Cosi come la più
feroce dittatura marxista-leninista non riuscì a distruggere lo spirito cristiano
del Popolo Russo, così l’attuale nomenklatura sinistroide italiana con la sua magistratura
faziosa e corrotta, con tutti i suoi intrecci mafiosi ed ecclesiastici, mai riuscirà a distruggere il Popolo Italiano.
Dal mio Manoscritto " DIE WERFT SKL-Komarno"
Rotterdam-Bremen 1995-2006
Del popolo russo
aveva solo e sempre sentito cose negative, anche dopo la Glasnost e Perestrojka
e dopo Gorbi, la stampa tedesca non faceva che sparlare della Russia.
Tutti, la Stampa la Radio e la Tv, ogni ridicolo Muppet-Show della Nazione; facevano e fanno a gara
per sparlare di una decadenza russa che come una malattia contagiosa, sembrava voler dilagare su tutta
l’Europa.
Oggi basta che un
Signor Zhirinovsky abbia bevuto una vodka di troppo, che il circo equestre
mediatico della Germania, cominci a dipingere quadri di devastazioni
apocalittiche e catastrofiche distruzioni sull’Europa.
Bastava che il
Generale Lebeld, con calma e pragmatismo spiegasse come una volta eletto
Presidente avrebbe governato la Russia, che mezza Germania comincia a battere i
denti e a tremare dalla paura.
Oggigiorno, si
legge che in Russia regna in modo assoluto la stupidità primordiale simile a quella dei latini, dove tutti
si ubriacano, dove la criminalità, corruzione e ogni sorta di mafie avrebbero
trovato un fertile e accogliente terreno, su cui agire.
La Stampa e i
Mass-media tedeschi; ci raccontano che in Russa tutte le forze di polizia siano
corrotte e che i funzionari di Stato fanno solo i propri interessi.
Sembra anche che i
bambini russi siano allo stato brado, che scappino da casa perché i loro
genitori sono alcolizzati e che preferiscono vivere nelle fogne delle Città
piuttosto che andare nei ventri di accoglienza dove sembra, ci siamo solo dei
sardisti pronti a picchiarli e seviziarli.
Tenendo bene in
mente e ben presente tutto quanto avevo letto sentito del Popolo Russo nei mesi
passati, con una buona dose di scetticismo e diffidenza andai a bordo della Motonave “Amrum”, dove sapevo che a parte il
Comandante della nave che era tedesco, tutto l’equipaggio era russo.
Forse ,è perché le
eccezioni confermano solo le regole, o Dio sa perché, in ogni caso, mi apparve
subito chiaro che tutte le cattive qualità della Russia, non avevano intaccato
e neppure lontanamente scalfito i cinque russi, membri dell’equipaggio della Motonave
Amrum.
L’equipaggio
russo della Motonave Amrum, era cosi noiosamente normale che subito mi
assalirono forti dubbi circa la credibilità e l'affidabilità della Stampa e dei
Mass-media tedeschi.
Infatti, il caffè
che la cuoca faceva era tanto imbevibile, come quello di tutte le altre navi e
su quelle, non c’erano russi a bordo. bensì cuochi tedeschi.
I due operai russi di
coperta erano delle normalissime persone, calme e tranquille, entrambi sulla
cinquantina e, a da quanto a prima vista sembrava, senza grilli per la testa.
In seguito poi mi
accorsi che i due erano dei veri improvvisatori e accaniti lavoratori dalle
mani d’oro.
L’ufficiale di
coperta, era, come tutti gli altri che conoscevo e, con il tempo; si rivelò
migliore e in campo professionale ben più capace di tanti suoi colleghi tedeschi che
conoscevo.
Il Capomacchina,
che sostituivo, perché il suo tempo di vacanza dopo più di sei mesi di servizio
a Bordo era arrivato, si è rivelato un buon professionista, ma anche un capace elettrotecnico
di bordo, di alto livello professionale.
