Brano tratto dal mio libro: La Motonave El Castillo.
- Herausgeber : Independently published (2. Februar 2019)
- Sprache : Italienisch
- Taschenbuch : 577 Seiten
- ISBN-10 : 1795553065
- ISBN-13 : 978-1795553063
… Quel giorno poi, dopo una buona colazione, che altro
avrei potuto fare se andare a bermi una birra?
In La Grotte con mia grande e gradita sorpresa dietro al
banco trovai Karla.
Karla era una delle migliori troie che conoscevo.
In realtà Karla era una troia di classe, bella come una
statua di Michelangelo, ma quando lavorava; altrettanto fredda e glaciale;
un’animatrice di classe e senza pietà per i suoi spasimanti di turno.
Sapeva far le fusa come una gatta in calore e come un
felino in un decimo di secondo, poteva cambiare umore e sfoderare micidiali
artigli e scatenarsi sibilando come una vipera imbestialita.
Era un piacere vederla lavorare, da sola sapeva
intrattenere una mezza dozzina di vecchi bavosi che seduti al banco aspettavano
pazienti il loro turno per poterle offrire da bere e scambiare qualche parola
con lei.
Lei, inesorabile e spietata li squadronava secondo le
loro capacità finanziarie e li spennava in conseguenza.
Beveva spumante se il suo infallibile occhio le diceva;
che il becco aveva soldi o solo un Cocktail se il poveraccio si stava bevendo
la pensione.
Karla non rifiutava mai un invito a bere, infatti, viveva
di provvisione e anche se tutti volevano portarla a letto, lei non diceva mai
di no.
Faceva capire però, che lei non era una donna per
un’oretta o due in un albergo di periferia e che aveva bisogno di tempo per
conoscere il suo eventuale uomo.
I vecchietti speranzosi andavano subito in trance e come
ipnotizzati da questa splendida Medusa; pagavano e si accontentavano della
compagnia di un'altra ragazza, finché non arrivava il loro turno di vedersela
seduta accanto o di appartarsi a un tavolino lontano dalle orecchie degli altri
habitué.
Uno di questi vecchietti pubertanti aveva più soldi di
tutti gli altri messi insieme, quando c’era lui nel locale, gli altri non
avevamo nemmeno la più pallida possibilità di parlare con la loro adorata, in
quelle sere Karla aveva occhi solo per lui.
In giro dicevano che in un Anno il vecchietto innamorato,
spese per lei qualche cosa come centomila fiorini.
Il nonnetto incantato cominciò a farle regali di un certo
valore, le comprava anelli e colane e orologi di lusso, la invitò a trascorrere
un periodo di ferie nei Caraibi, le comprò vestiti e le regalò un Automobile.
Il vecchietto pubertante, avrebbe potuto essere suo
nonno; nell’ambiente marittimo poi aveva un buon nome ed era molto stimato.
Forse proprio per questo quando un giorno si venne a
sapere che i soldi che spendeva con Karla non erano i suoi e che li sottraeva
alla società armatrice falsificando conti, perse la sua poltrona di procuratore
e amministratore delegato.
Lo scandalo non finì sui giornali: lui fu mandato in
pensione senza sollevare polvere e tutti ci misero una pietra sopra.
No money. no Honey.
Karla che di tutto questo naturalmente non poteva saperne
niente; ma un bel giorno il vecchietto pubertante non venne più e un agente
marittimo le raccontò la triste fine del vecchio babbeo.
Fu la sua Famiglia a salvarlo da un’accusa per truffa,
sua moglie e i suoi figli tutti avvocati, restituirono i soldi sottratti alla
Società armatoriale e nessuno ne parlò più.
Karla si tenne la vettura, i gioielli e i soldi che le
aveva regalato e l’insipido ricordo di un mondo fatto di niente se non di
apparenze.
Pian piano, la giovane donna vendette tutto, la vettura,
i gioielli e quando anche gli ultimi fiorini finirono, sperando di incontrare
un altro becco da spennare; riprese a lavorare da Kelly in La Grotte.
»Kelly mi disse che eri di nuovo a Rotterdam, ciao
Franco, come stai?« Mi salutò Karla quando quella mattina entrai nel bar.
»Ciao bella Signora, son felice di rivederti come va?« La
salutai sorridendo, lei mi venne incontro, ci abbracciammo e poi mi sedetti sul
mio seggiolone.
