domenica 5 agosto 2012

TARANTO

Questi governi sinistri devono sparire e i responsabile dello sfacelo italiano portati in un Tribunale con veri magistrai e non la melma sia legislativa, sia esecutiva, faziosa, politicizzata e corrotta attuuale.





Il dramma di Taranto come tra l’altro tutti i drammi italiani,
 dove la gente assieme al loro hinterland si ammala e muore per inquinamento, viene da molto lontano e ha tanti padri.

Il morire d’inquinamento ambientale, sembrava fosse solo la prerogativa della gente povera e dei derelitti che vivono nelle favelas brasiliane, nei bassifondi di Manila e Calcutta.

In Africa poi, dove la delinquenza imprenditoriale italiana, tedesca e olandese, affittava terreni e li usava come deposito di materiale inquinante e veramente tossico; la morte arrivava con le navi.

A quei tempi sostanze chimiche e radioattive veramente inquinanti e micidiali per la flora e la fauna erano trasportate in Africa via mare grazie a certificazioni di comodo, rilasciate da istituti di controllo e di analisi chimiche privati che, in mancanza di leggi e direttive precise, ne documentavano l’innocuità. 

Siccome durante il trasporto, ancor prima di tutti gli altri, in primo luogo si avvelenavano, si ammalavano e in certi casi crepavano i marittimi; qualcuno in Germania cominciò a porsi delle domande.

Fu dagli avvelenamenti e malattie dei marittimi che appunto in Germania, i medici della sanità portuale e marittima si accorsero che qualche cosa non andava per il verso giusto.

Bastò controllare le navi sulle quali i marittimi erano ingaggiati per scoprire che tutti avevano navigato sulle stesse navi sulle stesse rotte africane e con gli stessi carichi di scorie chimiche.

In uno di questi casi poi, in un porto tedesco in intero equipaggio finì all’ospedale e un paio di marittimi, da li passarono diritti al crematorio.

In alcuni casi le stive delle navi esalavano ancora una radioattività superiore alla norma ed evidenziavano nelle loro strutture; tracce di scorie chimiche veramente dannose alla salute.

Dalla Germania si passò all’Olanda ed esattamente in quel di Rotterdam, dove la delinquenza ambientale aveva la sua sede. 

Del tutto s’interessarono i rispettivi tribunali con il risultato; che in pochi mesi, le agenzie marittime implicate in questo turpe mercato furono chiuse d’ufficio e responsabili, sia in Olanda sia in Germania, senza mezzi termini finirono in galera.

A quel tempo, a cavallo tra gli anni settanta e ottanta, ogni tentativo da parte degli inquirenti tedeschi e olandesi di sollecitare la giustizia Italiana a cooperare per individuare le Ditte italiane coinvolte in questo sistema di truffe e crimini ambientali e di omicidi colposi, si evidenziò del tutto vano e semplicemente illusorio.

Oggi giorno in Italia si muore d’inquinamento ambientale come nelle favelas brasiliane e sulle deponie di Manila o di Calcutta o su quelle della Romania.

Preferendo; tanto per non andare tanto lontano, possiamo senza pericolo di sbagliare dire che d’inquinamento si muore anche nella “Campania Felix” a Napoli e non solo.

I morti d’inquinamento in giro per il Mondo, per noi non hanno un nome e tanto meno un volto, le vittime italiane invece, si chiamano ad esempio; Famiglia Caravacciolo i cui pochi sopravvissuti sono assistiti dal dott. Antonio Martella anche lui ammalato terminale.

Gli ambientalisti che denunciano queste cose, ignorati dai media italiani, ma ampliamente annoverati da quella estera si chiamano: Alessandro Jacutelli o Raffaele Lo Giudice.

Quando poi andiamo ad ascoltare il pm Roberto Scarpinato che sostiene che la criminalità organizzata italiana è arrivata in Germania grazie a quei quattro gatti d’italiani che ancora ci vivono, e sentiamo il parlamentare europeo, Rosario Concetta, ex Sindaco di Gela, che da Bruxelles ammonisce ricordandoci che la criminalità italiana è arrivata al parlamento europeo, viene proprio da ridere; se non da  bestemmiare.

Tutto questo però ci indica che il sistema Italia assieme ai suoi dirigenti è seriamente ammalato e veramente bisognoso di considerazioni radicali; dette anche cura del cavallo.