Tutto questo
naturalmente, alla faccia dell’accademica teoria di bismarchiana tempra,
dell’Urdummheit, o stupidita congenita, tipica delle popolazioni slave e latine,
che un sommo storico e antropologo tedesco sin dai tempi di Bismark, aveva diagnosticato
e professato e che spesso, troppo spesso e sempre con più vigore, troppa gente
in Germania ci crede ancora.
Questa nuova o
rispolverata forma di un illusorio senso di superiorità e ancor oggi, praticata dai diversi Mass-media
tedeschi che propinano giornalmente in un irresponsabile lavaggio del cervello
di massa, paragonabile solo alla formazione ideologica praticata dai Dittatori
L’assoluta
mancanza di rispetto verso altri Popoli se non per proprio tornaconto e la
volgare bassezza dello Spin giornalistico di certi media in Germania è un
angolo molto oscuro e pericoloso dell’attuale forma mediatica tedesca che senza
mezzi termini; non esito a qualificare
come la sindrome mediatica del Dott. Josef Goebbels.
La stupidita
congenita sembra aver ritrovato la Strada verso casa e corre rampante nelle
menti di molti, di troppi Mass-media tedeschi, tanto che la loro arroganza e
perfidia, stanno assumendo oltre che a grottesche forme di ridicolo e puerile
esibizionismo, anche un aspetto xenofobo molto pericoloso per la vera stabilità
politica e sociale della Germania stessa.
Perché inimicarsi
di nuovo il Mondo intero?
Perché? Per quale ragione?
Il Comandante
della nave era un frisano purosangue che viveva da qualche parte nella
monotonia del deserto della Frisia orientale.
Il suo primo atto
come Capitano fu di sloggiare il Direttore di Macchina russo e di buttarlo
fuori dalla sua cabina e assegnarli la più piccola e scarna cabina del secondo tecnico
di bordo.
Karl, il Capitano
della Nave lo fece solo perché, nel suo delirio di nobiltà indo-europea era del
parere che, proprio e grazie e in facoltà delle sue teutoniche chiappe egli
aveva il diritto, di avere un ufficio di lavoro tutto suo personale.
Buon per lui che
me ne accorsi troppo tardi del fatto, infatti, lo scoprii quando poche
settimane dopo il mio arrivo a Bordo la Nave fu venduta a un armatore olandese.
Lo scoprii,
troppo tardi e solo dieci giorni prima della consegna della Nave al nuovo
equipaggio Iugoslavo, ma giacché, nel frattempo, tra Karl e me, dopo che lui
aveva smesso di fare il teutone arrogante, si era stabilita una buona collaborazione,
non buttai le sue scartoffie nella sua cabina e rimasi in quella del secondo
tecnico di bordo.
»Karl, uno
scherzo simile con me ti sarebbe venuto male, ti avrei preso a pedate se solo
avresti osato, pensare di chiedermi di uscire dalla mia cabina, chi cazzo ti
credi di essere?« Gli chiesi quel giorno sorridendo.
»Franco tu non
sei russo,« mi rispose sorridendo pure lui.
Karl, questo
tranquillo indigeno della Frisia orientale il cui cervello a sua insaputa, era
stato in un modo così raffinato e bestiale, infettato dal potere latente
dell’inumana teoria della stupidita congenita, si era comportato di conseguenza
e proprio conforme alla stessa.
Karl, infatti, per
trarne prestigio, senza nemmeno averne la facoltà o l’autorità per poterlo
fare, aveva sfrattato il Direttore di Macchina russo solamente perché lui
era il Comandante della Nave e giocando in modo vile e meschino, proprio sui
timori e complessi, che molte persone hanno e coltivano verso il popolo
tedesco, aveva intimorito il tecnico russo e costretto ad andarsene nella
cabina vuota del secondo tecnico di bordo.
Nel comportamento
di Karl non vedevo nessuna arroganza, la sua era pura semplicemente Urdummheit.
Stupidità
congenita, niente di più e niente di meno che questo: Urdummheit il bello è che non era
nemmeno colpa sua.
