Ho sempre avuto una grande stima e fiducia del giornalista Giovanni Di Lorenzo.
Ho sempre apprezzato i suoi articoli e la sua intervista al Cancelliere a.D
della Repubblica Federale di Germania Helmut Schmidt è una pietra miliare nella
storia del giornalismo politico tedesco.
Il Signor Giovanni Di Lorenzo oltre ad essere un giornalista politico molto
ben preparato, possiede anche una vasta cultura, politica e sociale.
Giovanni Di Lorenzo è anche moderatore del programma televisivo “3nach9” di
Radio Bremen.
Il Talk Show “3nach9” è un programma TV molto ben fatto che lascia persone di
spicco dello spettacolo e della vita politica e sociale, raccontare e anche ironizzare
se stesse.
Il fatto che ora il Signor Giovanni Di Lorenzo, sia messo con Saviano mi
sorprende e mi rammarica non certo di poco.
Questa notizia l’ho appresa questa mattina ascoltando “mo –ma” Il magazzino de mattino, sul
secondo canale TV ZDF.de, dove appunto la giornalista televisiva Dunja Hayal
intervistando Giovanni Di Lorenzo, presentò il libro, scaturito delle doglie cerebrali del duo
Saviano – Di Lorenzo: Spiegami L’Italia.
Fino a questa mattina, credevo che in Germania, cavalcare l'onda anti–berlusconiana e diffamare, criticare in modo negativo e ingiurioso, propagando mezze verità abilmente contraffatte, di farle sembrare reali e veritiere, gli ochhi della popolazione tedesca; fosse
una prerogativa dei giornalisti da strapazzo, alo soldo dei bifolchi della mediocrità politica tedesca, oppure di sinistroidi e piccoli spauracchi della cultura italiana ben accolti e coccolati in un Associazione Culturale Italo –Tedesca come quella di Bremen, ad esempio.
Purtroppo però, devo costatare che oggi giorno; anche giornalisti di spicco come il Signor Giovanni Di Lorenzo prostituisco il loro intelletto e professionalità fomentando astio e diffidenza tra gli Italiani e i Tedeschi in Germania.
Purtroppo però, devo costatare che oggi giorno; anche giornalisti di spicco come il Signor Giovanni Di Lorenzo prostituisco il loro intelletto e professionalità fomentando astio e diffidenza tra gli Italiani e i Tedeschi in Germania.
Fino a poco temo fa; pensavo che la prostituzione mediatica fosse solo una
prerogativa per “giornalisti” come il Tobias Piller oppure il suo degno collega Udo Gümpel.
Volessimo poi allungare la lista dei giornaisti alla quale ora anche Giovanni di Lorenzo si è accodato, potremmo benissimo aggiungerci anche la altoatesina Grübe o dell'alpino rinnegato pure lui altoatesino di Brunico che risponde la nome di Markus Lanz.
Quest'ultimo poi è il caporale degli alpini (Battaglione Vicenza pare) che nel suo Talkshow; sempre sul secondo canale TV della ZDF. sputtanando Berlusconi e gli italiani, diede grande risalto a Martin "Kapo" Schulz membro onorario dei partigiani comunisti italiani dell'AMPI
Questo meschino modo di fare giornalismo è prerogativa degli stregoni della notizie e fattucchieri dello Spin-giornalistico in generale, ma nel modo più assoluto non di certo, di un giornalista che con la sua mordace schiettezza e serietà professionale come lo è Giovanni Di Lorenzo, che mi richiamava alla mente Walter Cronkite, il leggendario giornalista americano della CBS.
Volessimo poi allungare la lista dei giornaisti alla quale ora anche Giovanni di Lorenzo si è accodato, potremmo benissimo aggiungerci anche la altoatesina Grübe o dell'alpino rinnegato pure lui altoatesino di Brunico che risponde la nome di Markus Lanz.
Quest'ultimo poi è il caporale degli alpini (Battaglione Vicenza pare) che nel suo Talkshow; sempre sul secondo canale TV della ZDF. sputtanando Berlusconi e gli italiani, diede grande risalto a Martin "Kapo" Schulz membro onorario dei partigiani comunisti italiani dell'AMPI
Questo meschino modo di fare giornalismo è prerogativa degli stregoni della notizie e fattucchieri dello Spin-giornalistico in generale, ma nel modo più assoluto non di certo, di un giornalista che con la sua mordace schiettezza e serietà professionale come lo è Giovanni Di Lorenzo, che mi richiamava alla mente Walter Cronkite, il leggendario giornalista americano della CBS.
La criminalità di stampo mafioso nei cessi di Posillipo e altri rioni nei
bassifondi di città italiane specialmente nel nostro meridione; è una gran
brutta cosa, che in realtà, anche se in forma meno violenta, si riscontra in ogni
città; abbinare però questo tipo di criminalità rionale a oltre 60 (sessanta)
Milioni di cittadini Italiani come sta facendo il fariseo Saviano, ora pure coadiuvato e
sostenuto da Di Lorenzo, presentato e osannato alla TV tedesca, proprio grazie alla sua cooperazione con e per diretto interessamento di Giovanni Di Lorenzo, è alquanto deplorevole, falso e ambiguo.
Giovanni Di Lorenzo così facendo si è messo sullo stesso gradino del fariseo Saviano.
Giovanni Di Lorenzo così facendo si è messo sullo stesso gradino del fariseo Saviano.