»Male, il bar è vuoto, la citta sembra morta, in giro ci
sono solo mezze seghe e ho paura che i vecchi tempi non torneranno mai più.«
Rispose desolata, ritornando dietro il banco.
»Il quartiere sta morendo.« Bisbigliò rassegnata.
»Kelly mi disse che ultimamente te la passavi male e che
ora hai di nuovo un ingaggio, perché non sei venuto da me; sai dove abito,
avresti potuto dormire a casa mia, perché non mi hai telefonato?« Mi chiese a
bruciapelo.
»Perché; perché, per dirti che sono nella merda e che mi
piaci? Chiaro che mi piaci, certo che avevo pensato di telefonarti, ma credevo
che tu avessi un amico e non ti volevo disturbare o imbarazzare.«
»Sei scemo te? Che cazzo me ne dovrei fare di una delle
mezze seghe che circolano da queste parti? Secondo te, che cosa me ne dovrei
fare con uno stronzo simile?«
La ormai famosa metamorfosi di Karla, da gatta tranquilla
e sommessa a vipera sibilante e infuriata si era di nuovo rivelata in tutta la
sua bellezza.
La sua faccia si era dipinta da una selvaggia risolutezza
che non ammetteva controverse.
Karla era veramente una bella donna.
»Dai pianala di far la belva e mettici da bere.« Le dissi
divertito.
Oggi sei il mio primo cliente.« Mi disse mentre mi
metteva un Cuba Libre sotto il naso e si preparava un “Cocktail” di vino
bianco, acqua minerale con spruzzo di Campari e una fettina di limone.
La menata della Cuba Libre, cioè; Rum Baccardi con la
Coca Cola e giaccio e una fettina di limone era una di quelle cose pazze che
successero tra me e lei.
Anni prima noi due nel bar dell’Hotel Hilton c’eravamo
così sbronzati da non ricordarci nemmeno più com’eravamo ritornati nella camera
dove avevamo passato la fine Settimana.
Quel lunedì mattina poi, c’eravamo svegliati
completamente vestiti.
»Abbiamo scopato?« Mi chiese non appena aprì gli occhi?
»Come? non vedi che siamo ancora vestiti.« Risposi mezzo
intontito.
»Hai voglia di scopare adesso?« Chiese.
»Ho fame e sete.« Risposi.
»Anch’io ho fame.« Disse lei alzandosi dal letto per
andare in bagno.
»Non mi ricordo quando siamo saliti in camera e tu?«
Chiese Karla dal bagno.
»Nemmeno io.« Risposi secco.
»Questa mattina sei piuttosto taciturno c’è qualche cosa
che non va?« Chiese mentre sentivo l’acqua della vasca da bagno scorrere.
»Questo pomeriggio ho un volo per Londra e da là per New
Orleans negli Stati Uniti, sono già le dieci e devo ancora preparare la mia
valigia.« Risposi.
»Quando sarai di ritorno?«
»Fra tre mesi, ora però per quanto mi dispiaccia, devo
andare, il conto è pagato, fatti un bagno e se vuoi pure colazione, ma ora devo
andare.« Risposi.
Lei usci dal bagno, completamente nuda e mi venne tra le
braccia per salutarmi.
»Ciao marinaio, quando torni, scopiamo di sicuro.« -mi
sussurro in un orecchio- »ora mi faccio un bagno, poi colazione e vado a casa e
questo pomeriggio vado a lavorare da
Kelly, mi voglio comprare nuovi vestit..« Aggiunse maliziosa.
Questa era la storia del Cuba Libre tra me e Karla e
proprio per questo, senza volerlo ancora prima di mezzodì da questa Venere in
carne e ossa mi trovai sotto il naso un Baccardi Rum con Coca Cola, con due
cubetti di ghiaccio e una fettina di limone.
»Bene Karla, raccontami cosa hai fatto di bello in tutto
questo tempo, da quando non ci vediamo più, un Anno forse.« La stimolai a
dirmi.
»Eri tu che volevi, ritornare dopo tre Mesi, avessi
aspettato te a quest’ora tra le mie gambe avrei lei ragnatele con i i ragni che
patisco la fame:« Sbotto lei sorridendo.
