sabato 22 febbraio 2014

LA LEGGE DEL PIÙ FORTE.

Mentre la più feroce dittatura marxista-leninista, non riuscì, ha distruggere lo spirito cristiano del Popolo Russo,
L’attuale nomenklatura sinistroide italiana con la sua magistratura faziosa e corrotta, con tutti i suoi intrecci mafiosi ed ecclesiastici, è riuscita a distruggere, se mai fosse mai esistito, il Popolo Italiano.

Da: "Il Cantiere Navale" 
Bremen 2006
Copyright. Franco Parpaiola.
... infatti, del popolo russo avevamo solo e sempre sentito parlare in modo negativo.
 Anche dopo  Glasnost e Perestrojka e dopo Gorbi, la stampa tedesca non faceva che sparlare della Russia.-
Tutti, la Stampa, la Radio, la Tv, ogni ridicolo Muppet-Show della Nazione; ogni scribacchino e strillone mediatico, continua a  tutt’oggi a sparlare di una decadenza russa che sembra voler dilagare su tutta l’Europa come  una malattia contagiosa.
Oggigiorno,  basta che un Signor Zhirinovsky abbia bevuto una vodka di troppo, che il circo equestre mediatico della Germania, cominci a dipingere quadri di devastazioni apocalittiche e catastrofiche distruzioni sull’Europa.
Basta che il Generale Lebeld, con calma e pragmatismo spieghi come, una volta eletto Presidente avrebbe governato la Russia, che mezza Germania comincia a battere i denti e a tremare dalla paura.
Oggigiorno, si legge che in Russia regna in modo assoluto la stupidità preistorica, dove tutti si ubriacano, dove la criminalità, la corruzione e ogni sorta di mafie avrebbero trovato un fertile e accogliente terreno, su cui agire.
La Stampa e i Massmedia tedeschi; ci raccontano che in Russa tutte le forze di polizia siano corrotte e che i funzionari di Stato fanno solo i propri interessi, noncuranti delle necessità della popolazione.
Sembra che i bambini russi siano allo stato brado, che scappino da casa perché i loro genitori sono alcolizzati e che preferiscano vivere nelle fogne delle Città piuttosto che andare nei centri di accoglienza, dove sembra che ci siamo solo dei sardisti pronti a picchiarli e seviziarli.
Tenendo bene in mente e ben presente tutto quanto avevo letto e sentito del Popolo Russo negli Anni e nei Mesi passati, andai con una buona dose di scetticismo e diffidenza a bordo della Motonave “Amrum”, dove sapevo che a parte il comandante della nave che era tedesco, tutto l’equipaggio era russo.
 
Forse,  perché le eccezioni confermano solo le regole, o Dio sa perché; in ogni caso, mi parve subito chiaro che tutte le cattive qualità della Russia, non avevano intaccato e neppure lontanamente scalfito i cinque russi, membri dell’equipaggio della Motonave Amrum.
 
L’equipaggio russo della Motonave Amrum era cosi noiosamente normale, che subito mi assalirono forti dubbi circa la credibilità e l'affidabilità della stampa e dei mass-media tedeschi.
 
Infatti, il caffè che la cuoca faceva era tanto imbevibile, come quello di tutte le altre navi e su quelle, non c’erano russi a bordo.
 
I due operai di coperta erano delle normalissime persone, calme e tranquille, entrambi sulla cinquantina e,  da quanto a prima vista sembrava, senza grilli per la testa.
 
In seguito poi mi accorsi che i due erano dei veri improvvisatori e accaniti lavoratori dalle mani d’oro.
 
L’ufficiale di coperta, era, come tutti gli altri che conoscevo e, con il tempo; si rivelò, anche migliore e in campo professionale ben più capace di tanti tedeschi che conoscevo.
 
Il Capomacchina, che sostituivo, perché il suo periodo di ferie, dopo più di sei mesi di servizio a Bordo era arrivato, si era rivelato un buon professionista, ma anche un capace elettrotecnico di Bordo, di alto livello professionale.
 
Tutto questo naturalmente, alla faccia dell’accademica teoria di bismarchiana tempra, dell’Urdummheit, o stupidita congenita, tipica delle popolazioni slave e latine, che un sommo storico e antropologo tedesco sin dai tempi di Bismark, aveva diagnosticato e professato e che spesso, troppo spesso e sempre con più vigore, in Germania serpeggia tra le eccelsi menti del teutonico pensare.
 
Questa nuova o rispolverata forma di un illusorio senso di superiorità e ancor oggi praticato dai diversi mass-media tedeschi, che a tutt’oggi la mettono in pratica, in un irresponsabile lavaggio del cervello di massa, paragonabile solo alla formazione ideologica praticata da Goebbels nel Terzo Reich.
 
