domenica 18 gennaio 2015

Storie di Uomo e di bon omo

Altri tempi, altre Storie, altri epiloghi.

Uomo, si nasce, bon  omo, si diventa.


La metamorfosi tra Uomo e bon omo si vede soprattutto nell’ Italia degli: Lei non sa chi sono io.


La prostituzione civile e morale, per raccattare un pacco di pasta gratis o un favore o una sedia nelle varie amministrazioni dello Stato anche senza averne le richieste qualifiche, in Italia è diventato un modo di vivere e di essere; quasi una vera e propria ragione e religione di Stato.


Purquanto l’ingegno e la capacità lavorativa degli italiani, non sia secondo a nessuno, personalmente,  comincio anche a non credere in un Italia sia capace di rimanere in piedi da sola.


L’Italia senza impulsi esterni, non è mai stata indipendente e capace di sbrogliarsela in proprio.


A prescindere dal fatto che nessun Uomo è un’Isola solitaria nell’oceano o un’oasi nel deserto e che l’Italia abbia dato i natali a tanta brava gente e Uomini che si sono distinti e lasciato la loro impronta benefica nella Storia italiana, e nel Mondo intero; mi vien difficile e arduo trovare esponenti di Stato e Manager italiani ai quali possa dare dell’Uomo  e tanto meno del buon uomo o bon omo qual dir si voglia.


Politici e esponenti dell’industria e della vita civile in Italia, ne troviamo tanti, forse più che politici, alla luce dei fatti che costellano la vita politica italiana, sarebbe più appropriato dire che il Italia ci sono tanti mascalzoni politicanti.


Forse più che esponenti dell’industria e della vita civile, sarebbe d’uopo dire che ci sono solo approfittatori e ruffiani e non Uomini capaci di guidare un Paese industriale.


Ora ci sono solo nepotismi e individui che delinquono per i propri interessi, a discapito d’intere comunità e della Nazione. 


La drammatica situazione in cui versa L’Italia sia politica sia sociale poi porta l’attento osservatore che con distacco vede cosa succede in Italia a dover dire che l’Italia è infestata e impestata da politicanti disonesti, meglio definibili come mascalzoni o ancor meglio come avanzi di galera e pendagli da forca e da zecche sanguisuga chiamati politici, porporati o manager industriali.


La Storia d’Italia ci insegna che l’industrializzazione dell’Italia, con uno spaventoso ritardo di ben oltre cent’anni ebbe inizio con Benito Mussolini.


Le varie tacche industriali prima dell’evento del Fascismo Italiano, si devono all’imprenditoria locale che, senza rilevanza nazionale e soprattutto internazionale e protetta da un nauseabondo miscuglio di politica e clero, sfruttava la mano d’opera locale, arricchendosi sulle sue spale.


Il Regno delle due Sicilie, o delle due Casbe di allora;  Palermo e Napoli;  lo Stato della Chiesa, ja,  il Piemonte con i suoi Savoia, o la crudele occupazione repressione austro-ungarica in Italia, non sono che un esempio di un Italia mai esistita se non come espressione geografica come sembra abbia avuto a dire il Principe von Metternich e  a tutt'oggi sognata e difesa a spada tratta da tutta un sfliza di biforchi tirolesi, ultimi miseri rimasugli di una spietata occupazione dell'Impero Austro-Ungarico in Italia.


Era il tempo dei latifondisti, dei vari aristocratici e porporati insaziabili di potere e avidi di denaro.


Era il tempo dei padroni e dei loro aguzzini Kapò e della plebe produttrice di servi e di poveri cristi.


Era il tempo dei figli di puttana adulatori e manzoniani che campavano dalle briciole cadute dalla mensa dei ricchi.


Era il tempo di tutto questo, ma non certo tempo di Uomini.


Al massino, era il tempo di tanta brava gente ma anche di pover uomini; di poveri buoni uomini.


L’Italia industriale dopo la seconda guerra mondiale, persa solo per colpa della delinquenza  politica, sociale e clericale italiana che durante il ventennio aveva perso gran parte dei suoi privilegi, risorse trainata dalla ricostruzione europea grazie al Piano Marshall e alla nutrita emigrazione italiana averso il Nord Europa. 


Mille minatori italiani, per duecento chili di carbone al giorno per ogni minatore, questo tra l’altro fu il patto firmato dal Governo italiano con quello Belga.


A questa montagna di energia solida che giornalmente si riversava sull’Italia, si deve aggiungere lo Tsunami di rimesse in valuta “pregiata” che mensilmente pioveva sull’Italia.


Meno male che a quel tempo gli Stati sovrani potevano stampare la loro moneta altrimenti, Nazioni come la Germania, il Belgio e l’Olanda si sarebbero trovati in poco tempo senza palanche.


In cambio pero, la manodopera italiana, non solo ricostruì mezza Europa ma a tempo perso e nelle sue ore libere, la ripopolò pure.


