Mentre la più
feroce dittatura marxista-leninista, non riuscì, ha distruggere lo spirito cristiano
del Popolo Russo,
L’attuale nomenklatura sinistroide italiana con la sua magistratura
faziosa e corrotta, con tutti i suoi intrecci mafiosi ed ecclesiastici, è
riuscita a distruggere, se mai fosse mai esistito, il Popolo Italiano.
Da: "Il Cantiere Navale"
Bremen 2006
Copyright. Franco Parpaiola.
... infatti, del popolo russo
avevamo solo e sempre sentito parlare in modo negativo.
Anche dopo Glasnost e Perestrojka
e dopo Gorbi, la stampa tedesca non faceva che sparlare della Russia.-
Tutti, la Stampa,
la Radio, la Tv, ogni ridicolo Muppet-Show della Nazione; ogni scribacchino e
strillone mediatico, continua a tutt’oggi a sparlare di una decadenza russa
che sembra voler dilagare su tutta l’Europa come una malattia contagiosa.
Oggigiorno, basta che un Signor Zhirinovsky abbia bevuto
una vodka di troppo, che il circo equestre mediatico della Germania, cominci a
dipingere quadri di devastazioni apocalittiche e catastrofiche distruzioni
sull’Europa.
Basta che il Generale
Lebeld, con calma e pragmatismo spieghi come, una volta eletto Presidente
avrebbe governato la Russia, che mezza Germania comincia a battere i denti e a
tremare dalla paura.
Oggigiorno, si
legge che in Russia regna in modo assoluto la stupidità preistorica, dove tutti
si ubriacano, dove la criminalità, la corruzione e ogni sorta di mafie avrebbero
trovato un fertile e accogliente terreno, su cui agire.
La Stampa e i
Massmedia tedeschi; ci raccontano che in Russa tutte le forze di polizia siano
corrotte e che i funzionari di Stato fanno solo i propri interessi, noncuranti delle necessità della popolazione.
Sembra che i
bambini russi siano allo stato brado, che scappino da casa perché i loro
genitori sono alcolizzati e che preferiscano vivere nelle fogne delle Città
piuttosto che andare nei centri di accoglienza, dove sembra che ci siamo solo dei
sardisti pronti a picchiarli e seviziarli.
Tenendo bene in
mente e ben presente tutto quanto avevo letto e sentito del Popolo Russo negli Anni e nei Mesi
passati, andai con una buona dose di scetticismo e diffidenza a bordo della
Motonave “Amrum”, dove sapevo che a parte il comandante della nave che era
tedesco, tutto l’equipaggio era russo.
Forse, perché le
eccezioni confermano solo le regole, o Dio sa perché; in ogni caso, mi parve
subito chiaro che tutte le cattive qualità della Russia, non avevano intaccato
e neppure lontanamente scalfito i cinque russi, membri dell’equipaggio della Motonave
Amrum.
L’equipaggio
russo della Motonave Amrum era cosi noiosamente normale, che subito mi
assalirono forti dubbi circa la credibilità e l'affidabilità della stampa e dei
mass-media tedeschi.
Infatti, il caffè
che la cuoca faceva era tanto imbevibile, come quello di tutte le altre navi e
su quelle, non c’erano russi a bordo.
I due operai di
coperta erano delle normalissime persone, calme e tranquille, entrambi sulla
cinquantina e, da quanto a prima vista
sembrava, senza grilli per la testa.
In seguito poi mi
accorsi che i due erano dei veri improvvisatori e accaniti lavoratori dalle
mani d’oro.
L’ufficiale di
coperta, era, come tutti gli altri che conoscevo e, con il tempo; si rivelò,
anche migliore e in campo professionale ben più capace di tanti tedeschi che
conoscevo.
Il Capomacchina,
che sostituivo, perché il suo periodo di ferie, dopo più di sei mesi di servizio
a Bordo era arrivato, si era rivelato un buon professionista, ma anche un capace
elettrotecnico di Bordo, di alto livello professionale.