L’assoluta mancanza di rispetto verso altri Popoli se non per proprio tornaconto e la volgare bassezza dello Spin - giornalistico dei media tedeschi, è un angolo molto oscuro e pericoloso dell’attuale forma mediatica tedesca che senza mezzi termini; non esito a  qualificare come la sindrome mediatica del Dott. Josef Goebbels.
 
La Urdummheit, o stupidita congenita, sembra aver ritrovato la Strada verso casa e ora corre rampante nelle menti di molti, di troppi Passe par tout e mass-media tedeschi, tanto che la loro arroganza e perfidia, stanno assumendo oltre che a grottesche forme di ridicolo e puerile esibizionismo, anche un aspetto xenofobo molto pericoloso per la vera stabilità politica e sociale della Germania stessa.
 
Perché inimicarsi di nuovo il Mondo intero?

Parché?

La motonave Amrum
Il comandante della nave era un frisano purosangue che viveva da qualche parte nella monotonia del deserto della Frisia orientale.
 
Il suo primo atto come Capitano fu di sloggiare il Direttore di Macchina russo e di buttarlo fuori dalla sua cabina e assegnarli la più piccola e modesta cabina del secondo ufficiale tecnico di Bordo.
 
Karl, il capitano della nave, lo fece solo perché nel suo delirio di nobiltà indo-europea era del parere che proprio grazie e in facoltà delle sue teutoniche chiappe, egli aveva il diritto di avere un ufficio di lavoro tutto suo personale.
 
Buon per lui che me ne accorsi troppo tardi del fatto, infatti, lo scoprii quando poche settimane dopo il mio arrivo a Bordo quando la Nave era già stata venduta a un armatore olandese.
 
Lo scoprii, troppo tardi e solo dieci giorni prima della consegna della Nave al nuovo equipaggio Iugoslavo, ma giacché nel frattempo tra Karl e me, dopo che lui aveva smesso di fare il teutone arrogante, si era stabilita una buona collaborazione, non buttai le sue scartoffie fuori bordo e rimasi tranquillo in quella del secondo tecnico di bordo.
 
»Karl, uno scherzo simile con me ti sarebbe venuto male, ti avrei preso a pedate se solo avresti osato a pensare di chiedermi di uscire dalla mia Cabina, ma si può sapere chi cazzo ti credi di essere?« Gli dissi quel giorno sorridendo.
 
»Franco tu non sei russo,« mi rispose sorridendo pure lui.
 
Karl, questo tranquillo indigeno della Frisia orientale il cui cervello a sua insaputa, era stato in un modo così raffinato e bestiale, infettato dal male latente dell’inumana teoria della stupidita congenita, si era comportato di conseguenza e proprio conforme alla stessa.
 
Karl, infatti, per trarne prestigio, senza nemmeno averne la facoltà o l’autorità per poterlo fare, aveva sfrattato il Direttore di macchina della nave, solamente perché lui era il capobarca e giocando in modo vile e meschino, proprio sui timori e complessi, che molte persone hanno e coltivano a tutt’oggi verso il popolo tedesco, aveva intimidito il tecnico russo e costretto ad andarsene nella cabina vuota del secondo tecnico di bordo.
 
Nel comportamento di Karl non vedevo nessuna arroganza, la sua era pura semplicemente Urdummheit, ovvero: Stupidità congenita, niente di più e niente di meno che questo: Urdummheit, e non era nemmeno colpa sua.
 
La cosiddetta “Leitkultur” quale derivato della dottrina della stupidita congenita e continuamente in modo ossessivo e martellante sapientemente applicata e curata dai mass-media tedeschi, aveva ormai annebbiato il suo cervello e lo aveva reso un docile e sprovveduto, sostenitore della stessa.

L’Urdummheit ormai era parte del suo essere, era ben ancorata nel suo DNA e finche i mass-media tedeschi rimarranno in mano a strilloni e ciarlatani dell’alfabeto parlato e scritto, odierni, la bestiale stupidita congenita rimarrà in lui come un indelebile marchio d'infamia mentale. 
 
La cuoca di bordo era un disastro a sé.
 
Pericolosa per ogni patata o pezzo di carne che le capitava tra le mani; l’alchimista di bordo, non solo non sapeva cucinare, non solo si aggirava annoiata e senza rispetto per le pentole e i fornelli a sua disposizione, in modo peccaminoso e sacrilego su e  giù per la spaziosa cambusa; a volte mi sembrava anche che sapesse assassinare pure l’acqua per fare il caffè, infatti, quell’intruglio, a volte era davvero imbevibile.
 
La nostra perla in cucina sapeva cucinare solo Borschtsch, una deliziosa zuppa di barbabietole rosse, tipica della Russia.
 
Personalmente, questo suo modo di cucinare mi andava anche bene, dalla sostanza dei miei cento o rotti chili che mi trascinavo appresso, avrei potuto benissimo vivere senza timore di patire la fame, per almeno un mese.
 