La cosiddetta
“Leitkultur” quale derivato della dottrina della stupidita congenita e
continuamente in modo ossessivo e martellante sapientemente applicata e curata
dai Massmedia tedeschi, aveva ormai annebbiato il suo cervello e lo aveva reso
un docile e sprovveduto, sostenitore della superiorità teutonica nel Mondo.
L’Urdummheit
ormai era parte del suo Io, quasi del suo DNA e finché i Mass-media tedeschi
rimarranno in mano a strilloni e ciarlatani dell’alfabeto parlato e scritto, rimarrà
in lui come un indelebile tatuaggio.
La giovane cuoca russa era un
disastro in sé.
Pericolosa per
ogni patata o pezzo di carne che le capitava tra le mani; quella disgraziata, non
solo non sapeva cucinare, non solo in modo peccaminoso e sacrilego si aggirava
annoiata e senza rispetto per le pentole e i fornelli a sua disposizione nella cambusa; a
volte mi sembrava anche che sapesse assassinare pure l’acqua per fare il caffè,
infatti, il suo caffè era davvero imbevibile.
La nostra perla
in cucina sapeva cucinare solo Borschtsch, una deliziosa Zuppa di barbabietole
rosse, tipica della Russia.
Personalmente, questo
suo modo di cucinare mi andava anche bene, dalla sostanza dei miei cento o
rotti chili che mi trascinavo appresso, avrei potuto benissimo vivere senza
timore di patire la fame per almeno un mese.
A Bordo pertanto mangiavo
solo la verdura e le patate quando erano commestibili,
altrimenti mi cuocevo da solo del riso o della pasta che poi mangiavo al burro.
Ciò che pero mi andava
relativamente bene, non piaceva certo a Karl che poverino lui, piccolo e
mingherlino, era tutto ossa e nervi.
Diverse volte aveva chiesto l’avvicendamento dell’incapace cuoca ma ogni volta si era visto
declinare la richiesta.
Spinto da una
fame ormai cronica e quasi fuori di sé dalla rabbia, Karl nei suoi sogni
vedeva solo succulente bistecche, salse di funghi, patate fritte, verdure ben
preparate e succulenti stufati.
Invece, mangiava
solo zuppa di barbabietole, patate bollite e acquose e come se fosse un coniglio,
verdura quasi cruda e qualche occasionale gelatina d’acqua zuccherata alla
menta
.
.
Dalla carne faceva
esattamente come me, non la toccava proprio, infatti, neanche lui era abituato
a masticare suole di scarpe.
Un giorno Karl si
armò di buona volontà e cercò con tanta pazienza d’insegarle come preparare
delle semplici pietanze di Bordo e come preparare il caffè o il tè senza
bruciare l’acqua.
La ragazza però nemmeno
se lo sognava di imparare a cucinare e in tutti i modi comincio a far le fusa e
a cercare di trascinarselo in cuccetta.
Vedendo il mal
partito, Karl, da poco fidanzato buttò le pentole nel lavandino e offeso, uscì
in tutta fretta dalla cambusa e da quel giorno non ne volle sentire più parlare
della giovane e focosa cuoca.
Questa era la
situazione a bordo dell’Amrum; l’avvicendamento per pura e semplice incapacità
professionale di una giovane cuoca, figlia di papà, ufficiale di marina, era
Off-limits anche per un comandante tedesco, su una nave battente bandiera
tedesca.
Karl non aveva
che l’imbarazzo della scelta: Patire la fame o scendere dalla nave.
Le prodezze
culinarie della nostra alchimista di bordo a parte; l’equipaggio russo era
veramente capace.
La nave anche se
di sole 4000 tonnellate funzionava con la perfezione di una macchina per cucire
Singer con solo due marinai in coperta e un tecnico di bordo e due navigatori sul
ponte, nonostante l’alchimista della Cambusa.
Le navi di questo
tipo di norma avevano quattro marittimi in coperta un tecnico e un operaio di
meccanico e due nautici sul ponte.