Tutto questo
naturalmente, alla faccia dell’accademica teoria di bismarchiana tempra,
dell’Urdummheit, o stupidita congenita, tipica delle popolazioni slave e latine,
che un sommo storico e antropologo tedesco sin dai tempi di Bismark, aveva diagnosticato
e professato e che spesso, troppo spesso e sempre con più vigore,
in Germania serpeggia tra le eccelsi menti del teutonico pensare.
Questa nuova o
rispolverata forma di un illusorio senso di superiorità e ancor oggi praticato
dai diversi mass-media tedeschi, che a tutt’oggi la mettono in pratica, in un
irresponsabile lavaggio del cervello di massa, paragonabile solo alla
formazione ideologica praticata da Goebbels nel Terzo Reich.
L’assoluta
mancanza di rispetto verso altri Popoli se non per proprio tornaconto e la
volgare bassezza dello Spin - giornalistico dei media tedeschi, è un angolo molto
oscuro e pericoloso dell’attuale forma mediatica tedesca che senza mezzi
termini; non esito a qualificare come la
sindrome mediatica del Dott. Josef Goebbels.
La Urdummheit, o stupidita
congenita, sembra aver ritrovato la Strada verso casa e ora corre rampante nelle
menti di molti, di troppi Passe par tout e mass-media tedeschi, tanto che la
loro arroganza e perfidia, stanno assumendo oltre che a grottesche forme di
ridicolo e puerile esibizionismo, anche un aspetto xenofobo molto pericoloso
per la vera stabilità politica e sociale della Germania stessa.
Perché inimicarsi
di nuovo il Mondo intero?
Parché?
La motonave Amrum
Il comandante
della nave era un frisano purosangue che viveva da qualche parte nella
monotonia del deserto della Frisia orientale.
Il suo primo atto
come Capitano fu di sloggiare il Direttore di Macchina russo e di buttarlo
fuori dalla sua cabina e assegnarli la più piccola e modesta cabina del secondo
ufficiale tecnico di Bordo.
Karl, il capitano
della nave, lo fece solo perché nel suo delirio di nobiltà indo-europea era
del parere che proprio grazie e in facoltà delle sue teutoniche chiappe,
egli aveva il diritto di avere un ufficio di lavoro tutto suo personale.
Buon per lui che
me ne accorsi troppo tardi del fatto, infatti, lo scoprii quando poche
settimane dopo il mio arrivo a Bordo quando la Nave era già stata venduta a un armatore olandese.
Lo scoprii,
troppo tardi e solo dieci giorni prima della consegna della Nave al nuovo
equipaggio Iugoslavo, ma giacché nel frattempo tra Karl e me, dopo che lui
aveva smesso di fare il teutone arrogante, si era stabilita una buona collaborazione,
non buttai le sue scartoffie fuori bordo e rimasi tranquillo in quella del secondo
tecnico di bordo.
»Karl, uno
scherzo simile con me ti sarebbe venuto male, ti avrei preso a pedate se solo
avresti osato a pensare di chiedermi di uscire dalla mia Cabina, ma si può sapere chi cazzo ti
credi di essere?« Gli dissi quel giorno sorridendo.
»Franco tu non
sei russo,« mi rispose sorridendo pure lui.
Karl, questo
tranquillo indigeno della Frisia orientale il cui cervello a sua insaputa, era
stato in un modo così raffinato e bestiale, infettato dal male latente
dell’inumana teoria della stupidita congenita, si era comportato di conseguenza
e proprio conforme alla stessa.
Karl, infatti, per
trarne prestigio, senza nemmeno averne la facoltà o l’autorità per poterlo
fare, aveva sfrattato il Direttore di macchina della nave, solamente perché lui
era il capobarca e giocando in modo vile e meschino, proprio sui timori e
complessi, che molte persone hanno e coltivano a tutt’oggi verso il popolo
tedesco, aveva intimidito il tecnico russo e costretto ad andarsene nella cabina
vuota del secondo tecnico di bordo.