A Bordo pertanto mangiavo solo la verdura, quando c’era e le patate, quando erano commestibili, altrimenti mi cuocevo da solo del riso o della pasta, che poi mangiavo al burro.
 
Ciò che pero a me andava relativamente bene, non piaceva certo a Karl che poverino lui, piccolo e mingherlino, era tutto ossa e nervi.
 
Diverse volte, Karl aveva chiesto l’avvicendamento dell’incapace cuoca ma ogni volta si era visto declinare la richiesta. 
 
Spinto da una fame ormai cronica e quasi fuori di sé dalla rabbia, Karl nei suoi sogni vedeva solo succulente bistecche, salse di funghi, patate fritte, verdure ben preparate e succulenti stufati.
 
Invece, mangiava solo zuppa di barbabietole, patate bollite e acquose e come se fosse un coniglio, crauti mezzi crudi e qualche occasionale gelatina d’acqua zuccherata alla menta.
Dalla carne faceva esattamente come me, non la toccava proprio, infatti, neanche lui era abituato a masticare suole di scarpe.
 
Un giorno Karl si armò di buona volontà e cercò con tanta pazienza d’insegarle come preparare delle semplici pietanze di Bordo e come preparare il caffè o il tè senza bruciare l’acqua.
 
La ragazza però nemmeno se lo sognava di imparare a cucinare e in tutti i modi comincio a far le fusa e a cercare di trascinarselo in cuccetta.
 
Vedendo il mal partito, Karl, da poco fidanzato con una matrona frisiana, buttò le pentole nell’acquaio e offeso, uscì in tutta fretta dalla cambusa e da quel giorno non ne volle sentire più parlare della focosa cuoca.
 
Questa era la situazione a bordo dell’Amrum; l’avvicendamento per pura e semplice incapacità professionale di una giovane cuoca, figlia di papà, Ufficiale di Marina, era Off-limits anche per un comandante tedesco, su una nave battente bandiera edesca.
 
Karl non aveva che l’imbarazzo della scelta: Patire la fame o scendere dalla nave.
 
Le prodezze culinarie della nostra alchimista di bordo a parte; l’equipaggio russo era veramente capace.
 
La nave anche se di sole 4000 tonnellate funzionava con la perfezione di una macchina per cucire Singer con solo due marinai in coperta e un tecnico di Bordo e due navigatori sul ponte, nonostante l’alchimista della cambusa.
 
Le navi di questo tipo di norma avevano quattro marittimi in coperta, due ufficiali tecnici, un operaio meccanico e tre ufficiali nautici, incluso il comandante, in plancia.
 
L’ascia del risparmio e della razionalità criminale degli armatori però portava a situazioni, dove in caso d’incendio a bordo ad esempio, non c’era nemmeno personale sufficiente a formare una vera e propria squadra antincendio.
 
Era la prima volta che operavo direttamente con personale russo e con il tempo mi accorsi che i miei nuovi compagni di bordo erano, nel fare e nel pensare, differenti di tutte le Nazionalità che conoscevo.
 
La loro riservatezza mi sembrava quasi una patologica paura di sbagliare, anzi sotto certi aspetti era quasi panico.
 
Gli uomini erano restii a prendere una ferma posizione a fornire informazioni su un determinato lavoro, a chiedere parti di ricambio e avanzare proposte di lavoro.
 
Caparbi, preferivano ingegnarsi per delle ore a far funzionare un semplice oliatore, piuttosto che chiederne uno nuovo.
La loro filosofia di lavoro era in netto contrasto con il nostro sistema occidentale e secondo me, pericoloso per la sicurezza della nave stessa.
 
L’equipaggio aveva veramente paura di venir accusato per eventuali malfunzioni, per questo taceva, nessuno voleva parteggiare e portare avanti un’idea precisa.
 
L’equipaggio russo divagava o preferivano far finta di non aver capito.
 
Li vidi un giorno all’opera su di un piccolo verricello a mano, che serviva per trasbordare piccoli carichi finoa 200 Kgi di peso.
 
Il valore commerciale di un aggeggio simile non superava di certo i 300 Marchi e in vista  della vendita della nave, Karl lo voleva solo un po’ funzionante, non di più.
 
I due marinai si misero al lavoro e quando si accorsero che il piccolo argano era un vero e proprio mucchietto di ruggine, non dissero niente, si misero caparbiamente al lavoro per farne uno nuovo.
 
In due giorni, usando quello che trovarono a bordo riuscirono a costruirne uno nuovo.
 
Al tornio usarono una vecchia asse di pompa per farsi una nuova asse per l’argano e dei nuovi perni; del vecchio argano tennero solo gli ingranaggi e la manovella, il resto, lo rifecero di sana pianta al tornio che avevo in officina.
 