L’ascia del
risparmio e della razionalità criminale degli armatori però portava a queste
situazioni, dove in caso d’incendio a bordo, ad esempio, non c’era nemmeno
personale sufficiente a formare una vera e propria squadra antincendio.
Era la prima
volta che operavo direttamente con personale russo e con il tempo mi accorsi
che i miei nuovi compagni di bordo erano, nel fare, differenti di tutte le
Nazionalità che conoscevo.
La loro
riservatezza mi sembrava quasi una patologica paura di sbagliare, anzi sotto
certi aspetti era quasi panico.
Gli uomini erano
restii a prendere una ferma posizione o a fornire informazioni su un determinato
lavoro, oppure a chiedere parti di ricambio.
Caparbi,
preferivano ingegnarsi per delle ore a far funzionare un semplice ingrassatore,
piuttosto che chiederne uno nuovo.
La loro filosofia
di lavoro era in netto contrasto con il nostro sistema occidentale e secondo
me, pericoloso per la sicurezza della nave stessa.
L’equipaggio
aveva veramente paura di essere accusato per eventuali malfunzioni, per questo
taceva, nessuno voleva parteggiare e portare avanti un’idea precisa.
L’equipaggio
russo divagava o preferivano far finta di non aver capito.
Li vidi un giorno
all’opera su di un piccolo verricello a mano, che serviva per trasbordare
piccoli carichi al disotto dei cento chili di peso.
Il valore
commerciale di un aggeggio simile non superava di certo i 300 Marchi e in vista
della vendita della nave, Karl lo voleva
solo un po’ funzionante, non di più.
I due marinai si
misero al lavoro e quando si accorsero che il piccolo argano era un vero e
proprio mucchietto di ruggine, non dissero niente, si misero caparbiamente al
lavoro per farne uno nuovo.
In due giorni,
usando quello che trovarono a bordo riuscirono a costruirne uno nuovo.
Al tornio usarono
una vecchia asse di pompa per farsi una nuova asse per l’argano e dei nuovi
perni; del vecchio argano tennero solo gli ingranaggi e la manovella, il resto,
lo rifecero di sana pianta al tornio che avevo in officina.
»Vedi quanto sono
stupidi i russi, Chief,« -mi fece notare Karl, non senza sarcasmo, quando i due,
orgogliosi e paghi del loro lavoro ci mostrarono il nuovo argano, - »hanno
lavorato per due giorni per costruire un nuovo argano con dei rottami che tra
poche settimane sarà del tutto arrugginito e da buttare, noi lo avremmo buttato
amare e ordinato uno nuovo.«
Preferii non
rispondere e mi limitai solo ad annuire con un cenno del capo.
Annuivo però solo
sul fatto che il vecchio argano era da buttare e che ne avrei ordinato uno
nuovo, ma non certo per biasimo al lavoro di due uomini che avevano dimostrato
di saper lavorare con diligenza e precisione.
Questo però Karl
non lo avrebbe sicuramente capito.
La stessa sera
dopo la solita frugale cena dove mi ero limitato a mangiare delle fette di pane
con affettato e un po’ di formaggio, i due mi chiesero cosa ne pensavo del loro
lavoro.
Uno dei due parlava
un inglese passabile e comprensibile e
un po’ preoccupato, ma non senza orgoglio, mi chiese la mia opinione sul
verricello.
Senza mezzi
termini dissi loro che ammiravo le loro capacità professionali, ma chiesi anche
perché non avevano richiesto uno nuovo.
I due parlarono
un momento tra loro, poi il mio interlocutore mi disse qualche cosa che
semplicemente mi lasciò quasi senza fiato e che non avevo mai immaginato di
ascoltare.
