ecologia della Regione Puglia 22 luglio 2005, n. 311 sulla richiesta di verifica di assoggettabilità a V.I.A. della costruzione ed esercizio di motogeneratori di energia elettrica a biomassa liquida (oli vegetali) della Ital Green Energy s.r.l. a Monopoli, il dirigente così si esprimeva:
“Non si rilevano particolari criticità eccezion fatta per la vicinanza del centro abitato in direzione Est. I venti dal quadrante Ovest sono piuttosto frequenti (come risulta dallo studio condotto), per cui questa circostanza potrebbe comportare problemi per l'esposizione della popolazione alle emissioni dell'impianto... E' inoltre previsto un monitoraggio continuo delle emissioni. Occorrerà raccomandare la sistematizzazione dei dati (comunque prevista) che devono essere a disposizione delle autorità deputate al controllo (ARPA)...” E alla fine determinava “di ritenere il progetto concernente la costruzione ed esercizio di motogeneratori di energia elettrica a biomassa liquida (oli vegetali), nel Comune di Monopoli (Ba), proposto da Ital Green Energy S.r.l. - Via Baione, 200 - Monopoli - Ba -, escluso dall'applicazione delle procedure di V.I.A. ....”. (nonostante i paventati problemi per l’esposizione della popolazione alle emissioni).
Nella stessa determina è affermato che :

“ …con nota acquisita al prot. n. 6260 del 16.05.2005, il comune di Monopoli trasmetteva l'attestazione dell'avvenuta affissione all'albo pretorio dell'avviso pubblico nei tempi (dal 18.03 al 17.04.05) e con le modalità previsti dall'art. 16, comma 3, L.R. n. 11/2001. Con la stessa nota veniva comunicato che non erano pervenute osservazioni e nel contempo trasmetteva il parere favorevole del Servizio di Igiene Pubblica e del Servizio di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro dell'A.S.L. BA/5 .

Dopo poco tempo nella DETERMINAZIONE DEL DIRIGENTE SETTORE INDUSTRIA 21 dicembre 2005, n. 595 di autorizzazione unica all'esercizio dell'aumento di potenza di ulteriore 2,1 MWe di tre motogeneratori già esistenti si afferma che è pervenuta “… la nota del Comune di Monopoli prot. n. 2371/8627/05 del 12.5.2005 che dichiara la non assoggettabilità a nessun vincolo paesaggistico-ambientale (ambito E del P.U.T.T.), nonché la pubblicazione all'Albo pretorio del progetto unitamente alla VIA per trenta giorni senza osservazione e/o opposizioni”.

Non ci risulta esserci mai stato un coinvolgimento della cittadinanza ma un comportamento reticente della politica
Il consigliere Spinosa accusa la stampa di alimentare paura nella gente
Di seguito l’intervento del consigliere Spinosa in merito alla questione Ital Green durante il question time di lunedì scorso:

“Condivido totalmente quello che ha detto l’assessore Rotondo. Sono d’accordo con l’assessore non solo per quanto concerne la stampa ma anche per le TV, perché ritengo che bisogna, non tanto metterle in riga, ma quando dicono delle falsità sul conto di chiunque devono essere ripresi. Anche quando mandano determinati programmi sul computer che ci sono, diciamo dei battibecchi, mandano solo ed esclusivamente quello che dicono loro e questo è fare politica. Ma questo significa anche non mantenersi nella loro deontologia politica di giornalisti che è quella di dare le notizie veritiere e quelle che sono. Purtroppo l’Italia, specialmente in questi ultimi tempi, viaggia così.
Io non riesco a capire gli interventi quando sono ambigui. Prima ho ascoltato gli interventi dei consiglieri Ciaccia o Tamborrino. Non ho capito se stanno dando uno schiaffo o una lisciata. Non sanno neanche loro di cosa stanno parlando. Non bisogna essere ambigui. Avrei preferito che quella interpellanza fosse stata così : vogliamo vedere a che grado di inquinamento le aziende monopolitane stanno portando la città?
Si fa un’interpellanza su un’azienda dove tempo addietro vi è stato un accordo con l’azienda. L’assessore è andato a controllare. Nulla toglie, caro Tamborrino, ad andare a controllare anche tu di persona. Purtroppo la politica è questa. Andare ad insinuare nella popolazione la paura. Come creare la paura nella popolazione? Si dice : cosa viene bruciato dall’Ital Green? Non ho capito. Lo ha detto l’assessore, lo ha detto l’Ital Green che non brucia CDR. Cos’altro volete sentire?
La verità è che ci sono troppi falsi ambientalisti in giro. Portano una bandiera che non possono portare perché sono falsi. Il vero ambientalista è quello che cura veramente l’ambiente.
Il consigliere Ciaccia voleva addirittura dei benefici dall’azienda.
Non si parla della differenziata perché è un merito dell’assessore.
Poiché la gente non segue la politica, funziona così. Io lancio delle falsità e un 20% di quelle persone abboccano. Noi non facciamo così!”.
Abbiamo riportato fedelmente quando dichiarato dal consigliere Spinosa in aula al fine di non  violare la “nostra deontologia politica di giornalisti” ( per usare il linguaggio del consigliere Spinosa).

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