»Vedi quanto sono stupidi i Russi, Chief,« mi fece notare Karl, non senza sarcasmo, quando i due, orgogliosi e paghi del loro lavoro ci mostrarono il nuovo argano, » questi due hanno lavorato per due giorni per costruire un nuovo argano con dei rottami che tra poche settimane sarà del tutto arrugginito e da buttare, noi lo avremmo buttato a mare e ordinato uno nuovo.«
 
Preferii non rispondere e mi limitai solo ad annuire con un cenno del capo.

Annuivo però solo sul fatto che il vecchio argano era da buttare e che ne avrei ordinato uno nuovo, ma non certo per biasimo al lavoro di due uomini che avevano dimostrato di saper lavorare con diligenza e precisione.
 
Questo mio pensiero, Karl non lo avrebbe sicuramente capito.
 
La stessa sera dopo la solita frugale cena dove mi ero limitato a mangiare delle fette di pane con affettato e un po’ di formaggio, i due mi chiesero cosa ne pensavo del loro lavoro.
 
Uno dei due parlava un inglese passabile e comprensibile e un po’ preoccupato, ma non senza orgoglio, mi chiese la mia opinione sul verricello da loro costruito.
 
Senza mezzi termini dissi loro che ammiravo le loro capacità professionali, ma chiesi anche perché non avevano richiesto uno nuovo.
 
I due parlarono un momento tra loro, poi il mio interlocutore mi disse qualche cosa che semplicemente mi lasciò quasi senza fiato e che non avevo mai immaginato di ascoltare.
 
»Voi; Chief, voi tutti, siete fortunati a essere nati in occidente. Voi, voi dovreste danzare ogni giorno di gioia e ringraziare umilmente Dio di non aver vissuto come noi, dovevamo farlo in Russia. Voi, dovete essere lieti e felici perché avete tutto, mentre noi non abbiamo avuto che noi stessi e la nostra caparbietà di fare, per sopravvivere. Noi non abbiamo mai avuto tutto, il tanto e il superfluo vostro. Nelle nostre fabbriche gli specialisti si fanno i loro attrezzi da soli. Siamo abituati a lavorare con ferrivecchi per far funzionare altro rottame. Per noi è stato naturale ricostruire quel piccolo argano, non sappiamo fare tutto, ma tutto quello che basta per andare avanti e rimanere in vita lo sappiamo sicuramente fare e in questo caso, sappiamo che abbiamo fatto un buon lavoro.«
 
Fu questa frase, detta così con semplicità e sicurezza, che mi diede da pensare e che non dimenticherò mai finche campo, che mi aveva colpito, come un fulmine a ciel sereno.
 
Del tutto impreparato guardavo questi due semplici uomini russi che non solo sapevano lavorare bene al tornio ma che sapevano anche parlare con una semplicità e una precisione disarmante e non sapevo cosa dire.
 
Karl con il suo gratuito sarcasmo aveva torto, mi trovavo difronte a due semplici artigiani con quasi niente avevamo fatto tanto, e questo era molto.
 
Molti dei nostri Dei del mare non ne sarebbero nemmeno stati capaci.
 
La nostra società occidentale incline al profitto del momento, piuttosto che al progresso, aveva dimenticato cosa significa obbedire e ingegnarsi per puro spirito di sopravvivenza.
 
La Società occidentale, dove la responsabilità sociale non è più di casa, ormai si basa sull’abbondanza, sullo sperpero, sul usa e getta e pertanto non ha più posto per  i valori dell’altruismo e della responsabilità sociale.
 
Sì, i miei due compagni di Bordo avevano ragione, noi tutti, ma soprattutto gli indifferenti, soprattutto i labili, soprattutto i servili, i voraci, gli arroganti in mezzo a noi, costoro tutti dovrebbero danzare per la gioia.
 
Pregate Dio in profonda umiltà, perché non volti pagina, infatti, proprio costoro avevano rigettato lo spirito della sincerità per sostituirlo con il fantasma dell’opportunismo e cosi facendo, avevano attivato la lenta, e inesorabile decadenza della loro stessa esistenza.
 
Quella sera mi resi conto che in una Nazione come l’attuale Russia, risalita con tremendi sacrifici e tribolazioni dal buio della Storia, i veri valori dell’umanità avevano continuato a vivere nel profondo dell’’animo del suo Popolo e ora, come partigiani della Vita; riaffioravano sicuri alla ribalta della Storia per scacciare i fantasmi del male e della repressione politica e sociale dalla loro Terra.
 
 Mentre allo stesso tempo, lentamente, parallelo alla loro crescita, come in un’eguaglianza e contrapposizione di pesi, gli altri, gli occidentali, viziati e assuefatti al tutto e al superfluo; sprofondavano nella nebbia della loro stessa decadenza civile.



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