Quello che Karla poi mi raccontò lo conoscevo già, ma
così bene, che avrebbe potuto anche tacere,
Infatti, se non ci fosse stata quella piccola differenza
fisica tra noi due; ciò che mi disse, avrebbe potuto benissimo essere la
descrizione di certi periodi della mia vita.
In altre parole: Vissuto alla grande con soldi in tasca e
con parsimonia con sole quattro palanche da poter spendere. Tutto li.
»Quello che mi hai appena raccontato, lo conosco molto
bene, l’unica differenza tra noi due è che io non vado a letto con uomini.«
Commentai.
»Dovresti provare, a volte è veramente bello andare a
letto con un uomo ed è pure redditizio.« Disse lei di rimando; scoppiando a
ridere.
»Fuck You Old Bitch.« Le risposi; ridendo pure io della
sua prontezza di spirito.
»Franco secondo me noi abbiamo paura, tu, io e tutti gli
altri, noi non siamo altro che un mucchio di egoisti martoriati dall’angoscia.«
»Perché? Che cosa intendi dire; spiegami: Perché siamo
egoisti e angosciati.« La esortai mentre mi accendevo una sigaretta.
»Mi chiedi un perché? Tu lo sai benissimo che senza
pensare al domani, noi viviamo alla giornata; che siamo solo capaci di
illuderci di vivere una vita normale. Tu e tutti gli altri come te; con la
precarietà del vostro lavoro; mentre io come tutte le altre ragazze, viviamo
con i soldi che tiriamo fuori dalle vostre tasche. Noi tutti siamo troppo vili,
per ammettere che la vita che conduciamo non è ciò che in realtà desideriamo.«
Disse la mia filosofa tutto un fiato.
»Davvero?« -esclamai veramente sorpreso da tanta
lungimirante saggezza- »Che cosa vogliamo noi, come intendiamo vivere;
desideriamo una vita più tranquilla? Cerchiamo un affetto solido e duraturo?
Una vita armoniosa a fianco di un partner affidabile? È tutto questo che tu, io,
noi tutti vogliamo.?« Le chiesi bevendo un sordo di Cuba Libre?
»Si Franco;« -rispose lei con fermezza.« Questo e proprio
ciò che desideriamo.
»Fuck You Karla, che cazzate vai dicendo, proprio tu
parli di una vita famigliare normale? Tu e le altre ragazze, voi sapete
benissimo com’è fatta la vita di quelli là, la fuori. Gli uomini che fanno
parte di quel tipo di vita, voi li conoscete tutti, ve li siete scopati tutti.
Voi, li conoscete bene, sapete cosa pensano e cosa vogliano e come lo vogliono:
Spesso vi si rivolta lo stomaco. Il vostro Io interiore si ribella fino al
punto di voler vomitare via quelli zombi viventi. I loro desideri e perversità
v’inorridiscono, però, voi continuate ad assecondarli e lì incoraggiate pure;
sapete che quelli la, non son altro che delle code di paglia, schiavi della
loro falsità e cinismo e che non sono parte della vostra vita. Voi ragazze
siete molto più sincere di loro, voi non avete falsità, bevete e scopate per
soldi e ve ne fregate di tutto il resto. Soprattutto amate la vostra libertà
altrimenti vi sareste già adescato uno di quelle code di paglia che incontrate
appoggiate con far da uomini di mondo al banco di un bar. Vorresti veramente
diventare la moglie di roba simile?«
»Fottiti, Franco Parpaiola, Fuck You, idiota, che domande
mi fai? Lo sai benissimo che mai e poi mai sposerei una cagata simile,
piuttosto che impegolarmi su con mezze calzette simili, preferisco continuare a
far la puttana in eterno. Intendevo dire che ci deve essere qualche cos’altro
che passare le ore ai banchi di bar e stanze d’albergo o viaggiare verso altri
letti e Night Club in compagnia di vecchi bavosi pieni di soldi. Hai capito
marinaio?«
Karla aveva uno dei suoi momenti di sconforto morale, non
era la prima volta che la vedevo così e non era l’unica ad avere qualche
rimorso o rimpianto, questo però le succedeva solo quando in tempi di vacche
magre e si sentiva una Regina senza corona e solo quando era a corto di corteggiatori
e di quattrini.
»Certo che ti capisco,« -le risposi- »ma ricordati che
per arrivare ad un tenore di vita veramente civile, dovresti rinunciare ai bar
e ai suoi avventori e sacrificare pure una parte della tua libertà personale.