Nel comportamento
di Karl non vedevo nessuna arroganza, la sua era pura semplicemente Urdummheit, ovvero: Stupidità
congenita, niente di più e niente di meno che questo: Urdummheit, e non era
nemmeno colpa sua.
La cosiddetta
“Leitkultur” quale derivato della dottrina della stupidita congenita e
continuamente in modo ossessivo e martellante sapientemente applicata e curata
dai mass-media tedeschi, aveva ormai annebbiato il suo cervello e lo aveva reso
un docile e sprovveduto, sostenitore della stessa.
L’Urdummheit ormai
era parte del suo essere, era ben ancorata nel suo DNA e finche i mass-media
tedeschi rimarranno in mano a strilloni e ciarlatani dell’alfabeto parlato e scritto,
odierni, la bestiale stupidita congenita rimarrà in lui come un indelebile marchio d'infamia mentale.
La cuoca di bordo
era un disastro a sé.
Pericolosa per
ogni patata o pezzo di carne che le capitava tra le mani; l’alchimista di
bordo, non solo non sapeva cucinare, non solo si aggirava annoiata e senza
rispetto per le pentole e i fornelli a sua disposizione, in modo peccaminoso e
sacrilego su e giù per la spaziosa
cambusa; a volte mi sembrava anche che sapesse assassinare pure l’acqua per
fare il caffè, infatti, quell’intruglio, a volte era davvero imbevibile.
La nostra perla
in cucina sapeva cucinare solo Borschtsch, una deliziosa zuppa di barbabietole
rosse, tipica della Russia.
Personalmente, questo
suo modo di cucinare mi andava anche bene, dalla sostanza dei miei cento o
rotti chili che mi trascinavo appresso, avrei potuto benissimo vivere senza
timore di patire la fame, per almeno un mese.
A Bordo pertanto mangiavo
solo la verdura, quando c’era e le patate, quando erano commestibili, altrimenti
mi cuocevo da solo del riso o della pasta, che poi mangiavo al burro.
Ciò che pero a me
andava relativamente bene, non piaceva certo a Karl che poverino lui, piccolo e
mingherlino, era tutto ossa e nervi.
Diverse volte,
Karl aveva chiesto l’avvicendamento dell’incapace cuoca ma ogni volta si era
visto declinare la richiesta.
Spinto da una
fame ormai cronica e quasi fuori di sé dalla rabbia, Karl nei suoi sogni
vedeva solo succulente bistecche, salse di funghi, patate fritte, verdure ben
preparate e succulenti stufati.
Invece, mangiava
solo zuppa di barbabietole, patate bollite e acquose e come se fosse un coniglio,
crauti mezzi crudi e qualche occasionale gelatina d’acqua zuccherata alla
menta.
Dalla carne faceva
esattamente come me, non la toccava proprio, infatti, neanche lui era abituato
a masticare suole di scarpe.
Un giorno Karl si
armò di buona volontà e cercò con tanta pazienza d’insegarle come preparare
delle semplici pietanze di Bordo e come preparare il caffè o il tè senza
bruciare l’acqua.
La ragazza però
nemmeno se lo sognava di imparare a cucinare e in tutti i modi comincio a far
le fusa e a cercare di trascinarselo in cuccetta.
Vedendo il mal
partito, Karl, da poco fidanzato con una matrona frisiana, buttò le pentole
nell’acquaio e offeso, uscì in tutta fretta dalla cambusa e da quel giorno non
ne volle sentire più parlare della focosa cuoca.
Questa era la
situazione a bordo dell’Amrum; l’avvicendamento per pura e semplice incapacità
professionale di una giovane cuoca, figlia di papà, Ufficiale di Marina, era
Off-limits anche per un comandante tedesco, su una nave battente bandiera
edesca.