In Italia iniziarono così gli Anni delle vacche grasse, sospinte dall’innata voglia italiana di avere una casetta in proprio; nel bel Paese, fiorirono le piccole e medie industrie e l’artigianato.


Nessun paese; nessun sobborgo italiano, per quanto remoto fosse, era senza i suoi bravi e capaci artigiani, senza i suoi  fabbri, senza i suoi  imbianchini e senza i suoi lattonieri.


Allora esisteva un vero e proprio apprendistato e i mestieri erano tramandati ai giovani che presto diventavano provetti operai dalle mani d’oro.


Gli anni delle Vacche grasse, finirono presto ma non di certo perché ci fu un’altra crisi tipo anni venti, no, le cose non andarono esattamente così.


Nix crisi tipo anni venti, i bei tempi finirono presto a causa di un imprevisto che nessuno si aspettava o avrebbe mai potuto prevvedere.


Lo sfacelo dell‘Italia iniziò verso la fine degli anni settanta, appena cinque lustri dopo la fine della seconda Guerra Mondiale con l’apparizione di un prototipo di uomo italiano a molti di noi, fin ora del tutto sconosciuto.


Nessuno sa oramai dire con sicurezza da dove lo sconosciuto venisse, chi l’avesse creato o di chi fosse figlio, di sicuro si sa solamente che tutt’un tratto busso alla porta della Storia italiana portandosi appresso tanti figli di puttana come lui e tutti i valori e virtù dell’Italia postbellica, iniziarono a degenerare.


Il nuovo arrivato si dimostrò presto un vero maestro del lamento e deploro, un capace e abile menestrello della mala sorte, bugiardo, cinico e intrigante, furtivo e codardo, questo fariseo dell’umanità era venuto dal nulla e nulla aveva a che fare o veder con l’Italia lavoratrice dell’immediato dopo Guerra, però era arrivato per restare e l’Italia, non fu più la stessa. 


Come un cancro con molte putride metastasi,  questo prototipo dal basso orizzonte si mise all’opera e infestò con il suo comportamento, non solo l’Italia ma impestò pure anche la vera aria che noi tutti respiriamo e il terreno che coltiviamo.
Il risultato di questo scempio si può attualmente ammirare in ogni angolo d’Italia.


Lo si vede nella qualità della sua vita sociale e sicurezza civile, dove, sotto diversi aspetti, grazie alla delinquenza afro-araba e balcanica, anche andare a fra la spesa e tornare a casa vivi o non trovarsi la casa svaligiata o occupata dagli zingari e un puro caso.


Lo vediamo nei suicidi per disperazione, lo troviamo in un’associazione a delinquere come Equitalia, chiamata in vita da un mascalzone politico e sociale come Mario Monti.


Il prototipo d’italiano che ha messo in atto questo scempio italiano, si chiama Giorgio Napolitano.


I suoi predecessori, tutti non erano certo da meno:  anche il “paterno Pertini” che sfoggiava vera italianità e amor di patria non era altro che un piccolo impostore e venditore di aria fritta che, pur sapendo dove si celava il male italiano, non mosse un dito, per debellarlo.


Costoro sono la delinquenza politica e sociale italiana in assoluto.


Gli altri si chiamano; chi Romani Prodi, oppure Bersani, Letta Grasso, Boldrini, Marino, Pisapia, Vendola.


Il cinese bolognese che molti, considerano l’assassino morale del Professor Biagi,  oppure si chiama Epifani e la sua ghenga di delinquenza sindacale, fanno pure parte della mascalzoneria italiana da impiccare.


A questi mascalzoni D’Italia si deve aggiungere tutta una lunga sfilza di battiate e parlamentari, che molto più propriamente la Lingua italiana definisce come troie o puttane sociali.


Il padre di tutti i cancri italiani; lo  incontriamo nella magistratura faziosa, politicizza e corrotta di tutto l’emisfero occidentale, quella italiana.

Tutti questi malvagi personaggi sono le metastasi del morbo italicus, proveniente da un nauseabondo intruglio tra la criminalità organizzata di stampo mafioso che iniziò a far studiare i suoi picciotti e figli di puttana vari facendoli diventare avvocati, notai, professori e cardinali e vescovi, monsignori e semplici preti e frati altamente studiati e specializzati in ogni tipo di scienza e disciplina accademica..


La loro opera è l’Italia attuale.


Nell Italia dei coglioten dei vu gumbrà, della delinquenza afro-araba e balcanica  si trova ancora qualche Uomo Italiano che si guarda in giro spaesato in un Italia che non riconosce più e che nella quale non si identificata ma ci sono pute tanti, ma veramente tanti coglioten che non fan che frignare dalla mattina alla sera senza avere il coraggio o meglio detto, il rispetto personale di rimboccarsi le maniche, sputarsi nelle mani e ripulire l’Italia. 


Coglioten: anagramma da me coniato da coglioni e italioti e germanizzato con l’aggiunta della “n” finale, appunto Coglioten!


Salutönen.














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