In un prossimo futuro, specialmente dalla melma del giornalismo politico
tedesco e nella già comprovata ambiguità culturale di dubbie Associazioni Italo
–tedesche, come quella di Bremen; emergeranno come funghi velenosi articoli, conferenze e "serate culturali" atte solo a
infangare il nome dell’Italia e degli Italiani facendoli passare tutti per mafiosi
e per fascisti.
Quest’ambiguo modo di far giornalismo in Germania e che sia ben chiaro questo; contribuirà di
non poco ad aumentare la diffidenza tra la Popolazione tedesca e italiana, creando, specialmente
in Italia, un'apprensione così grande nei confronti della Germania; da
rasentare l’odio politico e sociale.
PS: Alla domanda della moderatrice Dunja Hayali del perché Saviano, non
era venuto nello studio televisivo per un intervista, Di Lorenzo rispose che
Saviano era sotto protezione e la sua scorta temeva per la sua sicurezza.
Wahnsinn, pazzesco, roba da matt, roba da matt.
Questo articolo lo presi dal Web nel 2010, leggetelo o fatevelo tradurre, qui il fatiscente Saviano, da sfogo di tutta la sua schifosa, vile e viscida demagogia.
Nessuno si deve sorprendere se un giorno, qualcuno metterà il Saviano a tacere in modo definitivo e permanente; una buona volta per tutte..
By ROBERTO SAVIANO
Published: January 24, 2010
Italy’s African Heroes
Naples, Italy
WHEN I was a teenager here, kids used to shoot
dogs in the head. It was a way of gaining confidence with a gun, of venting
your rage on another living creature. Now it seems human beings are used for
target practice.
This month, rioting by African immigrants broke
out in Rosarno, in southern Italy, after at least one immigrant was shot with
an air rifle. The riots were widely portrayed as clashes between immigrants and
native Italians, but they were really a revolt against the ’Ndrangheta, the
powerful Calabrian mafia. Anyone who seeks to negate or to minimize this motive
is not familiar with these places where everything — jobs, wages, housing — is
controlled by criminal organizations.
The episode in Rosarno was the second such
uprising against organized crime in Italy in the last few years. The first took
place in 2008 in Castel Volturno, a town near Naples, where hit men from the
local mob, the Camorra, killed six Africans. The massacre was intended to
intimidate, but it set off the immigrants’ anger instead.
In Castel Volturno, the immigrants work in
construction. In Rosarno, they pick oranges. But in both places the mafias
control all economic activity. And the only ones who’ve had the courage to
rebel against them are the Africans.
An immigrant who lands in France or Britain
knows he’ll have to abide by the law, but he also knows he’ll have real and
tangible rights. That’s not how it is in Italy, where bureaucracy and
corruption make it seem as if the only guarantees are prohibitions and mafia
rule, under which rights are nonexistent. The mafias let the African immigrants
live and work in their territories because they make a profit off them. The
mafias exploit them, but also grant them living space in abandoned areas
outside of town, and they keep the police from running too many checks or
repatriating them.
The immigrants are temporarily willing to
accept peanut wages, slave hours and poor living conditions. They’ve already
handed over all they owned, risked all they had, just to get to Italy. But they
came to make a better life for themselves — and they’re not about to let anyone
take the possibility of that life away.
There are native Italians who reject mafia rule
as well, but they have the means and the freedom to leave places like Rosarno,
becoming migrants themselves. The Africans can’t. They have to stand up to the
clans. They know they have to act collectively, for it’s their only way of
protecting themselves. Otherwise they end up getting killed, which happens
sometimes even to the European immigrant workers.
It’s a mistake to view the Rosarno rioters as
criminals. The Rosarno riots were not about attacking the law, but about
gaining access to the law.
There are African criminals of course, African
mafiosi, who do business with the Italian mafias. An increasing amount of the
cocaine that arrives here from South America comes via West Africa. African
criminal organizations are amassing enormous power, but the poor African
workers in Italy are not their men.
The Italian state should condemn the violence
of the riots, but if it treats the immigrants as criminals, it will drive them
to the mafias. After the Rosarno riots, the government moved more than a
thousand immigrants to detention centers, allegedly for their own safety, and
destroyed the rudimentary camp where many of them had lived. This is the kind
of reaction that will encourage those immigrants to see the African criminal
organizations as necessary protection.
For now, the majority resist; they came to
Italy to better themselves, not to be mobsters. But if the Africans in Rosarno
had been organized at a criminal level, they would have had a way to negotiate
with the Calabrian Mafia. They would have been able to obtain better working
and living conditions. They wouldn’t have had to riot.
Italy is a country that’s forgotten how its
emigrants were treated in the United States, how the discrimination they
suffered was precisely what allowed the Mafia to take root there. It was
extremely difficult for many Italian immigrants, who did not feel protected or
represented by anyone else, to avoid the clutches of the mob. It’s enough to
remember Joe Petrosino, the Italian-born New York City police officer who was
murdered in 1909 for taking on the Mafia, to recognize the price honest
Italians paid.
Immigrants come to Italy to do jobs Italians
don’t want to do, but they have also begun defending the rights that Italians
are too afraid, indifferent or jaded to defend. To those African immigrants I
say: don’t go — don’t leave us alone with the mafias.
Roberto Saviano is the author of “Gomorrah: A
Personal Journey Into the Violent International Empire of Naples’ Organized
Crime System.” This essay was translated by Virginia Jewiss from the Italian.
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