Karl non aveva
che l’imbarazzo della scelta: Patire la fame o scendere dalla nave.
Le prodezze
culinarie della nostra alchimista di bordo a parte; l’equipaggio russo era
veramente capace.
La nave anche se
di sole 4000 tonnellate funzionava con la perfezione di una macchina per cucire
Singer con solo due marinai in coperta e un tecnico di Bordo e due navigatori sul
ponte, nonostante l’alchimista della cambusa.
Le navi di questo
tipo di norma avevano quattro marittimi in coperta, due ufficiali tecnici, un
operaio meccanico e tre ufficiali nautici, incluso il comandante, in plancia.
L’ascia del
risparmio e della razionalità criminale degli armatori però portava a situazioni,
dove in caso d’incendio a bordo ad esempio, non c’era nemmeno personale
sufficiente a formare una vera e propria squadra antincendio.
Era la prima
volta che operavo direttamente con personale russo e con il tempo mi accorsi
che i miei nuovi compagni di bordo erano, nel fare e nel pensare, differenti di
tutte le Nazionalità che conoscevo.
La loro
riservatezza mi sembrava quasi una patologica paura di sbagliare, anzi sotto
certi aspetti era quasi panico.
Gli uomini erano
restii a prendere una ferma posizione a fornire informazioni su un determinato
lavoro, a chiedere parti di ricambio e avanzare proposte di lavoro.
Caparbi,
preferivano ingegnarsi per delle ore a far funzionare un semplice oliatore,
piuttosto che chiederne uno nuovo.
La loro filosofia
di lavoro era in netto contrasto con il nostro sistema occidentale e secondo
me, pericoloso per la sicurezza della nave stessa.
L’equipaggio
aveva veramente paura di venir accusato per eventuali malfunzioni, per questo
taceva, nessuno voleva parteggiare e portare avanti un’idea precisa.
L’equipaggio
russo divagava o preferivano far finta di non aver capito.
Li vidi un giorno
all’opera su di un piccolo verricello a mano, che serviva per trasbordare
piccoli carichi finoa 200 Kgi di peso.
Il valore
commerciale di un aggeggio simile non superava di certo i 300 Marchi e in
vista della vendita della nave, Karl lo
voleva solo un po’ funzionante, non di più.
I due marinai si
misero al lavoro e quando si accorsero che il piccolo argano era un vero e
proprio mucchietto di ruggine, non dissero niente, si misero caparbiamente al
lavoro per farne uno nuovo.
In due giorni,
usando quello che trovarono a bordo riuscirono a costruirne uno nuovo.
Al tornio usarono
una vecchia asse di pompa per farsi una nuova asse per l’argano e dei nuovi
perni; del vecchio argano tennero solo gli ingranaggi e la manovella, il resto,
lo rifecero di sana pianta al tornio che avevo in officina.
»Vedi quanto sono
stupidi i Russi, Chief,« mi fece notare Karl, non senza sarcasmo, quando i due,
orgogliosi e paghi del loro lavoro ci mostrarono il nuovo argano, » questi due hanno
lavorato per due giorni per costruire un nuovo argano con dei rottami che tra
poche settimane sarà del tutto arrugginito e da buttare, noi lo avremmo buttato
a mare e ordinato uno nuovo.«
Preferii non
rispondere e mi limitai solo ad annuire con un cenno del capo.
Annuivo però solo
sul fatto che il vecchio argano era da buttare e che ne avrei ordinato uno
nuovo, ma non certo per biasimo al lavoro di due uomini che avevano dimostrato
di saper lavorare con diligenza e precisione.
Questo mio
pensiero, Karl non lo avrebbe sicuramente capito.
La stessa sera
dopo la solita frugale cena dove mi ero limitato a mangiare delle fette di pane
con affettato e un po’ di formaggio, i due mi chiesero cosa ne pensavo del loro
lavoro.