Il dramma di Taranto non è nato con l’Italsider di un tempo, bensì iniziò dopo che Prodi vendette, quasi regalando l’argenteria industriale italiana al primo venuto.

Le acciaierie dell’Italsider a suo tempo erano tra le più all’avanguardia in Europa.

La loro tecnologia era al passo con il tempo e conforme alle nostre conoscenze e possibilità tecniche di allora.

A quel tempo non si moriva di tumore da inquinamento, l’aria era sana e le acque anche sorgive, sgorgavano ancora limpide e pure dalla Terra. 

Le tecnologie di produzione erano differenti da queste odierne e gli impianti di filtraggio e di depurazione dei fumi e polveri di scarico, erano in ottime condizioni e conformi alle tecnologie di quei tempi.

Il dramma di Taranto iniziò con la sfrenata corsa al guadagno a tutti i costi da parte d’investitori privati senza scrupoli, dove, in una Nazione industriale come l’Italia; dove lo Stato con le sue istituzioni di sorveglianza è in pratica latitante e i sindacati se rimpinzati a dovere non sono altro che una tediosa ma comoda manovalanza amministrativa; tutto è possibile.

Questi non sono discorsi e ponderazioni di logica disfattista passata o contemporanea, dovuti alla momentanea evoluzione di certe situazioni tecnico-amministrative poco chiare e di comodo su tutto il territorio italiano.

Questa è l’attuale realtà dei fatti la cui logica d’argomentazione si distanzia da retoriche e supposizioni congiurali di comodo.

Tremenda, è anche l’argomentazione delle maestranze costrette a prendere scelte a dir poco atroci sempre e comunque terminali, dove, il perire di cancro o il morire di fame sono le uniche due possibilità con un’unica variante: Quella di morire di cancro a pancia piena.

Pertanto, anche in questo caso come in tutti gli altri, dove nel fottuto Bengodi le annuali morti bianche non si contano sulle dita di una mano e invece superano notevolmente il migliaio, detenendo un lugubre e vergognoso primato in tutto il Mondo occidentale industrializzato, anche in questo caso; non si tratta altro che di omicidio colposo.

La delinquenza  sindacale poi, sempre pronta per propria convenienza a protestare contro tutto e tutti e contro Dio e il Mondo intero ma mai una volta incline a denunciare tutti i responsabili di queste tragedie umane per concorso in omicidio colposo plurimo, dovrebbe essere a sua volta trascinata sul banco degli imputati.

Nei casi d’inquinamento ambientale con sostanze cancerogene e radioattive con comprovati decessi, anche degli addetti ai lavori di controllo e sorveglianza come l’Arpa e i Signori della Protezione Civile e tutta la magistratura; che in tutti questi anni è stata inoperosa a guardare come la gente crepava, dovrebbero essere incriminati di disastro ambientale procurato e concorso in omicidio colposo plurimo.

Tutto questo e senza mezzi termini succederebbe in un Paese veramente civilmente evoluto, e non in mano alle diverse correnti o lobby amministrative e malvivenze varie.

È troppo poco incriminare solo i proprietari degli impianti e assieme a loro quattro periti industriali; vittime anche loro di un sistema nato male in una Nazione in mano alla delinquenza politica e imprenditoriale e sindacale, come lo è l’Italia attuale.

L’Italia amministrativa si sta dimostrando sempre di più un paese poco affidabile, con strutture poco attendibili e per nulla raccomandabili, dove, una casta di delinquenti politici e sociali sguazza nel sudore e nel sangue dei bravi pendolari e delle solerti comari del Bengodi.

Gli impianti siderurgici Ilva a Taranto non vanno chiusi, devono solo essere bonificati e dove tecnicamente possibile e fattibile, rimodernati e le maestranze non impiegabili nei lavori di bonifica e di ammodernamento, vanno cassintegrate senza perdite sostanziali di salario.

L’unica scappatoia tecnica per chiudere tutti gli impianti siderurgici Ilva, è quella di comprovare, con dovute documentazioni tecniche e ricerche di mercato attendibili; che un risanamento di tutta la baracca non è più fattibile, né dal punto di vista tecnico finanziario né commerciale… poi però guardate e pure da debita distanza; cosa succederà da quelle parti.

Ps:
Sarà interessante vedere cosa, chi di dovere, ora nell'Anno del Signoire  2019 deciderà di fare a Taranto.













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