»Voi; Chief, voi
tutti, siete fortunati a essere anti in occidente. Voi, voi dovreste pregare
ogni giorno e ringraziare umilmente Dio di non aver vissuto com’eravamo
costretti a vivere noi in Russia. Siete viziati perché avete tutto,
mentre noi non abbiamo avuto che noi stessi e la nostra caparbietà di fare, per
sopravvivere. Noi non abbiamo mai avuto tutto quello che avete voi. Nelle
nostre fabbriche gli specialisti si fanno i loro attrezzi da soli. Siamo
abituati a lavorare con rottami per far funzionare altro rottame. Per noi è
stato naturale ricostruire quel piccolo argano, non sappiamo fare tutto, ma
tutto ciò che basta per andare avanti e rimanere in vita lo sappiamo
sicuramente fare e in questo caso, sappiamo che abbiamo fatto un buon lavoro.«
Fu questa frase,
detta così con semplicità e sicurezza che mi diede da pensare e che non
dimenticherò mai finché campo che mi aveva colpito come un fulmine a ciel
sereno.
Del tutto
impreparato guardavo questi due semplici uomini russi che non solo sapevano
lavorare bene al tornio ma che sapevano anche parlare con una semplicità e una
precisione disarmante e non sapevo cosa dire.
Karl con il suo
gratuito sarcasmo aveva torto, mi trovavo difronte a due semplici artigiani con
quasi niente avevamo fatto tanto, e questo era molto.
Molti dei nostri
Dei del mare non ne sarebbero nemmeno stati capaci.
La nostra società
occidentale era diventata letargica e stagnate, più lanciata verso il profitto,
che verso il progresso, aveva dimenticato cosa significa impegnarsi e ingegnarsi
per puro spirito di sopravvivenza.
La nostra Società
ormai si basava sull’abbondanza, sullo sperpero e sul usa e getta, dove non c’è
posto per valori di spirito di altruismo umano.
Sì, i miei due
compagni di bordo avevano ragione, noi tutti, ma soprattutto gli indifferenti,
soprattutto i labili, soprattutto i servili, i voraci, gli arroganti in mezzo a
noi, tutti dovrebbero danzare per la gioia.
Pregare Dio in
profonda umiltà, perché non volti pagina, infatti, proprio costoro avevano
rigettato lo spirito della sincerità per sostituirlo con il fantasma dell’opportunismo
e così facendo, avevano attivato la lenta, e inesorabile decadenza della loro stessa
esistenza.
Quella sera mi
resi conto che in una Nazione come l’attuale Russia risalita con tremendi
sacrifici e tribolazioni dal buio della Storia, i veri valori dell’umanità
avevano continuato a vivere nell’animo del suo Popolo e che ora, come
partigiani della Vita; riaffioravano sicuri alla ribalta della Storia per
scacciare i fantasmi del male e della repressione politica dalla loro Terra.
Mentre allo stesso tempo, lentamente, parallelo alla loro crescita, come in un’eguaglianza e contrapposizione di forze, gli altri, gli occidentali, viziati e assuefatti al tutto e al superfluo; sprofondavano nella nebbia della loro stessa decadenza morale.
Un giorno non lontano noi occidentali dovremo confrontarci con questo popolo sobrio e pacato, se ciò succederà in modo pacifico o violento, dipenderà solamente da noi occidentali.
I Russi non scaglieranno mai la prima pietra verso Occidente, non è mai successo e mai succederà.
Fu sempre l'occidente ad andare verso Est portando con se solo morte e distruzione, questa volta però la prima pietra ritornerebbe indietro e ci lascerebbe tutti tramortiti.
Mentre allo stesso tempo, lentamente, parallelo alla loro crescita, come in un’eguaglianza e contrapposizione di forze, gli altri, gli occidentali, viziati e assuefatti al tutto e al superfluo; sprofondavano nella nebbia della loro stessa decadenza morale.
Un giorno non lontano noi occidentali dovremo confrontarci con questo popolo sobrio e pacato, se ciò succederà in modo pacifico o violento, dipenderà solamente da noi occidentali.
I Russi non scaglieranno mai la prima pietra verso Occidente, non è mai successo e mai succederà.
Fu sempre l'occidente ad andare verso Est portando con se solo morte e distruzione, questa volta però la prima pietra ritornerebbe indietro e ci lascerebbe tutti tramortiti.
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