Uno dei due parlava
un inglese passabile e comprensibile e un po’ preoccupato, ma non senza
orgoglio, mi chiese la mia opinione sul verricello da loro costruito.
Senza mezzi
termini dissi loro che ammiravo le loro capacità professionali, ma chiesi anche
perché non avevano richiesto uno nuovo.
I due parlarono
un momento tra loro, poi il mio interlocutore mi disse qualche cosa che
semplicemente mi lasciò quasi senza fiato e che non avevo mai immaginato di
ascoltare.
»Voi; Chief, voi
tutti, siete fortunati a essere nati in occidente. Voi, voi dovreste danzare
ogni giorno di gioia e ringraziare umilmente Dio di non aver vissuto come noi,
dovevamo farlo in Russia. Voi, dovete essere lieti e felici perché avete tutto,
mentre noi non abbiamo avuto che noi stessi e la nostra caparbietà di fare, per
sopravvivere. Noi non abbiamo mai avuto tutto, il tanto e il superfluo vostro.
Nelle nostre fabbriche gli specialisti si fanno i loro attrezzi da soli. Siamo
abituati a lavorare con ferrivecchi per far funzionare altro rottame. Per noi è
stato naturale ricostruire quel piccolo argano, non sappiamo fare tutto, ma
tutto quello che basta per andare avanti e rimanere in vita lo sappiamo
sicuramente fare e in questo caso, sappiamo che abbiamo fatto un buon lavoro.«
Fu questa frase,
detta così con semplicità e sicurezza, che mi diede da pensare e che non
dimenticherò mai finche campo, che mi aveva colpito, come un fulmine a ciel
sereno.
Del tutto
impreparato guardavo questi due semplici uomini russi che non solo sapevano
lavorare bene al tornio ma che sapevano anche parlare con una semplicità e una
precisione disarmante e non sapevo cosa dire.
Karl con il suo
gratuito sarcasmo aveva torto, mi trovavo difronte a due semplici artigiani con
quasi niente avevamo fatto tanto, e questo era molto.
Molti dei nostri
Dei del mare non ne sarebbero nemmeno stati capaci.
La nostra società
occidentale incline al profitto del momento, piuttosto che al progresso, aveva
dimenticato cosa significa obbedire e ingegnarsi per puro spirito di
sopravvivenza.
La Società occidentale,
dove la responsabilità sociale non è più di casa, ormai si basa sull’abbondanza,
sullo sperpero, sul usa e getta e pertanto non ha più posto per i valori dell’altruismo e della responsabilità
sociale.
Sì, i miei due
compagni di Bordo avevano ragione, noi tutti, ma soprattutto gli indifferenti,
soprattutto i labili, soprattutto i servili, i voraci, gli arroganti in mezzo a
noi, costoro tutti dovrebbero danzare per la gioia.
Pregate Dio in
profonda umiltà, perché non volti pagina, infatti, proprio costoro avevano rigettato
lo spirito della sincerità per sostituirlo con il fantasma dell’opportunismo e
cosi facendo, avevano attivato la lenta, e inesorabile decadenza della loro stessa
esistenza.
Quella sera mi
resi conto che in una Nazione come l’attuale Russia, risalita con tremendi
sacrifici e tribolazioni dal buio della Storia, i veri valori dell’umanità avevano
continuato a vivere nel profondo dell’’animo del suo Popolo e ora, come
partigiani della Vita; riaffioravano sicuri alla ribalta della Storia per
scacciare i fantasmi del male e della repressione politica e sociale dalla loro
Terra.
Mentre allo
stesso tempo, lentamente, parallelo alla loro crescita, come in un’eguaglianza
e contrapposizione di pesi, gli altri, gli occidentali, viziati e assuefatti al
tutto e al superfluo; sprofondavano nella nebbia della loro stessa decadenza
civile.