Dovresti essere pronta a fare sacrifici e rinunce come lo fanno milioni di
altre donne; saresti disposta a farlo, siamo disposti a farlo Karla, saresti
tu, disposta, sarei io disposto a vivere ad esempio, come Gerda e Dieter,?« Le
chiesi, guardandola dritta negli occhi.
»Franco; ha volte ho paura.«
»A volte succede pure a me di aver paura o per lo meno di
farmi delle domande e chiedermi se quello che faccio e come vivo, sia sempre
conforme alla vita borghese, ciò non significa però che stia sbagliando. Sì,
magari qua e là potrei far di meglio, essere meno spericolato e più avveduto
verso me stesso, ma non sono un irresponsabile, noi non siamo sconsiderati.
Egoisti fin che vuoi, ma non sbandati o asociali. Noi non facciamo male a
nessuno se non solo a noi stessi., Lascia perdere questi discorsi che non ci
portano da nessuna parte e mettici da bere.« La esortai alla fine del mio
monologo.
»Franco, sono tutta bagnata.«
»Sei proprio una donna incredibile, fantastica, e
inverosimile; pensi solo e sempre a
scopare.« Sbottai divertito, accendendomi una sigaretta.
Parlottando del più e del meno, il pomeriggio passo
veloce come un lampo, mi bevvi diverse Cuba Libre e lei non lesinò con i suoi
cocktail che in fin dei conti non erano altro che i famosi Spritz di vino
bianco del veneto e del Friuli.
Ci accorgemmo che si era fatto tardi solo quando Kelly
seguito dalla sua squadra di suoi angeli della notte entrò nel locale.
Il mio conto fu presto fatto, sei Cuna libre e sei
Cocktail fanno 84 fiorini più sei di mancia, fan novanta.
Semplice no?
Tutte le ragazze nei Bar parlano oggigiorno l’inglese,
tute tranne Karla e quando quella sera scambiai in inglese due parole di
convenenza con una delle ragazze dell’Estonia che lavorava nel bar, lei
s’incazzo.
Anzi, andò su tutte le furie e guardandomi in cagnesco,
prese il resto del suo Cocktail e lo rovesciò nel lavabicchieri.
»Prima di far le fusa con quella stronza li, avresti
anche potuto attendere che me ne fossi andata, non ti pare?«
Mi sibilò tutta infuriata in faccia Karla, mentre lavava
il suo bicchiere.
»E chi ti dice che te ne vai, se vuoi puoi rimanere
ancora un poco, ti siedi accanto a me e ti offro un piccolo e ci rivedremo
quando ritorno; poi però me ne vado pure io, rimani?« Le chiesi tanto per
calmarla un poco, non volevo lasciarla andar via con la rabbia e perciò
l’invitai a restare.
»A volte sai essere veramente un essere umano e un vero
gentiluomo.« Mi sussurrò in un orecchio Karla quando poco dopo venne a sedersi
accanto me.
»Perché non vi mettete insieme voi due?« Domando Kelly dall’altra
parte del banco.
»Scherzi, a forza di scopare; Karla mi farebbe crepare
nel giro di pochi giorni.« Risposi ridendo.
»Vecchio porco.« Mormoro Karla e mi diede un colpo di
gomito nelle costole che per poco non mi mancò il fiato.
»Oggi rimaniamo insieme non è vero?« Chiese poi
stringendosi a me.
»Domani mattina alle sette devo essere a Schipool e
prendere l’aero per Atene.« Risposi.
»Odio il tuo lavoro,« Disse lei sommessa.
»Sati buona adesso;
tra tre Mesi sarò di ritorno, e avremo minimo un intero fine Settimana
tutta per noi.« Promisi.
Quella sera verso otto, Karla dopo una profusione di baci
e abbracci andò a casa e dopo avere pagato il conto e mi accinsi ad andarmene
pure io.
»Ci vediamo vecchio greco.«
»Salutami la mia Patria vecchio italiano.«
Ci salutammo cosi Kelly ed io lui seduto da una parte io
dall’altra del banco.
»Cerca di ritornare tutto un pezzo marinaio.« Mi augurò
ancora prima che uscissi.
Uscendo li mostrai il mio pollice alzato e salutando le
ragazze me ne andai alla Pensione Algarve a gustarmi per chissà quanto tempo una squisita cena portoghese.
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